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Attualità

Olimpiadi 2030 alle Alpi francesi. C'è chi dice "viva lo sport” e chi sottolinea le incongruenze tra "i Giochi, gli scenari climatici e le aspirazioni delle regioni di montagna"

Il Comitato Olimpico Internazionale ha assegnato le Olimpiadi invernali del 2030 alle regioni Auvergne-Rhône-Alpes e Sud-Provence-Alpes-Côte d'Azur. La Francia era l'unico paese in corsa e l'assegnazione è avvenuta con condizioni e riserve, poiché il governo francese, dopo lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e le nuove elezioni legislative, non ha ancora inviato una lettera di garanzia siglata. Numerose e diverse le reazioni alla notizia

di
Sofia Farina
24 luglio | 12:45
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Appena un anno dopo essere entrate in gara, questa mattina, mercoledì 24 luglio, quando, a Parigi, il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) ha assegnato le Olimpiadi invernali del 2030 alle Alpi francesi e in particolare alle regioni Auvergne-Rhône-Alpes e Sud-Provence-Alpes-Côte d'Azur.

 

La Francia, che aveva recentemente presentato un nuovo dossier di candidatura, era l'unico Paese in corsa, dopo l'esclusione delle candidature di Svizzera e Svezia negli ultimi mesi. “Sarebbe fantastico per le nostre Alpi e per inventare i Giochi invernali del futuro, che devono essere più sostenibili e adattarsi ai cambiamenti climatici”, aveva dichiarato ieri sera Emmanuel Macron durante una intervista televisiva pre-olimpica.

 

Dopo una votazione, l'organismo ha assegnato l'organizzazione di questi Giochi olimpici e paralimpici alle Alpi francesi con condizioni e riserve, poiché il governo francese, dopo lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e le nuove elezioni legislative, non ha ancora inviato una lettera di garanzia siglata, cosa che dovrà avvenire, secondo il Cio, entro il 1 ottobre 2024.

Dopo i primi Giochi invernali di Chamonix nel 1924, Grenoble nel 1968 e Albertville nel 1992, la Francia ospiterà i Giochi olimpici invernali per la quarta volta nel 2030. Per l'Alta Savoia, tra i Campionati mondiali di ciclismo del 2027 e i Giochi olimpici del 2030, ospiteremo in un lasso di tempo molto breve i due eventi sportivi più importanti che una regione di montagna possa ospitare. Viva lo sport!”, hanno dichiarato in un comunicato stampa congiunto Martial Saddier, presidente del Consiglio dipartimentale dell'Alta Savoia, e Nicolas Rubin, primo vicepresidente responsabile dello sport e dei grandi eventi, ringraziando il Cio e “tutti coloro che hanno sostenuto questa candidatura”.

Anche l'associazione per la protezione dell'ambiente Mountain Wilderness ha prontamente reagito chiedendo un impegno “per evidenziare le alternative nelle Alpi”. Nel suo comunicato stampa, l'associazione “sottolinea le incongruenze tra l'organizzazione di questi Giochi, gli scenari climatici e le aspirazioni delle regioni di montagna" e chiede alla società civile di unirsi in uno sforzo collettivo "per inventare nuove ambizioni per le nostre montagne". Ha poi aggiunto che “le Olimpiadi 2030 sono un freno alla dinamica della transizione regionale”, sottolineando “la concentrazione delle risorse finanziarie, le disparità esistenti tra le regioni, sostenendo regioni che godono già di buona salute economica, e gli impatti in termini di sviluppo, emissioni di gas serra (in particolare la mobilità), biodiversità, risorse idriche, ecc.

 

Mountain Wilderness, già il 19 giugno, insieme a France Nature Environnement, aveva sottoposto la questione alla Commissione nazionale per il dibattito pubblico, “sottolineando la mancanza di trasparenza e di dibattito democratico osservata durante la candidatura delle Alpi francesi” e sta lavorando a una campagna partecipativa da lanciare nell'autunno 2024, per dare voce ai cittadini.

 

Con maggiore ottimismo, Jean-Michel Arnaud, senatore delle Hautes-Alpes, ha commentato così: “Le Olimpiadi invernali del 2030 dovranno essere esemplari in termini di sobrietà e rispetto per l'ambiente, ma dovranno anche coinvolgere tutte le forze motrici di questa grande e bellissima regione di montagna. Le Hautes-Alpes saranno protagoniste di questa dinamica eccezionale, che darà nuova vita e vigore al nostro dipartimento. Oltre alla zona del Briançonnais, dove il Villaggio Olimpico sarà allestito sul sito emblematico del Fort des Têtes, tutto il nostro dipartimento sarà sotto gli occhi del mondo! So che saremo in grado di sfruttare al meglio questa opportunità per i nostri giovani e di portare avanti le grandi questioni che riguardano le Hautes-Alpes. Mettiamoci al lavoro insieme!

 

Laurent Waquiez, presidente della regione Auvergne-Rhône-Alpes, ha dichiarato che queste olimpiadi "che si svolgeranno con quattro cluster distribuiti su due regioni" saranno un'occasione per “progettare le montagne di domani" e ha elogiato le innovazioni presenti nel dossier di candidatura, come il riutilizzo di siti del 1992, tra cui anche la pista di bob di La Plagne.

 

L'Associazione nazionale degli eletti della montagna (Anem) si è congratulata con le regioni Provenza-Alpi-Costa Azzurra e Alvernia-Rodano-Alpi per l'assegnazione: “L'Anem rallegra di questa decisione, che rafforzerà l'immagine delle Alpi francesi e di tutte le altre catene montuose della Francia. Approva e apprezza le ambizioni sostenibili, parsimoniose e rispettose dell'ambiente date ai Giochi, per i quali sarà nuovamente utilizzato un numero massimo di siti e strutture esistenti. Le Olimpiadi del 2030 sono una grande opportunità per onorare le montagne francesi”.

 

A questo proposito diventa interessante citare i risultati del sondaggio proposto da Alpine mag sulla contrarietà o l'approvazione dei francesi all'organizzazione di questi Giochi Olimpici nelle Alpi Francesi "per compensare l'assenza di un referendum nazionale sull'organizzazione dei Giochi", che ha mostrato come l'89% dei partecipanti fosse contrario, o il movimento NoJo 2030 (di cui avevamo parlato qui). Elementi da mettere in prospettiva e contestualizzare, ma che comunque riflettono una forte opposizione alle Olimpiadi invernali nella loro forma attuale, espressa dalla maggioranza delle persone che vivono nei dipartimenti alpini e ben oltre, e che ci ricordando la rilevanza nazionale di una questione che non può essere lasciata solo alle prerogative delle regioni candidate e al potere decisionale dei loro presidenti.

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