Un gatto selvatico in Val di Fiemme? (FOTO) Il biologo Andrea Sforzi analizza un "particolare avvistamento" a quota 1.300
A quota circa 1.300, in Val di Fiemme, un avvistamento (davvero) particolare. E c'è chi si è chiesto se si trattasse di un gatto selvatico. Ecco la risposta del biologo Andrea Sforzi: "Il fenomeno di ricolonizzazione di questa specie è in corso anche in Trentino, ma è necessario fare delle distinzioni"
TRENTO. Un gatto selvatico in Val di Fiemme? E' una domanda che alcuni cittadini si sono posti negli scorsi giorni e in particolare Paolo Scarian, che a quota circa 1.300 ha avuto occasione di imbattersi in un esemplare (davvero) particolare. La coda e alcuni dettagli sul corpo hanno subito fatto pensare all'uomo che potesse trattarsi di un Felis silvestris silvestris, dubbio risolto dal biologo Andrea Sforzi, al quale sono state inviate diverse fotografie dell'animale.
"Non è semplice definirlo - esordisce però l'esperto, intervistato da Il Dolomiti -. Dalle immagini, infatti, non c'è un modo per dire in maniera netta se si tratti (o meno) di un gatto selvatico". Il gatto domestico (Felis silvestris catus) e quello selvatico appartengono alla stessa specie e, sebbene in natura sussistano barriere ecologiche e comportamentali che limitano l'insorgenza di incroci, studi e monitoraggi hanno mostrato che possono avvenire accoppiamenti tra membri delle due sottospecie, "con conseguente introgressione di geni domestici nel patrimonio genetico selvatico".
Come spiegato dal biologo e come si legge sul sito gattoselvatico.it (progetto sviluppato dal Museo di Storia Naturale della Maremma in collaborazione con Ispra e Ministero dell'Ambiente) esistono tre tipi di classificazione: "Si utilizza la sigla "C1" quando si ha certezza che si tratti di un silvestris - sottolinea Sforzi - e si hanno quindi in mano dati genetici (siano peli o escrementi o una carcassa) da poter analizzare".
"C2" viene utilizzato invece nel momento in cui si parla di "fenotipo tipicamente silvestris" con ragionevole certezza: "Da una foto o dalle immagini di una fototrappola è possibile osservare tutte le caratteristiche del gatto selvatico (MAGGIORI DETTAGLI QUI), informazioni che, tuttavia, non possono essere verificate con analisi di laboratorio". La sigla "C3" viene utilizzata infine per quegli esemplari che hanno alcuni caratteri silvestris, "ma non chiari". È il caso, quest'ultimo, dell'esemplare rinvenuto in Val di Fiemme.
"In generale, le segnalazioni e le fotografie raccolte dagli esperti, ma anche dai cittadini (che possono dare il proprio contributo al progetto gattoselvatico.it), costituiscono materiale prezioso, che permette di osservare e monitorare il fenomeno di ricolonizzazione del gatto selvatico su Alpi e Appennino (qui la mappa costantemente aggiornata ndr).
"Sia sull'Arco alpino che su quello appenninico il Felis silvestris silvestris sta ampliando il proprio areale da est verso ovest - conclude l'esperto, apportando un esempio -. Se fino a qualche decennio fa era presente in Friuli Venezia Giulia e 'raro' in Veneto, ora in Veneto esistono invece popolazioni ben strutturate, anche nel Bellunese".
In Trentino, ad oggi, oltre a quella di Scarian esistono due segnalazioni di gatto selvatico (classificate entrambe "C2"): "In un caso si trattava di un esemplare avvistato alle Viote (Monte Bondone) quella volta e mai più rivisto: probabilmente un gatto selvatico in dispersione. Mentre nel secondo caso un gatto selvatico ripreso in Primiero dalle fototrappole di un gruppo di ricerca del Muse". Avvistamenti che mostrano che il fenomeno di ricolonizzazione di questa specie "è in corso anche in Trentino".