Dalla Panarotta che non apre all'aumento degli skipass, Messner: "La montagna si salva con il turismo lento ma attenzione a sovraesporre certi luoghi"
Il re degli Ottomila, Reinhold Messner, a Il Dolomiti: "Il settore deve affrontare una crisi molto difficile. A fronte dei maggiori costi di gestione, se la stagione invernale diventa troppo dispendiosa, si rischia di perdere potenziali clienti"
TRENTO. "E' un periodo duro per il turismo del Trentino e dell'Alto Adige: il settore deve affrontare una crisi molto difficile". A dirlo a Il Dolomiti il re degli Ottimila Reinhold Messner. "La speranza è quella che nevichi molto questo inverno per risparmiare sulla produzione di neve e per avere poi la prossima primavera delle riserve di acqua per evitare di fronteggiare la siccità".
Il caro energia preoccupa i settori produttivi e le famiglie, le società impianti non sfuggano a questo trend con le bollette che si annunciano particolarmente pesanti. A San Martino di Castrozza, per esempio, si è passati da 350 mila a 800 mila euro (Qui articolo). E la Panarotta ha già alzato bandiera bianca. E questi costi di gestione si riverberano lungo tutta la filiera.
Per gli skipass si va verso rincari tra il 10% e il 15%, dormire 7 notti in hotel costa fino a 15.500 euro. "Impianti sciistici, strutture ricettive, bar e ristoranti sono stati costretti a aumentare prezzi e tariffe, scaricando così sui consumatori finale il conto della crisi energetica. La settimana bianca è per ricchi", l'analisi di Assoutenti (Qui articolo). E poi c'è l'inflazione con il costo della vita a segno più.
"Questa risalita dei prezzi può incidere sui flussi turistici - dice Messner - le famiglie oggi prenotano per una vacanza estiva e un'altra invernale ma non potrebbero più avere la forza economica per entrambi i periodi. A fronte dei maggiori costi di gestione, se la stagione invernale diventa troppo dispendiosa, si rischia di perdere potenziali clienti: non sarà facile".
E se non nevica sono pronti i sistemi di innevamento programmato. C'è l'incognita delle condizioni di vento, di temperatura e di umidità per ricorrere ai cannoni. E poi serve acqua per alimentare il sistema. Ma si esce da un'estate di fontane spesso chiuse, portate ridotte o limitazioni acqedottiche. E in generale c'è stata massima attenzione a causa della siccità con i vigili del fuoco che sono dovuti intervenire con le autobotti per alimentare i sistemi e ripristinare i livelli.
"I sistemi di innevamento programmato - aggiunge il re degli Ottomila - sono accettabili purché non ci siano aggiunte chimiche. E se le piste non sono pronte per Natale si perde un periodo cruciale e le persone si spostano altrove come in Svizzera, in Austria o in Germania. In qualche modo bisogna essere pronti per le festività per non perdere indotto. Certo, la stagione invernale è energivora e per questo la politica locale del Trentino e dell'Alto Adige deve trovare una soluzione sulla produzione di energia".
I livelli dei bacini potrebbero partire più bassi rispetto agli anni precedenti (Qui articolo). "E' chiaro che ai costi dell'energia, ci sono quelli dell'acqua. E rischia di non essere compreso un massiccio ricorso al pompaggio di questa risorsa a fini di innevamento dopo un'estate così complicata", ha spiegato a Il Dolomiti il presidente di Confindustria Trento, Fausto Manzana (Qui articolo).
"Il territorio - aggiunge Messner - è alla base della produzione e il governo nazionale con Bruxelles dovrebbe trovare un modo speciale per consentire di calmierare i prezzi. L'idroelettrico può essere una soluzione per cercare di difendere il prezzo di acquisto, mentre l'eolico non sembra particolarmente adatto: Trentino e Alto Adige vendono il paesaggio come motivazione di attrattività".
Controproducente rinunciare di punto in bianco, ma è evidente che l'emergenza Covid ha accelerato una tendenza in corso, accentuata poi dal cambiamento climatico. Il caro energia comporta ulteriori difficoltà al sistema neve. "Gli imprenditori del settore hanno davanti sfide importanti e difficili. Credo che lo sci sia ancora possibile, anche se quello classico è in diminuzione".
Nonostante la "decisione sofferta" di chiudere gli impianti ancora prima di partire, i gestori della società impianti della Panarotta hanno specificato che "la montagna vive e ci sono tante altre possibilità" (Qui articolo). "Fortunatamente - prosegue Messner - crescono lo scialpinismo e le escursioni con le ciaspole. C'è il fondo. Le ferie in montagna restano comunque richieste e questo è un dato positivo ma bisogna iniziare a ragionare sulla possibilità di sviluppare uno slow tourism più forte. Ma anche in questo caso bisogna trovare un equilibrio per evitare un effetto hotspot".
Evitare una sovraesposizione, un problema che attanaglia per esempio il lago di Braies. "Nei periodi di crisi ci possono essere opportunità importanti, anche per distribuire i flussi e far scoprire altre località. Si può puntare su un turismo più slow. Il turista cerca infatti la tranquillità, se l'afflusso è troppo elevato, c'è il rischio di aumentare il traffico e di perdere la naturalità dei luoghi: non va bene perché c'è un effetto contrario a quanto si desidera", conclude Messner.