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"Convivenza tra orsi e umani possibile", giornata di conferenze organizzata da StopCasteller: "Non bisogna alimentare le paure, ma lavorare sulla cultura"

Gli organizzatori dell'evento andato in scena a Trento: “Se la narrazione dominante tende a semplificare, a 'mostrificare' l’orso, con questa conferenza abbiamo voluto restituire al tema della convivenza la sua complessità"

Pubblicato il - 01 febbraio 2025 - 18:23

TRENTO. E' andata in scena oggi, sabato 1 febbraio, la conferenza "Orsi e umani in Trentino. Una coesistenza (im)possibile?", evento di un'intera giornata che ha visto la partecipazione a Trento di veterinari, giuristi, etologi, antropologi e cittadini interessati a discutere la complessità e le sfide legate alla coesistenza tra uomo e orso.

 

"L'obiettivo che volevamo raggiungere - dichiarano gli organizzatori - era quello di affrontare la complessità della convivenza con gli orsi. Ma è un discorso che può essere esteso a tutti gli animali selvatici. Per questo motivo abbiamo coinvolto relatori con conoscenze e competenze diverse. La narrazione dominante produce una mostrificazione del selvatico: l'orso come criminale da perseguire, incarcerare e uccidere. In questo convegno vogliamo criticare questa narrazione, che inquina il dibattito sulla convivenza con i selvatici, rendendo difficile l'accettazione sociale di questi animali. Sintetizzando: al "fuori dalle balle tutti gli orsi" preferiamo offrire ragioni, basate sui fatti, per una necessaria coesistenza con gli orsi e gli altri animali selvatici". 

 

Secondo Rosario Fico, presidente della Società italiana di Scienze Forensi Veterinarie, non bisogna alimentare le paure con narrazioni falsate degli incontri tra umani e gli orsi, ma basarsi sulla ricostruzione su prove. “Negli ultimi anni alcune specie, come l'orso bruno e il lupo - sostiene il veterinario - ricevono una copertura mediatica negativa e deformata rispetto alla veridicità dei fatti. Gli episodi sono narrati senza che vi sia stata un'indagine scientifica condotta da esperti”. A partire dall’esame dei fatti possiamo ritenere che “tutti gli episodi di aggressioni di orso in Trentino hanno le caratteristiche di falsi attacchi o incidenti provocati consapevolmente o inconsapevolmente dall'uomo. Quindi non sarebbero dovuti essere soggetti ad azioni 'energiche'”.

 

"Per convivere è necessario sviluppare una conoscenza etologica degli orsi”, ha aggiunto l’etologo Francesco de Giorgio, spiegando come dovremmo comportarci in luoghi abitati da questo animale. "Ci sono regole di comportamento molto semplici, direi di buonsenso, per evitare conflitti con i selvatici”.

 

“Quando entri in un bosco - aggiunge lo zoologo Davide Rufino - devi sapere che non sei solo, che ci sono altri che abitano in questo spazio perché non sei nel giardino di casa tua. La presenza dell’orso dovrebbe suscitare un atteggiamento diverso. E non è male provare anche un po’ di timore, un timore reverenziale, verso queste presenze non umane che coabitano con noi in questi ambienti". 

 

L’etologo e filosofo Roberto Marchesini ha poi sottolineato l’importanza dell’educazione, fin da bambini, alla presenza e alla conoscenza degli altri viventi: “L'uomo d'oggi vive in una solitudine autoimposta, priva di riguardo verso la presenza di altre specie: non ci pensiamo più in relazione agli animali viventi, ma delle immagini. Il problema è innanzitutto educativo”.

 

Se l’antropologo Duccio Canestrini critica la logica del “prima noi”, i sociologi Walter Baroni e Gabriella Petti collegano le politiche contro gli orsi alle politiche contro le popolazioni marginali “oggetto di politiche securitarie", e percepite, proprio come l’orso, come un invasore indesiderato da allontanare e, possibilmente, eliminare.

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