Perché Trump è così ossessionato dalla Groenlandia? L'isola è ricca di importanti risorse, oggi controllate in gran parte dalla Cina
Il neoeletto presidente Trump ha nuovamente ribadito la sua volontà di rendere la Groenlandia parte degli USA. Durante una conferenza stampa ha affermato di non poter escludere l’utilizzo della coercizione militare o di quella economica per raggiungere questo obiettivo
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Secondo la geografia la Groenlandia è la più grande isola della Terra. Solo le masse continentali sono più estese. L’isola è per oltre due terzi coperta da ghiacci perenni spessi anche diversi chilometri nella porzione più interna. I rari insediamenti si trovano sulla costa, dove vivono stabilmente circa 55.000 persone. L’etnia originaria è quella Inuit (eschimese) che popola la Groenlandia da alcuni millenni. Più recentemente si è aggiunta a questa componente indigena una frazione forestiera, in gran parte danese.
La Groenlandia è parte del Regno di Danimarca, composto dalla Danimarca propriamente detta, l’arcipelago delle Faroe e appunto la Groenlandia. Gli abitanti della Groenlandia sono quindi cittadini danesi e membri dell’Unione Europea. Al netto di ciò la Groenlandia gode di ampie autonomie rispetto al governo danese centrale. Detiene il potere legislativo sulle vicende interne groenlandesi e tale potere viene esercitato dal parlamento groenlandese eletto localmente e dal governo groenlandese nominato dallo stesso parlamento. In breve, la Groenlandia e il suo popolo hanno piena autonomia rispetto alle decisioni che riguardano la Groenlandia stessa. Viene invece mantenuto un controllo da parte del governo danese rispetto alle questioni che pur interessando la Groenlandia hanno anche effetti al di fuori di essa. La legislazione del regno di Danimarca prevede inoltre che se la Groenlandia volesse diventare completamente autonoma, nemmeno il governo o la monarchia danese potrebbero opporsi a tale decisione. Il motivo per cui questo non è (ancora) accaduto è la fragile economia groenlandese e l’importanza che hanno per essa i sussidi provenienti dalla Danimarca (svariate centinaia di milioni di euro all’anno).
Perché Trump è così interessato a un’isola enorme, quasi completamente coperta da ghiacci e praticamente disabitata? È stato lo stesso presidente a renderlo noto: per garantire la sicurezza economica degli USA. Cosa ci azzecca la sicurezza economica con un'isola coperta di ghiaccio? Ebbene, la Groenlandia è un territorio ricchissimo di risorse minerali tra cui molti degli elementi critici che stanno diventando sempre più importanti per numerosi settori industriali, compresi quelli su cui si basa la transizione energetica. La maggior parte di queste risorse sono controllate in gran parte dalla Cina che in alcuni casi ne è addirittura l’unica produttrice. Prendiamo ad esempio le Terre Rare, un gruppo di 17 elementi chimici di cui si sente sempre più spesso parlare. La Cina produce oltre la metà di tutte le Terre Rare estratte sulla Terra.
Avviare nuove miniere di Terre Rare e altri minerali in Groenlandia limiterebbe il potere della Cina sul mercato di questi elementi e sull’economia mondiale. Inoltre la Cina sta imponendo una serie di divieti di esportazione negli USA per molti materiali critici in risposta ai dazi americani sulle merci cinesi. Gli ultimi a essere banditi sono stati germanio, antimonio e gallio (quest'ultimo prodotto esclusivamente in Cina). Diventare autonomi dalle importazioni cinesi sarebbe quindi doppiamente strategico per l’economia USA: ridurre la dipendenza con la Cina e aggirare i bandi alle esportazioni. La Groenlandia e le sue ricchezze geologiche potrebbe quindi avere un ruolo molto importante in questa partita geopolitica.
Oggi però sono pochi i progetti minerari attivi in Groenlandia e il motivo è presto detto: la Groenlandia è un’isola artica dove la copertura glaciale, il clima e le condizioni ambientali rendono l’esplorazione e lo sviluppo di miniere estremamente difficile e costoso. Eppure nell’artico, e in particolare in Groenlandia, il ghiaccio fonde a ritmi impensabili a causa del riscaldamento globale antropogenico. Trump - notoriamente scettico riguardo agli effetti negativi del cambiamento climatico - deve aver intravisto in questi cambiamenti un’opportunità e ha scelto di sfruttarla, almeno sulla carta. Da qui i ripetuti proclami circa la grande isola artica. Proclami - è bene ricordarlo - che evitano accuratamente di menzionare le fragilità di un territorio già pesantemente colpito dal cambiamento climatico e di una popolazione che a fatica sta solo ora conquistando la propria indipendenza.
L’economia più impattante in termini climatici (quella USA) cerca - almeno stando alle dichiarazioni del neopresidente - nuove opportunità di sviluppo andando a espandersi proprio laddove gli effetti prodotti dal cambiamento climatico sono massimi: un vero e proprio cortocircuito concettuale. Non dimentichiamo infatti che la regione artica è quella dove gli effetti del riscaldamento globale sono massimi. La fusione dei ghiacciai groenlandesi rappresenta il singolo contributo glaciologico più importante all’innalzamento del livello dei mari. Evidentemente questi non sono argomenti ritenuti importanti per il neopresidente, che invece sembra dare priorità al tentativo di mantenere acceso l'ideale di uno sviluppo economico infinito (impossibile vista la finitezza delle risorse presenti sulla Terra) e alla supremazia territoriale del proprio paese.
Al netto di queste considerazioni, quello stona più di tutto è il tono colonialista - o sarebbe forse più opportuno scomodare il termine imperialista? - della vicenda. Sia la Danimarca che la Groenlandia si sono chiaramente espresse a riguardo, ribadendo che la Groenlandia non è in vendita e non c’è volontà di modificare lo status quo. Per rimarcare questa posizione il re di Danimarca, Federico X, poche settimane fa ha modificato lo stemma danese ingrandendo l'orso polare, simbolo della Groenlandia.
Probabilmente quelle di Trump sono sparate sensazionalistiche rivolte più al popolo americano che non a quello groenlandese o danese. Questo non rende però tali dichiarazioni meno stonate e preoccupanti. Una delle persone più potenti della Terra può davvero disquisire sul futuro di un territorio e dei suoi abitanti senza considerare cosa hanno da dire i diretti interessati? A quanto pare sì e questa non è una buona cosa, e non soltanto per i groenlandesi.
In apertura: l'aereo della Trump Organization a bordo del quale è arrivato in questi giorni in Groenlandia Donald Trump Jr. (fotografia di Emil Stach/Ritzau Scanpix)