Del regime fascista un "oppositore totale". Inseguiva "la religione della libertà": in lavorazione un documentario sulla vita di Antonio Giuriolo
Nato su iniziativa della famiglia Giuriolo, col contributo dell’Istrevi Vicenza, il docufilm, in lavorazione in questi mesi, vuole essere un omaggio a “capitan Toni” rivolto in particolare ai giovani. Per sostenere i costi di produzione è stata attivata una raccolta fondi. Ne abbiamo parlato con Giulio Todescan, che affianca il regista Marco Zuin come co-autore
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Antifascista, intellettuale acuto e controcorrente, comandante partigiano, «educatore senza cattedra», come lo definì Norberto Bobbio. Questo e molto altro fu Antonio Giuriolo, capitan Toni. Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, Giuriolo cadde il 12 dicembre 1944 sul monte Belvedere, sull’Appennino tosco-emiliano, combattendo in campo aperto contro i tedeschi, come abbiamo raccontato qui.
Se per i primi decenni del dopoguerra la memoria di Giuriolo è rimasta legata ai pochi che l’avevano conosciuto, da tempo ormai è in corso un processo di riscoperta che, a partire dagli anni Ottanta, quando apparve la prima biografia di capitan Toni a firma di Antonio Trentin, sta riportando alla luce e approfondendo sempre più una figura complessa e straordinaria, che merita di essere conosciuta.
È questo lo scopo del docufilm “La religione della libertà”, in lavorazione in questi mesi per la regia Marco Zuin, affiancato da Giulio Todescan nel ruolo di co-autore. Il progetto, sostenuto da Lies - Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale Aps, Working Title Film Festival e Videozuma, parte come produzione dal basso e vuole ripercorrere la vita di Giuriolo rivolgendosi soprattutto ai più giovani. Ne abbiamo parlato con Giulio Todescan.
Giulio, Com’è nata l’idea di un film-documentario su Giuriolo?
L’idea è nata da un’esigenza familiare. Mia madre Luciana e i suoi fratelli Pierantonio e Gianguido, figli di Libero, il fratello maggiore di Toni, fin dall’infanzia sono stati testimoni dei racconti e delle commemorazioni in forma privata organizzate a Lizzano in Belvedere dagli ex “ragazzi di Toni”, quelli che con lui avevano combattuto sull’Appennino tosco-emiliano e, prima, i “piccoli maestri”, studenti e universitari vicentini e asiaghesi che con lui avevano combattuto sull’Altipiano di Asiago. Soprattutto dopo la visita del Presidente della Repubblica Ciampi nel 2001, quella memoria è diventata sempre più pubblica, anche grazie al lavoro di studio scientifico e di divulgazione promosso dall’Istrevi a partire dal 2002, e all’impegno profuso da storici, gruppi e associazioni e dalle amministrazioni comunali di Vicenza, Arzignano e Lizzano.
Abbiamo assistito alla trasformazione di una memoria privata in una memoria pubblica. Un percorso che però non avviene sempre in modo lineare: è nata così l’idea di raccogliere le testimonianze dei nipoti di Toni e di esplorare gli archivi donati dalla famiglia all’Istrevi, formati da foto, i quaderni autografi e altri documenti, per restituirne un ritratto il più possibile fedele. L’anniversario degli 80 anni della sua morte, avvenuta il 12 dicembre 1944, ci ha fornito l’occasione ideale per agire.
In che cosa consiste il progetto? Qual è la sua particolarità?
Insieme al regista Marco Zuin abbiamo pensato a un film documentario di durata indicativa tra i 20 e i 25 minuti, in cui raccontare i momenti più rilevanti della vita di Giuriolo e della sua formazione culturale, dal contesto di una famiglia antifascista alla scelta di non scendere a patti con il regime e di diventarne un "oppositore totale", come lo definì Luigi Meneghello, prima attraverso l’attività intellettuale e poi diventando un protagonista della Resistenza armata.
La particolarità è che vogliamo rivolgerci soprattutto a un pubblico giovane, per questo abbiamo coinvolto nelle riprese come co-protagonisti dei ragazzi, ripresi mentre realizzano una ricerca sul comandante partigiano.
Il film vuole essere uno strumento per allargare il raggio d’azione della memoria. Puntiamo a proiezioni nelle scuole, accompagnando la visione con un dibattito nell’arco di un’ora di lezione. Inoltre, intendiamo inviare il film nel circuito dei festival di cinema, per consegnare la figura di Antonio Giuriolo alla dimensione nazionale che gli compete.
Com’è ripercorrere oggi i luoghi di Capitan Toni? C’è ancora memoria a ottant’anni dalla morte?
I luoghi saranno un elemento essenziale nel film, anche perché sono sempre stati parte della trasmissione della memoria di Giuriolo. Il 16 giugno 2024 abbiamo documentato il ventiduesimo pellegrinaggio civile sui sentieri dei “piccoli maestri” promosso dall’Istrevi, svoltosi per la prima volta a Campogrosso: qui Toni arrivò stremato dopo quattro giorni da solo tra valli e monti, ferito a una mano, per mettersi in salvo dal rastrellamento del 5 giugno 1944 a Malga Fossetta, luogo dei precedenti pellegrinaggi. Il 14 e 15 dicembre a Lizzano in Belvedere abbiamo documentato le commemorazioni ufficiali e i luoghi, a partire dalla frazione di Corona, dove fu colpito a morte mentre soccorreva Pierino, un giovane compagno della Brigata Matteotti di montagna, di cui era comandante.
A Giuriolo sono stati intitolati scuole, strade e luoghi pubblici tanto in Veneto quanto in Emilia-Romagna. La memoria di Giuriolo è presente anche nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza, dove trascorreva lunghe giornate di studio. Uno degli aspetti che rendono unica questa figura è come i luoghi e le parole si intreccino in continuazione. Lui scriveva molto – quaderni pieni di appunti e riflessioni, articoli di critica letteraria, lettere ad amici e compagni di una rete sovversiva – e di lui hanno scritto delle splendide pagine alcuni grandissimi – Luigi Meneghello e Norberto Bobbio solo per fare due nomi.
State per concludere le riprese: ci racconti un particolare di questa fase?
Il progetto ha potuto essere avviato grazie a un contributo dell’Istrevi, ma ora necessita di una spinta “dal basso” per concludersi: per questo abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso, aperta a singoli e associazioni. In questa fase dobbiamo realizzare un’ultima intervista e, nel frattempo, stiamo riordinando il materiale e lavorando al montaggio. Stiamo cercando un equilibrio tra rigore storico e capacità di emozionare. Il film non vuole essere una “voce Wikipedia” su Antonio Giuriolo, ma un racconto, per forza di cose parziale, che funga da innesco, uno stimolo ad approfondire con letture e visite nei luoghi della memoria.
Qual è l’aspetto che, secondo te, oggi andrebbe maggiormente fatto conoscere di capitan Toni?
Quello di un giovane che cresce nel periodo di peggiore conformismo che l’Italia abbia attraversato, sotto la cappa di un regime illiberale e violento, e che in questo contesto ostile riesce a ricavarsi uno spazio in cui poter coltivare una cultura libera e trasmetterla ad altre persone. Vorremmo che fosse riscoperto soprattutto questo aspetto, soprattutto dai più giovani che si trovano a crescere in tempi cupi.