"Era buio e c'era un freddo penetrante. La luce della frontale a tratti illuminava i volti delle due povere donne: non ho potuto fare nulla. Sono passati quasi 40 anni ma i ricordi sono ancora vividi". Da tecnico del Soccorso alpino a rifugista, Livio Bertaina, oggi 67enne, racconta la sua vita in quota: "Le difficoltà non sono mancate ma sono felice di quanto è stato"
La denuncia del Parco nazionale Gran Paradiso: "Episodi riprovevoli, incomprensibili e in contrasto con una sana e rispettosa modalità di fruizione della montagna, ancor più in un'area protetta"
Fra i boschi che sorgono nella valle del Rio Cavallo c'è una baita in pietra in cui non smettono di nascere idee. Concerti, laboratori ed eventi tengono viva una zona in quota abitata da una manciata di persone, ma non per questo meno 'degna' di luoghi di aggregazione. L'appello: "Aiutateci sostenendo il nostro progetto"
"Volevamo fare il trekking delle Tre Cime di Lavaredo partendo dal rifugio Auronzo ma siamo in coda con l'auto da un'ora". Inizia così un reel condiviso sui social da un turista che denuncia una situazione divenuta ormai insostenibile: "Per fare un chilometro ci abbiamo messo un'ora"
Prima un ciclista che accusa gli allevatori di non sapere tenere a bada i propri cani da guardiania (e di “arricchirsi” con le sovvenzioni UE). Poi la replica di un allevatore, che sui social ha voluto condividere una riflessione che abbraccia non soltanto la convivenza fra uomini e grandi carnivori ma anche fra persone: “La montagna non è a disposizione di nessuno. Chi lo crede manca di rispetto a tutti coloro che fanno sacrifici per viverci e salvaguardarla”
"La velocità con cui queste comunità vegetali si stanno sviluppando può alterare la stabilità degli ecosistemi e la biodiversità, potenzialmente a scapito delle specie alpine più caratteristiche delle alte quote minacciate da specie più competitive provenienti da piani altitudinali inferiori che fino a qualche anno fa non erano in grado di resistere in ambienti così selettivi"
Una giovane abbandonata in quota al buio, senza cellulare né torcia e con ai piedi delle calzature non adeguate. Il fatto è successo sul Pasubio, e ha condotto i tecnici del Soccorso alpino a lanciare un appello più che mai necessario, soprattutto in un'epoca in cui le terre alte vengono prese d'assalto, spesso, con fin troppa leggerezza: "Non lasciare mai indietro nessuno"
Il racconto di un escursionista: "Il mio cagnolino, di appena 3 mesi, è stato attaccato da un cane lasciato libero lungo il sentiero. Il guinzaglio è indispensabile oltre che obbligatorio e le regole vanno rispettate, per la sicurezza di tutti. Nel nostro caso il risultato è stato il seguente: una mano piena di morsi, una spalla dolorante e la probabile frattura della zampa di Lea"
A due anni dalla tragedia della Marmolada, quando il crollo di un seracco portò via le vite di undici alpinisti, le riflessioni di chi quei giorni ha vissuto il dolore sulla propria pelle, come Davide Carnielli, che si è miracolosamente salvato, o Alessandra De Camilli, che quel giorno ha perso il proprio compagno
"Al rifugio Caldenave il cellulare non prende e l'augurio è che continui ad essere così. Per questo, abbiamo deciso di portare dei libri in quota, dando la possibilità agli escursionisti di godersi delle buone letture dedicate a temi ambientali o alle terre alte". Un servizio "diverso dal solito" che non ha tardato a riscuotere (grande) successo
Fra le mura del Guido Rey le idee non mancano. Di recente Pierre Vezzoli, gestore della struttura che sorge a quota 1.761, ha infatti deciso di proporre a studenti e 'smart workers' la possibilità di studiare o lavorare in rifugio, allestendo una cucina "autogestita" e mettendo tavoli e sedie nelle camere: "Non manca una connessione Wi-Fi a banda larga che mettiamo a disposizione di chi studia o lavora: gli altri si godano le bellezze del territorio e si scordino per qualche ora del cellulare"
Ossigeno supplementare, sherpa e anche qualche selfie stick che spunta fra alpinisti in coda. Sono centinaia le persone che stanno tentando la salita al "tetto del mondo" e sui social il racconto di grandi scalatori come Krzyzowski, mostra non soltanto una realtà che fa rabbrividire, ma anche la preoccupazione per una montagna sempre più presa d'assalto: "Durante un soccorso ha potuto constatare l'indifferenza della massa degli 'imbombolati', che non si sono 'commossi' per le pessime condizioni di un alpinista"