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Attualità

"Monitoraggio, sorveglianza e pianificazione di emergenza non si basano sulle opinioni": l'Ingv condanna le fake news sui Campi Flegrei

In seguito alla pubblicazione di un documentario allarmista sulla situazione dell'area, i Campi Flegrei e il Vesuvio sono tornati ad occupare un posto di rilievo nella stampa e nei media nazionali, che hanno condiviso la preoccupazione per una imminente eruzione. A rispondere all'ondata di fake news sono i vertici dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, con un comunicato ufficiale dai toni duri

di
Sofia Farina
18 aprile | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

I Campi Flegrei e il Vesuvio sono tornati a riempire le pagine dei giornali e gli spazi dei telegiornali televisivi e radiofonici negli ultimi giorni, in seguito alla diffusione di un documentario della rete svizzera Rsi che ha trattato l'argomento con toni decisamente allarmistici ("Napoli sarà sepolta sotto 30 metri di cenere") e ad una serie di frequenti scosse che nell'ultima settimana (più di 240) hanno interessato l'area. La combinazione di questi elementi, chiaramente, ha provocato grande preoccupazione nella popolazione locale e ha portato l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) a fare chiarezza.

 

Carlo Doglioni (presidente dell'Ingv),   Francesca Bianco (Direttrice Dipartimento Vulcani Ingv) e Mauro Di Vito (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv) hanno firmato un lungo comunicato stampa, pubblicato sui canali ufficiali dell'istituto che, con toni severi, condanna la diffusione di informazioni non basate sulle evidenza scientifiche e con forte impatto sulla popolazione. 

 

Infatti, come spiega il comunicato, i Campi Flegrei sono "la più grande caldera urbanizzata attiva nel cuore del continente europeo" e a partire dal 2005 sono interessati dal "fenomeno bradisismico che causa il sollevamento del suolo, terremoti ed emissioni fumaroliche". Questo fenomeno è ben noto e studiato dagli istituti appositi ed è in particolare tenuto sotto controllo da "un sistema di monitoraggio multiparametrico continuo".

 

Per rispondere al diffuso allarmismo, i ricercatori chiariscono che "tutti i dati forniti dal sistema di monitoraggio, al momento, non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni". L'istituto infatti emette dei bollettini di sorveglianza con cadenza settimanale (che sono consultabili qui) oltre che i rapporti annuali e periodici che rendono fruibile a tutti un resoconto dell'attività sismica e vulcanica della zona.  Come sottolineano gli esperti: "Le azioni di mitigazione del rischio vulcanico sono basate sulla condivisione delle informazioni corrette sullo stato del vulcano. La condivisione può avvenire in molteplici forme, quali la pubblicazione di dati e di bollettini sui siti web istituzionali, incontri scolastici, incontri con la popolazione esposta al rischio, seminari, conferenze, corsi di formazione ai giornalisti e quant’altro. L’ampio spettro di queste attività è continuamente praticato dal nostro Istituto".

 

"A fronte di tale impegno risulta pertanto dissonante quanto si può osservare in alcuni articoli di stampa che rilanciano un documentario della TV svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione ai Campi Flegrei" commentano i rappresentanti dell'Istituto, che la descrivono come "una informazione non basata su dati, e che ignora completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione che hanno visto, e ancora vedono, scienziati e Protezione Civile lavorare fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità vulcanica ed il relativo rischio di una delle aree più antropizzate al mondo".

 

La diffusione del documentario da parte della televisione svizzera (e la sua successiva ripresa da diversi mezzi di informazione) viene commentata duramente: "Sviluppare un racconto che mette insieme quanto avvenuto nelle due più devastanti eruzioni che hanno sconvolto i Campi Flegrei (Ignimbrite Campana, avvenuta circa 40.000 anni fa, e Tufo giallo Napoletano, avvenuto circa 15.000 anni fa) con quanto sta avvenendo in questa fase bradisismica è solo un esercizio di sfoggio di grandi effetti speciali per chi realizza documentari, e una cancellazione di anni e anni di condivisione di dati e informazioni da parte di chi ne scrive enfatizzando l’allarmismo. Tutto ciò non ha alcun senso scientifico e, soprattutto, è un'informazione dannosa che sfrutta il sensazionalismo e raccoglie l’attenzione dello spettatore-lettore terrorizzandolo. La storia eruttiva e i dati attuali registrati ai Campi Flegrei, raccontano altro".


Fonte: Ingv.

Come spiega il comunicato, infatti "nessuna delle 70 eruzioni avvenute nell’area negli ultimi 15.000 anni si avvicina neanche lontanamente allo scenario rappresentato nel documentario e pubblicato su alcune testate giornalistiche, ignorando informazioni ben note" e consultabili da tutti sui canali ufficiali.

 

Gli scenari futuri sono stati e continuano ad essere studiati da una vasta e competente comunità scientifica, come gli innumerevoli prodotti realizzati su tali argomenti e liberamente consultabili, sono basati su numerosi dati realti costantemente raccolti e costituiscono il punto di partenza per la piantificazione di emergenza. "La pericolosità dei Campi Flegrei (come quella di tutti i vulcani attivi) è basata sullo studio della storia eruttiva, sui dati sperimentali che man mano si acquisiscono, sui dati del monitoraggio (sempre più implementato) e sulle simulazioni che forniscono preziosissimi dati di processi avvenuti nel passato di cui altrimenti non avremmo conoscenza.
A partire dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di accadimento eruttivo più probabili nell’area. Ed anche se lo scenario con la più alta probabilità di accadimento è quello di una eruzione piccola, come scenario di riferimento per la valutazione delle aree potenzialmente esposte ai diversi fenomeni durante una futura eruzione, è stato scelto quello relativo alla fase più intensa di una eruzione di scala media. Su tale scenario è stata definita la pianificazione di emergenza e sono state individuate le aree esposte ai diversi tipi di pericoli (flussi piroclastici per la zona rossa, caduta di ceneri per la zona gialla)".

 

Gli esperti tranquillizzano gli abitanti della zona spiegando che "la probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima" e spiegano che "perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una enorme quantità di magma entri nel sistema, che genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero né al nostro sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell’area". Per dare l'idea di quanto evidenti sarebbero questi segnali "basti pensare che prima dell’ultima epoca di attività, in cui si sono verificate 27 eruzioni esplosive con un volume di magma emesso in totale inferiore a 3 km cubi, l’area compresa tra Monte Nuovo e la Pietra si è sollevata di circa 50 m" e, per confronto, si consideri che "le due eruzioni più devastanti (appunto Ignimbrite Campana e Tufo Giallo Napoletano) sono stati eruttati, in un singolo evento, centinaia di km cubi di magma".

 

La comunicazione ufficiale si conclude con un appello ad una informazione più corretta e basata sui dati scientifici: "Comprendiamo che il sensazionalismo e l’allarmismo attirano l’attenzione e i click sul web. Ma noi non ci stiamo, come dimostrano le dichiarazioni di ben altro tono rilasciate dal nostro personale nel corso del documentario. Le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita quotidiana delle persone devono essere contestualizzate e supportate da dati sperimentali e dalle relative incertezze. Informazioni, tra l’altro, pienamente consultabili sulle nostre pagine web. Il resto sono opinioni, e anche se dette da stimati colleghi stranieri, restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro. Il sistema di monitoraggio, quello di sorveglianza e la pianificazione in emergenza non si costruiscono sulle opinioni".

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