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Egato, "un elefante in cristalleria". Le associazioni non ci stanno: "Provincia accecata dall'inceneritore, è un braccio di ferro con i territori"

Sulla recente costituzione dell'Egato provinciale arriva un duro attacco dall'unione di ben 18 associazioni ambientaliste del territorio, da Italia Nostra al Wwf passando per Legambiente e Mountain Wilderness 

Di MOb - 06 febbraio 2025 - 18:28

TRENTO. Una scelta sbagliata nel merito e nel metodo, una testardaggine ideologica che rischia di creare un gran pasticcio a danno dell'intera comunità e di creare non pochi grattacapi alle amministrazioni comunali del territorio

 

Un nuovo allarme sul progetto dell'inceneritore in Trentino e sulla recente costituzione dell'Egato provinciale questa volta arriva dall'unione di ben 18 associazioni ambientaliste del territorio, da Italia Nostra al Wwf passando per Legambiente e Mountain Wilderness.

 

Che hanno preso parola con una lunga conferenza stampa in cui sono state elencate e discusse non solo le criticità ambientali e sanitarie dell'opera, ma anche e soprattutto il modus operandi della Provincia, ritenuto autoritario e privo di trasparenza. "La giunta provinciale è accecata dall'idea di dover fare a tutti i costi l'inceneritore. Dicono che era nel loro programma, e quindi si deve fare. Punto. Ma questa testardaggine, questa smania di 'fare', si è trasformata in un braccio di ferro con i territori, un colpo di frusta contro chi è espressione del Trentino. Compresa la clamorosa 'minaccia' di commissariare i Comuni se non firmassero la convenzione entro 45 giorni".

 

Le parole sono di Pietro Zanotti, portavoce delle 18 associazioni, secondo il quale il percorso seguito dall'amministrazione provinciale evidenzierebbe una serie di lacune legali e procedurali, oltre a sollevare gravi interrogativi sulla sostenibilità del progetto.

 

"I primi passi dell'Egato si sono rivelati un fallimento, è stata redatta una convenzione così lacunosa da sollevare importanti dubbi di legittimità, è stato delineato il consorzio Egato senza supportarlo con precisi e puntuali elementi di valutazione dei risultati operativi. Si ipotizza la costruzione di un impianto per la 'chiusura del ciclo' la cui tipologia sarà nota solo fra un anno. Esistono territori del Trentino con risultati nella gestione dei rifiuti ai primissimi posti a livello nazionale, perché dovrebbero essere messi in crisi?".

 

UN ELEFANTE IN CRISTALLERIA.

 

In effetti i dati sul ciclo dei rifiuti in Trentino dicono che sul fronte del caro vecchio "riduzione, riuso e riciclo" le cose stanno andando bene, con numeri anno dopo anno sempre più confortanti in tema di raccolta differenziata, di gestione del residuo e pure di costi per i cittadini (il Trentino è la provincia con la seconda tariffa per i rifiuti più bassa d'Italia).

 

Ecco perché le associazioni considerano l'Egato "un elefante nella cristalleria" che potrebbe avere effetti dirompenti. "Non siamo contro l'idea di un Egato - prosegue Zanotti -, ma contro il modo in cui è stato proposto e attivato. Ci sono troppe cose non chiare e troppe falle nei documenti presentati finora in quello che dovrebbe essere un ente deputato a prendere in mano non solo la gestione del residuo, ma di tutto il ciclo dei rifiuti di tutta la Provincia. Insomma, un apparato enorme inserito in un contesto in cui le cose stanno già andando bene e in cui gli equilibri sono delicatissimi; insomma, è facile fare grossi danni se ci si muove in maniera scomposta".

 

"Ci troviamo di fronte a un'imposizione dall'alto, arrivata senza un vero dibattito pubblico e senza la possibilità per le comunità locali di esprimere il proprio dissenso in modo efficace", ha aggiunto Zanotti. Ma oltre al metodo, come detto, i problemi (e non sono pochi) sono anche nel merito: "Il documento di convenzione dell'Egato fa acqua da tutte le parti: mancano proprio le basi, non c'è un vero e proprio piano di sviluppo, non c'è uno statuto e non si sa da chi sarà scritto".

 

"Si dice che l'Egato formerà una sua propria struttura amministrativa, ma non specifica nemmeno se sarà nominato un direttore, parlando solo di un presidente. E viene fatto intendere, secondo noi pericolosamente, che i Comuni dovranno, nei primi due mesi, affiancare l'Egato, e che poi invece l'Egato agirà con la sua struttura personale. E i dipendenti dei Comuni che fine faranno? Insomma la partita è anche sindacale".

 

"Non sono chiari gli obiettivi - riprende Zanotti -, non è chiaro neppure come (o perché) l'Egato dovrebbe avere come obbligo il pareggio di bilancio. A pagare i 'buchi' insomma sarebbero come al solito i cittadini, attraverso le tariffe dei rifiuti. E poi non si menziona alcun obbligo a rendicontare come l'Egato spende o guadagna soldi".

 

EGATO, LA VIA VERSO L'INCENERITORE.

 

Insomma, le associazioni vedono nell'Egato una semplice mossa (non certo la prima) dell'amministrazione provinciale per arrivare al "vero" obiettivo: l'inceneritore. "E' difficile avere un confronto costruttivo quando la politica ha una posizione inamovibile, senza se e senza ma, non basata su una riflessione e un piano di azione ma su un semplice slogan". 

 

"Un impianto come l'inceneritore non farebbe altro che incentivare la produzione di rifiuti indifferenziati piuttosto che favorire un modello di economia circolare basato su riduzione, riuso e riciclo. Costruire un inceneritore significherebbe cristallizzare un sistema che andrebbe invece superato, visto che i territori più virtuosi stanno puntando su alternative più sostenibili", ha evidenziato Zanotti.

 

L'impianto, a detta delle associazioni, porrebbe anche gravi interrogativi dal punto di vista della salute pubblica. "Quando invece - si è detto in conclusione - la strada corretta sarebbe quella di una maggiore valorizzazione dell'impianto già presente a Trento del Trattamento Meccanico Biologico il cui ammodernamento consentirebbe di ridurre i conferimenti in discarica al di sotto del 10% richiesto dalla legge entro il 2035".

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