Una famiglia italiana su quattro usa il legno per riscaldarsi, ma non tutti lo fanno correttamente. Alcuni consigli per essere più sostenibili e inquinare di meno
Il legno è la prima rinnovabile termica italiana, viene usato da una famiglia su quattro per riscaldarsi e avrà un ruolo decisivo, secondo il PNIEC, per la transizione ecologica dell'Italia al 2030. Ma l'origine sostenibile della materia prima e il come lo si utilizza fanno la differenza. Alcune Regioni e Province Autonome italiane stanno investendo per dare preziosi consigli relativi all'uso dei biocombustibili legnosi
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Si sono da poco concluse le vacanze natalizie, periodo denso di simboli che si sedimentano, di anno in anno, nel nostro immaginario. Uno di questi è indubbiamente il caminetto acceso, dove ardono crepitando dei bei ciocchi di legna (anche in versione virtuale, come nel famoso video di Netflix che, come ormai da tradizione, ha raccolto milioni di visualizzazioni durante le feste).
Molti non sanno però che dietro questa immagine altamente simbolica c’è la prima fonte di energia rinnovabile termica del nostro Paese, che copre al momento oltre il 65% del calore prodotto da fonti non fossili. Secondo un recente report Istat, uscito nel 2022, il 17% circa delle famiglie italiane fa uso di legna da ardere e il 7,3% di pellet per l’uso domestico, in impianti autonomi o apparecchi singoli, come caminetti e stufe. La filiera foresta-legno-energia giocherà un ruolo decisivo anche nella transizione energetica nel nostro Paese, fornendo, secondo il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), oltre il 43% del calore rinnovabile previsto al 2030.
Ma per considerare il legno davvero una fonte sostenibile di energia rinnovabile e “pulita” non basta fermarsi alla sua calda immagine evocativa e alla sua indubbia importanza nel mix energetico nazionale, attuale e futuro.
Occorre innanzitutto mettere a fuoco l’origine della materia prima: non solo geografica, prediligendo ove possibile legno di origine locale, ma anche selvicolturale. Per essere considerato davvero rinnovabile, infatti, il legno deve provenire da una gestione forestale sostenibile, normata e pianificata, che tenga conto non solo delle esigenze economiche (ed energetiche in questo caso) ma anche sociali e ambientali dei territori di provenienza.
Spesso si sente dire, erroneamente, che le biomasse legnose non sarebbero da considerare rinnovabili perché: “Un albero brucia in una giornata dentro una stufa, mentre per crescere ci ha messo 20-30 anni”. Questa è una critica strumentale e insensata in una logica di gestione forestale sostenibile, perché le aree dove oggi viene utilizzato legname che finisce nella filiera energetica non verranno più toccate per decenni. La materia prima necessaria per gli anni successivi deriverà infatti da altre aree, diventate mature per il taglio. In questa logica di pianificazione degli interventi nello spazio, gli alberi avranno il tempo di ricrescere (e di riassorbile la CO2 biogenica emessa in atmosfera dalla combustione).
Ma per parlare di energia “pulita” al 100%, oltre a questa considerazione sulla gestione forestale “a monte” (e altre considerazioni ambientali che per mancanza di spazio non è qui possibile approfondire) è necessario concentrarsi anche sul “come” i biocombustibili legnosi vengono bruciati. Chi vive in montagna o ama camminare d’inverno sui sentieri delle alte valli avrà ben chiara, specie nei giorni di inversione termica, l’immagine di interi paesi avvolti da una fitta coltre di fumo stagnante. Si tratta di uno dei segnali d’allarme che ci indica che, molto probabilmente, la legna non sia bruciata a dovere, sprecando energia e generando polveri fini potenzialmente dannose per la salute.
Per educare al corretto utilizzo della legna in impianti domestici, la Provincia Autonoma di Bolzano (in cui sono installati 90.000 impianti di riscaldamento a legna, di cui circa 70.000 piccoli impianti come stufe in maiolica, cucine e stufe) ha lanciato in corrispondenza dei mesi più freddi dell’anno una campagna di sensibilizzazione chiamata: “Riscaldare con la legna… ma bene!”.
“La combustione impropria negli impianti di riscaldamento a legna produce diversi inquinanti atmosferici che rimangono nell’ambiente e nelle case delle persone” ha spiegato Georg Pichler, direttore dell’Ufficio Aria e rumore della Provincia di Bolzano, “ad esempio, le emissioni di polveri sottili - PM10 e PM2,5 - sono fino a 50 volte più elevate con una combustione inadeguata rispetto a una combustione corretta. Inoltre, viene prodotto anche l’inquinante cancerogeno benzoapirene”.
I consigli della Provincia di Bolzano sono 6 e, per ciascuno di essi, è stato realizzato un breve reel. Non si tratta della prima campagna di questo tipo, anche altre Regioni e Province stanno infatti investendo sulla necessità di accrescere la cultura sul corretto utilizzo dei biocombustibili legnosi. Un esempio è il Piemonte, da tempo in prima linea su questo tema, che quest’anno ha lanciato la campagna: “Il futuro è nelle tue mani, accendilo responsabilmente”. Anche in questo caso, come per la Provincia di Bolzano, sono stati realizzati video e materiali informativi (caratterizzati da due simpatiche mascotte, Bòsc e Fiammetta).
Le campagne di comunicazione della Provincia di Bolzano e della Regione Piemonte riguardano temi fondamentali, su cui vengono dati preziosi consigli. Si parla, ad esempio, del corretto combustibile da utilizzare e del migliore stoccaggio e stagionatura dello stesso; della corretta accensione della stufa (sembra un’operazione banale, ma non lo è affatto!) e del giusto caricamento della legna per garantire una combustione ideale; della necessaria pulizia e manutenzione degli impianti; dell’efficienza degli edifici riscaldati a biomasse legnose per non sprecare energia preziosa.
QUI si trovano i video-consigli della Provincia Autonoma di Bolzano.
QUI invece i video e i materiali informativi della Regione Piemonte.
Su questo tema vi consigliamo anche l’ascolto di un podcast, chiamato “Una nuova filiERA” e dedicato proprio alla sostenibilità dell’uso energetico delle biomasse di origine forestale, anche in impianti più grandi a servizio di edifici pubblici e reti di teleriscaldamento.
Non basta dire che il legno è energia rinnovabile, come non serve criticare a prescindere l’uso delle biomasse legnose a fini energetici. Conoscere meglio l’origine di questa materia prima e i migliori metodi per utilizzarla correttamente è fondamentale per camminare con più consapevolezza lungo il cammino della transizione ecologica.