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"La pista da bob di Cortina potrebbe non essere pronta per le Olimpiadi: è preoccupante, ma non sorprendente". L'eurodeputata Guarda riflette sul futuro della montagna veneta

"L'unico dato certo, a meno di un anno dall'inizio dei Giochi, è il conto salatissimo da pagare, sul piano economico e ambientale. Non è ancora escluso che le gare si svolgano a Lake Placid negli Stati Uniti, a 6.373 chilometri di distanza da Cortina: alla faccia della sostenibilità ambientale e sociale dei grandi eventi"

di
Redazione
04 febbraio | 13:01
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"La notizia che la pista da bob per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 potrebbe non essere pronta in tempo è preoccupante, ma non sorprendente".

 

Cristina Guarda, eurodeputata del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, commenta le recenti dichiarazioni del presidente del Coni e dell'amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina 2026. "Fin dall'inizio, abbiamo sollevato dubbi sui tempi e sui costi di questo progetto. Abbiamo già visto l'abbattimento di un lariceto secolare e la spesa di 118 milioni di euro, senza ancora avere la certezza che lo sliding centre sarà utilizzato per le Olimpiadi. L'unico dato certo, a meno di un anno dall'inizio dei Giochi, è il conto salatissimo da pagare, sul piano economico e ambientale. Non è ancora escluso che le gare si svolgano a Lake Placid negli Stati Uniti, a 6.373 chilometri di distanza da Cortina: alla faccia della sostenibilità ambientale e sociale dei grandi eventi", dichiara Guarda.

 

Guarda allarga la riflessione al portato delle Olimpiadi, con i numerosi interventi messi a cantiere: "Opere come la cabinovia di Socrepes hanno un forte impatto ambientale e rispondono a logiche estrattive, portando a fenomeni come l'overtourism e lo sfruttamento delle terre alte. Il presidente della Regione Veneto afferma che 'i tecnici troveranno una soluzione', ma la Sovrintendenza e l'Autorità di Bacino si sono già espresse in modo netto sulle criticità del progetto. La soluzione da trovare, invece, è politica. È evidente che dobbiamo rivalutare le nostre priorità e considerare alternative più sostenibili e meno impattanti per il futuro della montagna veneta", conclude l'eurodeputata.

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