Elezioni, Moldavia e Bulgaria strizzano l'occhio a Putin
Nei paesi dell'Europa Orientale le elezioni presidenziali hanno sorriso ai candidati filo Russia, lasciando gli sconfitti favorevoli all'Europa a bocca asciutta. Crisi di governo in Bulgaria, il primo viaggio all'Estero del nuovo presidente moldavo sarà a Mosca
TRENTO. Non soltanto la corsa alla Casa Bianca e la vittoria di Donald Trump che hanno polarizzato l'attenzione mondiale. Domenica 13 novembre si è votato infatti in Moldavia (si è votato anche in Trentino) e Bulgaria, dove in ballo c'è l'equilibrio tra Occidente e Russia.
Due visioni opposte: una battaglia fra candidati filo russi e filo europeisti, ma in entrambi i casi i ballottaggi sono stati appannaggio della corrente favorevole a Putin, gettando ombre lunghe nei rapporti con l'Europa e la Nato. Un ritorno al passato: per la prima volta dalla caduta dell’Unione Sovietica nel 1989, il mondo libero si trova a valutare la vittoria di leader russofili.
"I seggi sono chiusi - ha affermato il neo presidente Igor Dodon -.I cittadini hanno scelto il loro presidente". La prima elezione a suffragio universale del capo di Stato da 20 anni a questa parte (Dal 1996 il presidente della Moldavia veniva scelto direttamente dal Parlamento, ndr) ha visto Igor Dodon, esponente della minoranza russa difesa da un importante contingente dell’Armata di Putin, vincere con il 57,27% sulla rivale favorevole all'Unione Europea Maia Sandu.
Situazione complessa quindi nella piccola Moldavia, ex repubblica sovietica a maggioranza di popolazione di lingua romena, ma con una cospicua minoranza russa difesa sul terreno da forti contingenti di truppe scelte dell’Armata del Cremlino: il primo viaggio del nuovo Capo di Stato all'estero sarà a Mosca.
“Con la mia vittoria la democrazia ha vinto contro apatia e paura e nonostante le minacce di caos evocate dal governo, la mia vittoria è l’inizio della missione più importante della mia vita, lavorare per una Bulgaria stabile e prospera”, le parole a caldo dell’ex generale Radev, aprendo di fatto una crisi di governo e una frattura nell'equilibrio dell'Europa e Alleanza Atlantica.
In Bulgaria il premier e leader di Gerb, Bojko Borissov, ha presentato le dimissioni, ma non è ancora chiaro se si arriverà a una nuova maggioranza con accordi parlamentari o tramite nuove elezioni legislative.
Il presidente bulgaro ha incarichi rappresentativi, mentre i poteri reali sono in mano al premier, ma il voto di sfiducia popolare al governo è difficile da ignorare. Corruzione, povertà, e anche peso delle sanzioni occidentali contro la Russia decretate dopo l’annessione della Crimea, pesano sulla vita quotidiana in Bulgaria, che storicamente ha avuto nella principale potenza a est del Muro il paese amico e protettore: l’esercito zarista nel diciannovesimo secolo è stato accolto da salvatore dal popolo in festa quando liberò i bulgari dal giogo ottomano.
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