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Attualità

Tragedia della Marmolada, la testimonianza dei superstiti: "Salvi per miracolo ma la vita è cambiata per sempre". Ferrari: "Nulla lasciava presagire quanto successo"

A due anni dalla tragedia della Marmolada, quando il crollo di un seracco portò via le vite di undici alpinisti, le riflessioni di chi quei giorni ha vissuto il dolore sulla propria pelle, come Davide Carnielli, che si è miracolosamente salvato, o Alessandra De Camilli, che quel giorno ha perso il proprio compagno

di
Sara De Pascale
03 luglio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La morte e il dolore hanno due facce: da un lato stanno coloro i quali se ne vanno, dall'altro invece chi resta. Questi ultimi, sono quelli investiti del  compito di riuscire a fare fronte al duro peso dell'assenza, insieme a quello della frustrazione che la perdita brutalmente trascina con sé. Quando il 3 luglio 2022 una valanga si staccava dalla Marmolada, il seracco trasportava insieme a ghiaccio e roccia anche 11 vite.

 

Erano le 13e43 quando un boato fortissimo raggiunse alcuni alpinisti che si trovavano sulla Marmolada. In pochi istanti, un enorme seracco crollò dal ghiacciaio di Punta Rocca travolgendo tutto quel che si trovava sulla sua strada. Così, il 3 luglio di due anni fa, perdevano la vita 11 persone (mentre 8, fortunatamente, riuscirono a salvarsi), spazzate via dalla potenza sprigionata da ghiacci e detriti, per quella che è passata alla storia come la tragedia della Marmolada.

 

"È la montagna a comandare. Sempre. E servono attenzioni particolari, premure e impegno, spesso anche sacrifici e dedizione verso "i giganti di roccia". Servono soprattutto uomini e donne che sappiano prendersene cura, che se ne occupino attivamente, provvedendo alle sue necessità. Perché la montagna non è matrigna, non è un mostro cattivo - anche se a volte potrebbe sembrarlo - ma parla una lingua tutta sua che va ascoltata e capita, ha tempi tutti suoi che vanno compresi e rispettati".

 

A parlare è Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, in occasione dell'anniversario della tragedia della Marmolada: "A due anni da quel disastro emerge tutto questo. Non più con il caos emotivo, ma con la giusta distanza per provare a riflettere. E - se possibile - cogliere almeno un insegnamento da quanto accaduto. Emerge che il cambiamento climatico non fa sconti. E non li fa a maggior ragione alla montagna, tanto imponente quanto fragile".

"Il crollo - si aggiunge Cristian Ferrari, presidente Sat - ha costretto tutti ad un cambio di paradigma nell'approccio alla montagna, riscoprendone rischi, pericoli, limiti, ma anche valori dimostrati dalla gente di montagna, dai professionisti della montagna. L'imprevedibile tragedia della Marmolada è riuscita a portare in modo crudo e violento all'attenzione della società civile e al mondo dell'alpinismo la realtà e gli effetti del cambiamento climatico anche alle alte quote", sottolinea. 

 

Solo il pomeriggio prima, Ferrari come presidente della Commissione Glaciologica della Sat si trovava sul ghiacciaio con alcuni colleghi, e con membri del Soccorso alpino per alcune attività di comunicazione e sensibilizzazione. In quell'occasione come nelle settimane precedenti, si era rilevato come la ridotta precipitazione nevosa invernale e le alte temperature già dalla primavera avevano praticamente già fatto sparire tutta la copertura nevosa dalla Marmolada e da molti altri ghiacciai del Trentino, ma nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo 24 ore dopo.

 

Fra coloro i quali persero la vita, c'è stato anche chi, fortunatamente, è riuscito "miracolosamente" a salvarsi. Come il trentino Davide Carnielli, che ha ripercorso a partire da frammentari ricordi il suo vissuto nel corso di un'intervista rilasciata a Il Dolomiti (QUI ARTICOLO): "Non ricordo praticamente nulla. Molti dettagli li ho scoperti grazie al racconto dei soccorritori, altri ancora li comincio a ricordare ora che sono passati 2 anni".

 

Il 32enne si trovava in cordata con altri 5 amici, quando è stato travolto da ghiaccio e detriti e sbalzato per diversi metri: "Sono stato trasportato in ospedale in gravi condizioni e rimasto in coma per 1 mese e mezzo. Dopo il risveglio, non è stato facile ricominciare, ma essere vivo è un dono. Liliana Bertoldi, in cordata con me quel giorno, mentre salivamo verso Punta Penia mi disse che aveva un cattivo presentimento. Poi è morta nell'incidente. La sua frase mi fa venire i brividi ancora oggi".

 

A ricordare quel terribile 3 luglio è anche Alessandra De Camilli, che quel giorno perse il compagno Tommaso: "Prima abbiamo sentito un rumore fortissimo, poi enormi blocchi di ghiaccio hanno cominciato a cadere verso di noi ad una velocità impressionante. Sulla Regina delle Dolomiti ho perso il mio compagno e lo scorso anno sono voluta tornaci, per ritrovare la pace".

 

"Tornare davanti a quella montagna è stato un po' come regolare un conto in sospeso. All'inizio è stato difficile guardare, rivedere un posto dove sono stata felice ma anche che mi ha tolto tanto. Alla fine, però, ho trovato la pace che cercavo: è stato un po' come rivedere (e percepire) la presenza di chi non c'è più, che resterà e vivrà lì per sempre. Nonostante il dolore, sono grata alla vita per questa seconda possibilità" (QUI INTERVISTA COMPLETA).

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