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Attualità

Il "rilancio del Nevegal" basato su modelli del passato: 15 milioni di euro per "far funzionare" l'area sciistica al di sotto dei 1600 metri

Un gruppo composto dal sindaco di Belluno, la società Uoffy Italia e il Consorzio Tolomeo di Brescia, riuniti sotto il marchio di "We love Nevegal" ha annunciato un piano per il "rilancio del Nevegal" per il quale serviranno tra i 12 e i 15 milioni di euro e fondi pubblici per la realizzazione di impianti di innevamento in modo da sciare "dal ponte dell’Immacolata, indipendentemente dall’arrivo delle nevicate"

di
Sofia Farina
26 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Gli impianti del Nevegal, in provincia di Belluno, si sviluppano tra i 1050 e i 1675 metri slm, quote alle quali il destino della neve naturale è segnato dal cambiamento climatico. Eppure, nonostante la mole di studi, articoli scientifici e report che sottolineano l’insostenibilità ambientale, sociale ed economica di puntare sullo sci alpino a quote così basse nei decenni a venire, una nuova organizzazione tra consorzi e associazioni, con un progetto dal nome “We love Nevegal”, ha dichiarato l’obiettivo di rivitalizzare l’area tramite investimenti dal privato e dal pubblico.

 

Per gli autori del progetto appena presentato per il “rilancio del Nevegal”, il comune nella persona del sindaco De Pellegrin, Uoffy Italia e il Consorzio Tolomeo di Brescia, che si occuperà degli impianti di risalita e di innevamento, serviranno tra i 12 e i 15 milioni di euro (di cui almeno 20% da investitori privati) per iniziare a “far funzionare” l’area. Inoltre, il progetto dovrebbe realizzarsi in non più di tre anni.

 

Per fare un ripasso sulla situazione del Nevegal, ricordiamo che nel 2019 la società che gestiva il comprensorio siglò un accordo per rendere l’impianto pubblico, ma al primo tentativo di gara per la gestione, questa andò deserta. Il secondo bando portò invece alla fine dell’anno scorso all’assegnazione alla società Nevegal 2021, che al termine di questa stagione (definita “didastrosa” dal primo cittadino) si trova a gestire degli impianti a fine corsa, in lieve perdita e, soprattutto, senza sufficienti energie per investire ancora.

 

Partendo dai presupposti che oggi tanti impianti in Italia sono privati e gestiti con fondi pubblici si è pensato di tracciare una nuova strada mantenendo gli impianti privati ma con nuovi investitori” ha spiegato il primo cittadino De Pellegrin, parlando della nuova gestione affidata al Consorzio Tolomeo, composto da 4 società e nato nel 2020.

 

Pietroboni, referente del consorzio, ha commentato così il subentro: “Il primo passo è già stato fatto dall’amministrazione con il progetto di realizzazione del lago in quota per l'approvvigionamento idrico mentre il secondo fondamentale per noi riguarda la realizzazione degli impianti di innevamento, con un notevole upgrade tecnologico, per consentire in futuro di sciare su circa 12 chilometri di piste e dal ponte dell’Immacolata, indipendentemente dall’arrivo delle nevicate, così da intercettare pubblico per tutto il periodo natalizio in cui si hanno i maggiori introiti”. 

 

Fondamentali per la realizzazione del progetto saranno i finanziamenti pubblici, uno strumento che Tolomeo intende utilizzare per recuperare i 3-5 milioni di spesa necessari per l’impianto di innevamento, che, a detta del Consorzio, non sembra possibile avere funzionante entro l’inverno, durante il quale “sarebbe necessario tamponare con altre soluzioni”.  Nel frattempo la società creatrice del marchio “We Love Nevegal”, cerca di attrarre sponsor che, assieme alle associazioni del territorio, mettano sul piatto contributi utili. 

 

 

Questi aggiornamenti arrivano a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo rapporto Nevediversa di Legambiente, in cui il Nevegal compare in ben due sezioni diverse, quella relativa ai casi di “accanimento terapeutico”, ovvero quelli che sopravvivono solamente grazie agli fondi pubblici, e quella relativa agli edifici fatiscenti, e pochi mesi dopo la presenza del Nevegal tra le sedi della la mobilitazione diffusa "Ribelliamoci Al-peggio", che si è svolta "in cammino su creste, cime e terre alte, dalle alpi agli appennini, per opporsi alla costruzione di nuovi impianti di risalita, di bacini per l’innevamento artificiale o la realizzazione di interventi di ampliamento e collegamento tra comprensori sciistici già esistenti e per mobilitarsi e affrontare collettivamente l’emergenza climatica".

 

Riportando direttamente dal rapporto una fotografia della situazione antecedente alle novità esposte dal gruppo "We love Nevegal": “Ad agosto 2023 è stata firmata una lettera d’intenti (non vincolante) tra il Comune di Belluno e la società italo-algerina Nevegàl 365 per rilanciare la montagna bellunese. Milioni da spendere per una nuova funivia che da Fadalto raggiunga il Nevegal, lato Col Visentin, un nuovo impianto sciistico e un albergo-ristorante in zona Faverghera. Circa 60 milioni di euro iniziali più, successivamente, altri 30 milioni per riqualificare gli impianti e rivalorizzare il Nevegàl con strutture ricettive e centri per il wellness”. Relativamente all’interessamento degli investitori algerini, i rappresentanti del nuovo progetto hanno affermato che, pur considerando che la spinta per il Nevegal dovrebbe partire dal territorio, qualsiasi tipo di collaborazione economica è ben accetta. Commenta Legambiente nel rapporto, riferendosi agli investitori algerini: “Gli impianti sotto i 1.600 metri di altitudine sono giocoforza insostenibili e vi è il paradosso che questi investimenti arriverebbero dall’export di gas metano che è la principale ragione per cui in Nevegal non ha più senso fare quel tipo di investimenti”.

 

Leggendo invece il capitolo dedicato agli edifici fatiscenti, troviamo “due strutture simbolo degli anni d’oro”, gli hotel Olivier e Olimpo. Come racconta Legambiente: “Entrambe le strutture sono chiuse da qualche anno, ma raccontano una storia gloriosa: non sono passati poi tanti anni da quando in Nevegal arrivavano in ritiro le squadre di calcio di serie A e le camere negli alberghi erano occupate da tantissimi turisti. L’Hotel Olimpo, a Col Canil, ha trovato dei nuovi proprietari nell’asta che si è svolta l’anno scorso, investitori moldavi che hanno pagato 70mila euro ed è buio pesto sul suo recupero, e si tenterà di vendere anche l’albergo Olivier”.

“Io credo che la cosa più importante sia non aver paura di parlare del Nevegal e credo che questa località abbia un potenziale incredibile” ha commentato De Pellegrin relativamente ai nuovi progetti per l’area. Sorge spontaneo citare un'ultima volta Nevediversa: “Sarebbe fantastico che con quei soldi si pensasse a riconvertire il colle e il tipo di turismo che lo frequenta”.

 

Foto in copertina di Marco Bonomo.

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