Il "Controllo di vicinato" contro i furti è già realtà in alcune zone del Trentino: "Nessuno vuole sceriffi o persone che 'spiano' i vicini. Aumenta anche appartenenza e solidarietà"
Dopo i numerosi episodi di furti nelle abitazioni, molti territori sono orientati a puntare sui "Controlli di vicinato". In alcune zone questo strumento è già attivo. Il sindaco di Ala, Stefano Gatti: "Non solo controlli e sicurezza, questo è un modo per ravvivare il tessuto sociale e costruire comunità"
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ALA. "Oggi abbiamo già una ventina di cittadini che hanno aderito a questo progetto: l'esperienza è positiva e puntiamo a implementare il coinvolgimento dei residenti", dice Stefano Gatti, sindaco di Ala, sull'iniziativa "Controllo di vicinato". "E' un modo per ravvivare il tessuto sociale e costruire comunità".
Nelle ultime settimane i ladri hanno messo a segno vari furti sul territorio provinciale. Numerosi gli appelli di prestare attenzione e segnalare movimento sospetti promossi dalle istituzioni locali, Comunità di valle piuttosto che amministrazioni comunali. In alcune zone si valuta più concretamente di abbracciare il progetto "Controllo di vicinato". Dall'Altopiano della Vigolana alla val Rendena ci sono approfondimenti in questo senso. Ma sulla Vigolana si è deciso di compiere un passo in avanti e di abbracciare il progetto ''Controllo di vicinato''. Un'iniziativa ritenuta interessante anche dal Consorzio delle Autonomie Locali (Qui articolo).
I comitati sono attivi oggi in particolare in alcune aree di Trento, Rovereto e Ala. Nella città di velluto si possono tracciare i primi bilanci e già l'estate scorsa c'era stato un inviato a partecipare a questa iniziativa (Qui articolo). "C'è molto supporto in termini di informazione, formazione e collaborazione. La procedura non è infatti banale perché c'è una selezione per aderire a questo progetto", dice Gatti. "E anche il modus operandi segue un protocollo preciso: le segnalazioni vengono comunicate al referente delegato a mantenere i contatti con le forze dell'ordine e che opera una prima valutazione e una scrematura delle informazioni da inviare alle autorità".
La procedura è quindi codificata e il residente non deve intervenire, quanto osservare e comunicare eventuali situazioni sospette. "Nessuno vuole sceriffi improvvisati: i cittadini non devono assolutamente correre rischi o mettersi in pericolo. E' importante che la popolazione sia attivi e non si limiti a segnalare sui social network eventuali situazioni che poi potrebbero rivelarsi informazioni utili alle forze dell'ordine ma che non arrivano tempestivamente alle autorità".
Il primo cittadino alense evidenzia inoltre che non si tratta di "spiare" i fatti dei vicini. "Anzi è un modo per riprendere la socialità, il senso di appartenenza e la solidarietà all'interno di una comunità. Questi valori si aggiungono al controllo e una migliore percezione della sicurezza. Le aree di un comitato sono ristrette e, soprattutto, in paese ci si conosce un po' tutti: se si vede un'auto sconosciuta che magari circola un po' troppo spesso è importante prestare attenzione e segnalare al referente una possibile anomalia".
Inoltre le zone dei "Controlli di vicinato" sono segnalate da un'apposita segnaletica. Un sistema quindi che è considerato di prevenzione. "Il progetto è attivo dall'estate scorsa e nelle ultime settimane le visite poco desiderate sono state poche. C'è stata qualche segnalazione, informazioni che sono state poi prese in carico dalle autorità. In generale questa iniziativa è positiva: c'è un beneficio per la comunità e per le forze dell'ordine".
Un progetto che può allargare il raggio d'azione. "L'estate scorsa la comunità è stato molto toccata dalla vicenda dell'uomo morto in casa e trovato dopo alcuni giorni. Un dramma della solitudine che può essere evitato se si ritrova una socialità e una collaborazione tra vicini. Non solo si proteggono di più le fasce di popolazione più vulnerabile, come gli anziani, in termini di sicurezza ma anche dal punto di vista della solidarietà. E' anche per questo che lavoriamo a implementare questi gruppi sul territorio", conclude Gatti.