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Quattro lupi avvelenati, il Cai: "Vile e incivile atto di bracconaggio. Chiediamo coraggio, lucidità e azioni frutto di decisioni politiche serie"

La condanna del Cai sull'avvelenamento dei quattro lupi. Oltre a esprimere preoccupazione, il Club alpino italiano chiede alla politica un approccio responsabile e consapevole della gestione della fauna selvatica: "Le decisioni non devono derivare oppure essere ostacolate da populismo, superficialità o, peggio, da ideologie"

Di Luca Andreazza - 03 febbraio 2025 - 20:37

TRENTO. Una profonda preoccupazione e la richiesta di interventi urgenti, così come la necessità di sviluppare un approccio responsabile e consapevole della gestione della fauna selvatica. Serve più coraggio, lucidità e chiarezza comunicativa per ritrovare un equilibrio nella gestione della fauna selvatica. Si deve abbandonare un approccio superficiale o, peggio ancora, ideologico per prendere decisioni basate sulle evidenze tecnico-scientifiche. Il Cai si esprime sulla vicenda dei 4 lupi avvelenati in Valsugana. 

 

I quattro lupi, come ormai noto, sono stati trovati nella mattinata di sabato 1 febbraio nella zona della pista ciclabile a nord di Barco di Levico Terme, lungo la destra idrografica del fiume Brenta. Le cause del decesso sono ancora in fase di accertamento, ma il Corpo forestale trentino sospetta un avvelenamento, ipotesi che ha portato all’apertura di un’indagine contro ignoti (Qui articolo).

 

Il Club alpino italiano, attraverso il gruppo di lavoro sui Grandi Carnivori, esprime tutto il proprio "sdegno per la deriva preoccupante a cui stiamo assistendo nel rapporto tra uomo e fauna selvatica. Si tratta, infatti, solo dell’ultimo episodio, di una lunga serie, che colpisce in modo crescente ed allarmante le specie selvatiche del nostro Paese".

 

Il Cai "condanna fermamente ogni vile atto di bracconaggio che, oltre a essere illegale, è assolutamente deleterio per l’ecosistema naturale e quella catena trofica di cui, va ricordato, anche l’essere umano fa parte. Azioni contro beni indisponibili dello Stato, contro la collettività e contro la legge vanno denunciati, repressi e contrastati con ogni mezzo".

 

A il Dolomiti l'assessore Roberto Failoni ha condannato il grave episodio: "Il bracconaggio è illegale e non appartiene alle comunità che vogliono ritenersi civili. Oltretutto quello con il veleno è estremamente pericoloso poiché può colpire indiscriminatamente numerose specie selvatiche e domestiche" (Qui articolo).

 

Il sindaco di Levico TermeGianni Beretta, ha spiegato che si tratta di un evento "estremamente grave e inaccettabile. Si può pensare quello che si vuole sui grandi carnivori ma questa non è una soluzione tollerabile" mentre il presidente della Comunità di valleAndrea Fontanari, ha commentato che l'episodio va condannato perché "non aiuta il raggiungimento del risultato di modificare le norme ma che esiste un problema con i grandi carnivori" (Qui articolo).

 

A intervenire anche la presidente della Lega italiana difesa animali e ambiente e dell'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animaliMichela Vittoria Brambilla, che ha chiesto l'intervento della politica che, fino a oggi, spiega "ha invece cercato di risolvere il problema della convivenza con i grandi carnivori a suon di abbattimenti'' e questo è tra i "più gravi episodi ai danni della specie" (Qui articolo). E preoccupazione (con la richiesta di azioni e provvedimenti per colmare lacune organizzative e di monitoraggio del territorio) è stata espressa anche da "Io non ho paura del lupo", Wwf del Trentino, Enpa e Lipu (Qui articolo).

 

E' arrivata anche la condanna, e la preoccupazione, del Cai. "Conosciamo a fondo le difficoltà che incontrano certe categorie e le complesse problematiche che alcune realtà locali si trovano a dover affrontare nel rapporto con la fauna, e con i grandi carnivori in particolare, che proprio per questo ritiene meritevoli di comprensione e del massimo sostegno. Condividiamo la necessità di un’urgente, migliore e più efficace organizzazione nella gestione della questione lupo e della fauna nel suo più ampio orizzonte, in un’ottica non ideologica ma di conservazione. Tuttavia non può accettare come soluzione al problema il farsi giustizia da sé, contravvenendo alla normativa in vigore. Questo, oltre al danno reale, compromette irrimediabilmente il normale rapporto democratico e il senso civico che ogni cittadino dovrebbe sempre conservare verso le istituzioni, le leggi e lo Stato".

 

Il Club Alpino Italiano chiede: "Più fermezza da parte delle istituzioni e di chi deve garantire il rispetto delle leggi nel denunciare pubblicamente e condannare sempre con forza e convinzione questi atti. Troppa morbidezza comporta una possibile indiretta legittimazione di azioni che, al contrario, non devono mai essere tollerate e più rapidità nel comunicare i risultati degli accertamenti condotti dagli istituti zooprofilattici sperimentali sulle carcasse di specie protette, senza lasciare che la questione possa scivolare nel dimenticatoio, soprattutto quando le analisi confermano atti di bracconaggio".

 

Così come "grande sforzo e soprattutto grande convinzione nell’assicurare alla legge gli autori di queste azioni soprattutto in periodi come questi che stiamo vivendo. Il futuro del rapporto tra natura e interessi umani è molto delicato e tutt’altro che semplice, necessita di grande sforzo da parte di tutti per raggiungere un equilibrio, a oggi molto fragile, mantenendolo poi nel tempo, sempre nel rispetto delle leggi".

 

La situazione , "fortemente incrinata, deriva dalla mancata gestione, con il dovuto pragmatismo, delle situazioni che si sono venute a creare (e che si presenteranno sempre più spesso), mirando alla conservazione delle specie e considerando, allo stesso tempo, la dimensione umana di tali frangenti. Chiediamo coraggio, lucidità e azioni frutto di decisioni politiche serie che non derivino o siano ostacolate da populismo, superficialità o, peggio, da ideologie ma da indicazioni tecnico-scientifiche", conclude il Cai.

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