I valligiani rispediscono ad Acqua Sant'Anna il dono di Pasqua: "Sta compromettendo la Valle Stura. Ogni giorno transitano centinaia di camion per il trasporto delle bottiglie"
Alcune delle famiglie che giorni fa si sono viste recapitare il pacco pasquale firmato Acqua Sant’Anna hanno deciso di rispedirlo al mittente, accompagnando il gesto con un’interessante e ironica lettera di spiegazioni. Nella lettera si chiede al presidente e amministratore delle Fonti Sant’Anna un dono alternativo: quello di accontentarsi, di non espandere ulteriormente il proprio impero (nel 2020 Alberto Bertone aveva dichiarato di voler portare la produzione a 3,8 miliardi di litri annui) a discapito della qualità dell’ambiente e della vita della bassa valle, dell’impegno di molti piccoli imprenditori per costruire un turismo di qualità e far fiorire piccole realtà agricole e artigianali
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Una montagna come la disegnerebbe un bambino, lucente di neve immacolata, si staglia contro un azzurro senza pudore. Un’aureola gialla ne cinge la vetta, consacrandone la vicinanza altimetrica e spirituale con il cielo: è l’iconica etichetta dell’acqua minerale Sant’Anna, la più scelta dagli italiani. E gli italiani, modestamente, di acqua in bottiglia se ne intendono: nel 2022 eravamo i primi consumatori di acqua confezionata in Europa (oltre 200 litri pro capite all’anno: quasi il doppio della media europea) e i secondi al mondo (la coppa Rimet dell’acqua in bottiglia se la aggiudica il Messico con 240 litri a persona). Nonostante la qualità dell’acqua del rubinetto in Italia sia tra le migliori d’Europa, il 62% delle famiglie (dato Censis) preferisce l’acqua in bottiglia all’acqua del sindaco, che costa 6mila volte in meno (Istat, 2018), oltre ad avere un impatto ambientale assai minore: ogni giorno in Italia utilizziamo 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 di vetro, con il risultato che in un anno 13,5 miliardi di bottiglie diventano rifiuti da gestire.
Se l’acqua di due sorgenti dell’alta valle Stura di Demonte, in provincia di Cuneo, viene bevuta in tutta Italia, nel Nord Europa, in Cina e negli Stati Uniti (!) è merito dell’intraprendenza della famiglia Bertone, che dal 1996 ha avviato l’attività di imbottigliamento nel comune di Vinadio con la Fonti di Vinadio S.p.A., che attualmente impiega quasi 140 persone. I numeri dell’azienda sono impressionanti: grazie all’impianto automatizzato di produzione più grande d’Europa, vengono imbottigliate 710.000 bottiglie ogni ora, in dieci formati e svariati prodotti, per più di un miliardo di bottiglie vendute all’anno. Senza contare gli altri marchi con cui è distribuita - con packaging e prezzi differenti - la stessa acqua proveniente dalle medesime sorgenti. Negli ultimi dieci anni Sant’Anna ha triplicato il fatturato, registrando ricavi per 276 milioni di euro nel 2020.
Ma sono anche altri i dati che impressionano: per esempio quelli dei circa 1000 autoarticolati al giorno che transitano nella valle, di cui in media il 50% trasporta acqua in bottiglia. Un traffico continuo che rende la SS21 pericolosa, inquina pesantemente l’aria della bassa valle, scoraggia il turismo e squalifica i paesi: le case a ridosso della strada, mutilate dei balconi, tremano a ogni passaggio di un mezzo pesante.
Per questo alcune delle famiglie che giorni fa si sono viste recapitare il pacco pasquale firmato Acqua Sant’Anna hanno deciso di rispedirlo al mittente, accompagnando il gesto con un’interessante e ironica lettera di spiegazioni. Nella lettera si chiede al presidente e amministratore delle Fonti Sant’Anna un dono alternativo: quello di accontentarsi, di non espandere ulteriormente il proprio impero (nel 2020 Alberto Bertone aveva dichiarato di voler portare la produzione a 3,8 miliardi di litri annui) a discapito della qualità dell’ambiente e della vita della bassa valle, dell’impegno di molti piccoli imprenditori per costruire un turismo di qualità e far fiorire piccole realtà agricole e artigianali. Una lettera piena di ironia e dignità, priva di qualsiasi “invidia del bene” verso l’impresa di successo, alla ricerca piuttosto di un confronto costruttivo, tanto più necessario in vista di stagioni sempre più siccitose, povere di quella neve che ormai scintilla solo più sulle etichette dell’acqua in bottiglia.
Il dono è un gesto simbolico importante giocato su tre momenti: il dare, che è totalmente libero; l’accettare, che è altrettanto libero; il ricambiare che diventa un’obbligazione morale solo se si è deciso di accettare l’offerta. Rifiutare il dono pasquale della Sant’Anna rappresenta un gesto di libertà, la rivendicazione di una valle che esiste e resiste oltre una realtà imprenditoriale di indiscutibile successo ma dalla grande impronta ecologica, che dà molto al territorio, ma sicuramente meno di quello che gli toglie in termini di risorse, qualità della vita, visioni di futuro (sempre a proposito di dati: i contributi versati alla Regione Piemonte e ai Comuni per lo sfruttamento delle sorgenti rappresentano a malapena l’1% del fatturato annuale di Acqua Sant’Anna). Se l’impegno green non è solo una dichiarazione d’intenti, se gli stakeholder non sono unicamente nel footer del sito dell’azienda ma anche nei pensieri del consiglio d’amministrazione, allora questo minuscolo gesto di una sparuta ma rappresentativa minoranza (va detto: nessuno dei “restitutori” è residente nel comune di Vinadio, patria dell’acqua Sant’Anna) la riconsegna del pacco verrà letta come un invito all’incontro e al confronto.
Il testo della lettera:
In questi giorni che precedono la Pasqua, in Valle Stura abbiamo assistito a un indaffarato via vai di volontari di associazioni varie e dipendenti di alcune amministrazioni comunali, uniti nel comune sforzo di consegnare a ogni famiglia della Valle i pacchi pasquali offerti dalle Fonti Sant’Anna. Se la Sant’Anna aveva piacere di consegnare il regalo pasquale ai valligiani, perché non ha mandato direttamente i suoi dipendenti?
Ma non è questo il fine della nostra lettera e nemmeno del gesto che intendiamo compiere.
Ancora di più ci ha stupiti il regalo in sé! Da buoni valligiani siamo piuttosto sospettosi nei confronti di chi ci gratifica con un regalo senza chiedere nulla in cambio: infatti da sempre si onora qualcuno con un regalo come gesto di affetto, come gesto di scusa o per conquistarlo.
Escluderemmo il primo caso poiché non ci sentiamo particolarmente amati dalle Fonti, visto che sottraggono miliardi di litri di acqua pubblica alla montagna per far soldi milionari, contribuiscono pesantemente a inquinare la Valle con il passaggio di centinaia e centinaia di TIR e a rovinarne le strade creando un enorme disagio. Questo sta compromettendo fortemente la vocazione turistica della Valle Stura rendendo tutta la bassa valle decisamente poco attraente e pericolosa per la circolazione e annichilisce le prospettive di crescita di molte piccole attività imprenditoriali che si interrogano su quale sarà il domani di questo territorio. Nel nostro futuro, nel futuro dei nostri figli vorremmo vedere questa valle preservata nelle sue bellezze, nella sua unicità, valorizzata per quello che ha, non deturpata e sfruttata. Si può lavorare in sinergia con un territorio, ma prima di tutto occorre prendersene cura, come per la propria famiglia, perché la terra su cui viviamo e le sue risorse non sono nostre, sono solo in prestito.
Come gesto di scusa potrebbe andare bene, se le Fonti si sentissero in dovere di chiederci scusa per le loro azioni, nel qual caso sarebbe utile, oltre al bel gesto, anche provvedere alla riparazione al torto, magari evitando, come invece prospettato, di incrementare ulteriormente il business accontentandosi di ciò che già hanno e di quanto già fanno. In un momento in cui ci si sta focalizzando sul cercare di vivere in modo più sostenibile e leggero per l’ambiente occorrerebbe che proprio le grandi aziende dessero il buon esempio concretamente, fermandosi invece di aumentare e, in questo caso specifico, investendo in modo intelligente magari pensando a mezzi alternativi, meno impattanti e inquinanti.
Sul conquistare il favore della popolazione non vogliamo indagare, perché se così fosse sarebbe un gesto banale che svilisce e disprezza il destinatario.
Si è soliti dire in questi casi che il progresso non può essere fermato: noi diremmo che qui è il possesso a non conoscere limiti a scapito di una valle intera e del suo futuro.
Noi non siamo contrari all’imbottigliamento dell’acqua, perché è un diritto di tutti poterne usufruire, ma siamo contrari alla politica espansionistica che ha seguito e sta seguendo questa azienda, a discapito di una valle intera e delle persone che la abitano, senza curarsi di loro, del loro benessere, della loro qualità di vita e del territorio stesso.
Accontentatevi dell’impero che avete creato e non accrescetelo ulteriormente, questo sarebbe un regalo sicuramente più degno della dignità di questa valle e di chi la abita.