A otto anni dal terremoto sui Sibillini i turisti arrivano, ma non sanno dove dormire: la denuncia di Arquata Potest
L'associazione: "Ovviamente è sempre un piacere vedere così tanti visitatori fare tappa nel cuore del cratere sismico. Il lato oscuro della medaglia, però, è costituito dalla sovrastante struttura del Rifugio degli Alpini Monti Sibillini 'G. Giacomini' di proprietà dell'Associazione Nazionale Alpini"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
A otto anni dal terremoto, l'associazione Arquata Potest, organizzazione di volontariato con sede ad Arquata del Tronto (AP), uno dei territori del Centro Italia più colpiti dalla sequenza sismica 2016-2017, ha approfittato delle precipitazione di fine dicembre per denunciare la situazione dell’entroterra umbro-marchigiano: "Le nevicate hanno reso speciale non solo il periodo natalizio, ma anche le giornate immediatamente successive. Con la riapertura del valico di Forca di Presta (alla base del monte Vettore, collega la provincia di Ascoli Piceno con la piana di Castelluccio di Norcia, in Umbria, n.d.r.) dopo 3 giorni di chiusura, centinaia di appassionati si sono riversati in montagna. Tra i sentieri più frequentati c’è senz’altro il Sentiero per Tutti di Forca di Presta. Ovviamente - hanno scritto in un lungo post - è sempre un piacere vedere così tanti visitatori (molti anche stranieri) fare tappa nel cuore del cratere sismico. Il lato oscuro della medaglia, però, è costituito dalla sovrastante struttura del Rifugio degli Alpini Monti Sibillini 'G. Giacomini' di proprietà dell'Associazione Nazionale Alpini". Alcune foto mostrano la condizione del Rifugio degli Alpini, danneggiato dal sisma nell'agosto del 2016 e da allora chiuso. "Mentre ai suoi piedi transitavano carovane di camminatori, la struttura appare quanto mai abbandonata a sé stessa", mentre i gestori hanno riaperto una struttura temporanea all'interno del'area SAE di Pretare, una della frazioni di Arquata del Tronto, che è l'unico comune italiano a far parte di due parchi nazionali, quelli dei Monti Sibillini e del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
"Quanto avrebbe lavorato una attività del genere in quei giorni, con la carenza di posti letto che c’è in montagna, dove possono pernottare gli escursionisti che transitano lungo i cammini?" si chiedono, in modo retorico, i soci di Arquata Potest. L'associazione, che prende il nome dal motto "Regia Terra Arquata Potest", riportato sullo stemma comunale datato 1572, intende il termine “potest” come terza persona singolare del verbo latino “possum” (potere), per assumere quindi il significato di "Arquata può, Arquata è in grado di". Dopo il terremoto, tra le altre attività portate avanti, l'associazione ha sviluppato, mappato, manutenuto e promosso gli itinerari del G.A.D.A. – Grande Anello di Arquata e l'iniziativa #CamminArquata, alla scoperta dei sentieri storici che collegano tra loro le frazioni DI Arquata. Il territorio è attraversato però anche da itinerari che hanno valenza regionale e nazionale, come il Cammino nelle Terre Mutate, il Sentiero Italia CAI, il Cammino Naturale dei Parchi e il Grande Anello dei Sibillini. Per questo, la domanda che si pone l'associazione a oltre 8 anni dal terremoto è "quando partirà questo benedetto cantiere" per tornare a rendere fruibile il rifugio?
La denuncia, però, non si ferma. "Basta allungare lo sguardo verso il valico di Forca Canapine, che ospitava anche una stazione sciistica, dove ad oggi, invece, dopo 8 anni di niente è ancora chiusa la SP64 'nursina' che risale da Capodacqua di Arquata del Tronto". La domanda è per Anas S.p.A.: "Quando pensate che sarà possibile riaprire questo tratto ormai dimenticato da Dio?". Anche a Forca Canapine i lavori per i nuovi rifugi non partono. "Ci chiediamo: ci sono forse difficoltà nel reperire ditte disponibili a venire a lavorare a 1.500 metri, dove si è circondati solo dalla bellezza della natura e non dai servizi presenti più a valle? Se così fosse, non sarebbe il caso di pensare ad una soluzione, affinché la ripartenza post-sisma non sia davvero un’occasione sprecata per le Terre alte, e in particolare per quelle località che tanti ci invidiano?". A due anni da questo servizio del Tgr Umbria, l'unica stazione sciistica della regione resta un deserto. A ricordarne l'esistenza come area di interesse turistico solo le indicazioni sui cartelli stradali.