Fra le mura del rifugio Altissimo si respira un velo di 'nostalgia'. Di nostalgia per quelle serate d'inverno trascorse dinanzi al fuoco, scaldate dalla legna ma anche dal calore umano: "Tutta questa neve ormai se ne sta andando, ma ci piace ricordare così i decisi colori invernali e la 'calda' atmosfera della nostra 'casa' alta. Vivere in rifugio è una scelta di vita fatta di sfide ma anche di impagabili soddisfazioni"
A distanza di oltre due settimane dall'arrivo di una massiccia nube di polvere sahariana su Alpi e Dolomiti, il lago di Fedaia si mostra ancora completamente ricoperto dalla sabbia, come si vede in una impressionante fotografia scattata nelle scorse ore dal rifugista Carlo Budel: "Sembra di essere nel deserto"
A parlare è il rifugista Guido Trevisan, che torna a lanciare un appello alle istituzioni: "Sono passati 4 anni dalla valanga che distrusse il rifugio Pian dei Fiacconi. Da allora nessuna e-mail o telefonata dalle istituzioni. Nonostante tutto, la speranza è che le mie parole non rimangano inascoltate: quel terribile incidente si è portato via non soltanto la struttura in quota ma anche 20 anni di vita"
1.500 chilometri lungo la penisola italiana, dalle Dolomiti al maestoso Etna. Non un viaggio qualunque ma una vera e propria impresa, quella che Moreno Parmesan, atleta e pilota professionista, si appresta a compiere in parapendio "e con la sola forza delle sue gambe". Ecco i dettagli di un'avventura (davvero) "epica"
Il racconto di una biologa e consulente tecnico faunistico: "Mi sono trovata addosso oltre 20 zecche in totale. Percorrendo un tratto di circa 4 chilometri, e controllandomi di continuo, ogni volta che abbassavo lo sguardo ne trovavo e toglievo due o tre. Con le temperature miti, capita che questi fastidiosi artropodi siano attivi anche in inverno"
"Rifugio è anzitutto tradizione, ma è anche giusto innovare. Nella nostra struttura puntiamo su prodotti a chilometro zero e offriamo piatti tipici di montagna. Allo stesso tempo, però, abbiamo deciso di inserire nel menù due proposte 'innovative', che sono il sushi e il ramen della Lessinia. Non mancano anche eventi con musica". Ecco il racconto del rifugista Matteo Modesti, gestore del Bocca di Selva: "Così avviciniamo i giovani alle terre alte"
"Chi sceglie di venire da me a piedi, anche se lo fa per la prima volta nella vita, già mi piace. I cosiddetti merenderos vanno educati e sta al rifugista farlo". E' una lunga riflessione quella di Sergio Rosi, gestore del Passo Principe: "Chi è abituato alla città probabilmente non conosce l'essenzialità ma il fatto che abbia deciso di andare in montagna dimostra un input positivo, ed è da quello che è necessario partire"
Il gestore del Telegrafo: "Un rifugio non è un luogo che dovrebbe accontentare le richieste della clientela più frivola in nome d'un'ottica imprenditoriale votata al guadagno. Rifugio è una struttura che presidia il territorio 7 giorni su 7, garantendo un punto d'approdo e ristoro per gli escursionisti. Come contrastare la pericolosa deriva? Con una rivoluzione che deve partire dall'alto. Insieme, però, è necessario che gli avventori si lascino prendere per mano in questo cammino di ritorno alle origini"
Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise ha diffuso uno studio pubblicato sulla rivista Biodiversity and Conservation: "Nel periodo che va dal 2002 al 2022, sono state registrate dai cittadini che hanno partecipato al sondaggio 589 aggressioni di cani ai danni di 95 specie selvatiche diverse, comprese specie a “rischio di estinzione”''. Ma i potenziali effetti negativi dei cani domestici sulla fauna non sono solo istantanei: il 'disturbo' causato può tradursi in una serie di effetti a cascata, come il 'paesaggio della paura'"
Una baita a 1.300 metri di quota (senza riscaldamento) e la voglia di ricominciare. Una scelta non per tutti ma un grande sogno concretizzato per Sofia Bolognini, nata e cresciuta guardando il mare ma riscopertasi montanara quanto basta per trasferirsi sulle terre alte, dando vita insieme al marito Simone Masdea a un progetto che punta a tutelare "le nostre montagne"
La storia dell'incredibile soccorso è raccontata da Fabio Bristot: "Il 15 settembre 1924 sulla Cima Piccola di Lavaredo si verifica un grave incidente, vittime della disgrazia due alpinisti, uno dei quali si ritrova a penzoloni, rischiando di precipitare. Per fortuna, l'intervento di due coraggiosi giovani (sebbene non preparati e senza attrezzature) riesce a limitare gli esiti infausti"