Ma cos'è la Tesla, cos'è la sinistra? Il cortocircuito dell'ex auto dei progressisti di “Evil” Musk
Il patron dell'(ex)auto dei progressisti alla corte del più conservatore dei presidenti e il cortocircuito per chi, a sinistra, guida Tesla è servito: due canzoni e qualche dato dopo il passaggio a destra di "Evil" Musk
TRENTO. Da una parte l'azienda produttrice di auto elettriche più conosciuta al mondo, dall'altra un presidente che nel suo discorso inaugurale “chiude”, senza mezzi termini, con la crisi climatica e rilancia sui combustibili fossili: “Drill baby, drill!” (Qui Articolo). Da una parte un elettorato progressista (di sinistra, si direbbe) attento alla questione ambientale e all'impatto della propria quotidianità sul clima, dall'altra uno conservatore (di destra, si direbbe) spesso molto (talvolta moltissimo) critico sulla mobilità elettrica in tutte le sue forme. Ora scambiate gli addendi, ponendo il leader dell'azienda leader nel mondo sull'elettrico, Tesla, alla destra (si perdoni il gioco di parole) del presidente Usa più conservatore che si ricordi e il cortocircuito, parlando dell'ormai ex auto dei progressisti, è servito.
E per i progressisti stessi, da mesi (da quando il patron di Tesla si è apertamente schierato con Trump, finanziando lautamente la sua campagna elettorale), il dilemma è aperto: tenersi stretta (con quello che si è pagato...) l'auto di “Evil” Musk (così lo chiama Marracash nel suo ultimo, celebrato, lavoro, “Abbiamo vinto la pace”, scrivendo senza mezzi termini: "Cattive intelligenze, influenza. Fuck evil Musk, ho venduto la Tesla"), tentando di limitare da una parte il proprio impatto sull'ambiente ma sfoggiando di fatto il simbolo del più grande sponsor del trumpismo, o tentare la fortuna con un annuncio sul mercato usato, dove però la svalutazione è un tema da considerare, e cambiare (un po' come dice di aver fatto lo stesso Marracash, tra l'altro)
C'è anche però chi ha scelto una via di mezzo: negli scorsi mesi lo raccontava il Guardian, parlando di un aumento vertiginoso, tra i possessori di Tesla, di adesivi anti-Musk da appiccicare sul retro della propria auto per confermare la propria distanza dal patron dell'azienda (“L'ho comprata prima che Elon impazzisse” o ancora “Anti-Elon Tesla club”).
Di certo c'è che la netta presa di posizione di Musk ha avuto un impatto su quella fetta di consumatori progressisti più propensi all'acquisto di auto elettriche: allo stesso modo, però, potrebbe il nuovo campione della destra americana attrarre nuovi clienti tra le fila dei conservatori? Secondo un'analisi del Pew Research Center citata quest'estate dal New York Times, probabilmente no: “Ci sono poche evidenze che la svolta a destra di Elon Musk abbia attirato più conservatori ad acquistare Tesla. Infatti, il 77% dei Repubblicani e degli elettori inclini ai Repubblicani ha dichiarato quest'anno (2024 ndr) di non essere interessato alle auto a batteria, rispetto al 70% dell'anno precedente”.
Dalle auto alla politica, e poi dalla politica alle auto. Un breve doppio passo tra destra e sinistra, rimanendo in tema musicale e scomodando questa volta Gaber, tra simboli che si spostano veloci da uno schieramento all'altro: "Ma cos'è la Tesla, cos'è la sinistra?".