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Crisi climatica, le più colpite sono le donne, le giovani attiviste Sara, Alice e Odi: "Ma sono loro le protagoniste della resilienza"

Si avvicina la partenza per il Centro America di Sara Segantin, Alice Franchi e Magdalena Pellegrin, ideatrici del progetto Diritto a REsistere: “Attraverseremo Messico, Guatemala, Belize, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panama per documentare i cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo, riconoscere i diritti di donne e comunità indigene nella lotta alla crisi climatica e dare visibilità alle testimonianze di resistenza ambientale

Di Sara Marcolla - 13 ottobre 2023 - 11:43

Donne e ragazze sono le più colpite dalla crisi climatica. Secondo le Nazioni Unite, l’80% di coloro che sono costretti a migrare a causa di disastri ambientali e guerre è donna ed è donna il 70% degli 1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà, soprattutto in zone rurali. In particolare nei paesi in via di sviluppo le donne dipendono dalle risorse naturali per il sostentamento della propria famiglia e della comunità, ma spesso hanno difficoltà nell'accesso diretto alle risorse naturali ed economiche, come il micro-credito.

 

A fronte di questa situazione, sono sempre di più in tutto il mondo le donne che nelle loro comunità hanno messo in campo azioni per resistere ai cambiamenti climatici, per proteggere le loro terre e i diritti umani delle popolazioni che le abitano. Inoltre, sono soprattutto le giovani donne a preoccuparsi per la crisi climatica, la perdita di biodiversità e la distruzione delle foreste.

 

E' così per Sara Segantin, Alice Franchi e Magdalene Pellegrin, le tre giovanissime attiviste ideatrici del progetto “Diritto a REsistere”, che il 30 ottobre partiranno per il Centro America per conoscere e far conoscere le storie di donne resistenti.

 

“Attraverseremo Messico, Guatemala, Belize, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panama, seguendo le creste delle montagne e le onde del mare, raccontando gli scrigni di cultura e le minacce alla biodiversità. Il nostro – raccontano – sarà un viaggio tra natura, tradizioni e coraggio, per costruire una rete fra le donne che si prendono il diritto di REsistere”.

 

Obiettivo del loro viaggio è documentare i cambiamenti avvenuti in Centro America nell’ultimo secolo, focalizzandosi su deforestazione, biodiversità e minacce per le culture locali, riconoscere i diritti di donne e comunità indigene nella lotta alla crisi climatica e dare visibilità alle testimonianze di resistenza ambientale in contesti vulnerabili come l’America centrale.

 

Perché avete deciso di ideare questo progetto?
Abbiamo aperto gli occhi e visto il mondo intorno a noi. Un mondo in fiamme, un mondo a pezzi, un mondo guidato dagli interessi di pochi, che troppo spesso rimangono ciechi e sordi davanti alle esigenze umane dei più vulnerabili. Abbiamo visto, abbiamo ascoltato e abbiamo deciso: noi non saremmo state con le mani in mano. Così è nato Diritto a REsistere. La volontà era quella di fare un viaggio alla ricerca di nuovi valori e prospettive e il Centro America era il luogo ideale per il nostro progetto: nonostante le fragilità del luogo a livello sociale e ambientale, esistono tantissime realtà che quotidianamente sono esempi di rispetto, di valori, di sviluppo sostenibile. Con l’aiuto dei nostri sponsor, dei media partner (tra cui anche Il Dolomiti) e di realtà come l'associazione Viração&Jangada e il Muse, riporteremo le storie di queste persone. Ascoltando, documentando e facendo rete speriamo di poter essere attrici del cambiamento che vogliamo vedere.

 

Che ricadute può avere il progetto nelle comunità locali che incontrerete?
Crediamo di poter offrire loro il dialogo. Noi ascolteremo le loro storie e le racconteremo, cercando di essere la loro voce. Così facendo garantiremo loro una visibilità a livello locale e internazionale e metteremo in contatto le diverse realtà che incontreremo lungo il cammino affinché facciano rete. Attraverso il dialogo con noi, con le altre associazioni e con il resto del mondo speriamo di creare anche per loro un luogo di comunicazione sicuro e accogliente, dove la loro voce possa essere ascoltata.
 

Perché è importante far conoscere queste realtà?
Discriminazioni, violenze, tragedie o fenomeni climatici estremi aumentano ogni giorno e davanti a questo diventa difficile pensare di poter cambiare le cose. Però, vedendo queste realtà di persone che lottano con tutte le loro forze per esistere e per resistere, per migliorare e migliorarsi, il lume della speranza continua a splendere su un mondo che sembra destinato a diventare macerie. Raccontare di queste persone ci aiuta a capire che la lotta non è ancora finita e che sta a noi prendere in mano le armi – carta, penna e macchina fotografica – per difendere i diritti delle persone e del pianeta.
 

In che modo ognuno di noi può contribuire a difendere i diritti delle comunità indigene?
Pensiamo che la consapevolezza sia il primo passo. Essere informati e riuscire a cambiare la nostra prospettiva è vitale per vivere in un mondo che lasci da parte l’occidentalocentrismo in favore dell’equità. Inoltre, difendere un diritto significa anche proteggere gli altri. Se lottiamo per qualcosa, in questo caso l’ambiente, cerchiamo di raccogliere tutti i punti di vista, facendo in modo che tutte le prospettive siano rappresentate. Sappiamo che le comunità indigene vivono in zone che spesso vengono loro tolte per la produzione alimentare, le miniere o per dei giacimenti di particolari materiali. Nel momento in cui siamo consapevoli dell’impatto che le nostre scelte hanno sulla vita di queste persone, possiamo orientarci e fare scelte diverse, ad esempio sui prodotti che compriamo, il cibo che mangiamo, i vestiti che indossiamo.

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