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Ambiente

Pale ferme e troppo grandi, impatto sull’avifauna: le "bufale" sull’eolico vanno sfatate per discutere realmente di rinnovabili

I parchi eolici, necessari per la transizione energetica del nostro Paese, sono la fonte rinnovabile più controversa, sia per le dimensioni sia per le aree idonee alla produzione di energia elettrica. Abbiamo un bisogno disperato di rinnovabili ma non tutti i progetti proposti sulle nostre montagne seguono un processo di partecipazione e di ricadute effettive sul territorio. Superare alcune “bufale” sulle pale eoliche per concentrarci su una discussione pragmatica potrebbe sicuramente farci risparmiare tempo prezioso verso la decarbonizzazione

di
Michele Argenta
16 gennaio | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

La notte del 30 agosto 2024, a Villacidro, in Sardegna, un piccolo incendio divampa a causa di bottiglie incendiarie e, in poco tempo, brucia i teli di copertura di alcune pale eoliche in attesa di essere installate. L’attacco contro un parco eolico in costruzione rappresenta il culmine di una lunga battaglia territoriale contro la speculazione e la colonizzazione energetica della Sardegna.

I parchi eolici, necessari per la transizione energetica del nostro Paese, sono la fonte rinnovabile più controversa, sia per le dimensioni sia per le aree idonee alla produzione di energia elettrica. In Sardegna, in Puglia, ma anche sull’Appennino e sulle Alpi, alcune proposte di progetti sono contestate dalla popolazione locale. Mentre alcune richieste risultano costruttive nel dibattito sull’integrazione delle rinnovabili nei territori, false notizie e luoghi comuni si sono infiltrati nelle discussioni generali.

Conoscere le principali “bufale” sull’eolico permette di indirizzare le comunità verso una maggiore comprensione degli impatti e dei benefici dei progetti, evitando di inquinare la il dibattito sulle rinnovabili in Italia, già influenzato dagli interessi dei grandi gruppi che operano nel settore dei combustibili fossili.

 

 

Meglio tanti impianti piccoli che pochi ma grandi

 

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, il 30 dicembre 2024, dalle pagine de Il Resto del Carlino, dichiarava che “usando il buonsenso” la sua associazione aveva proposto al governo un modello basato su “piccoli impianti diffusi, installati su porzioni limitate di terreni marginali, non coltivati”. Tuttavia, la fisica contraddice Giansanti. Dal 2000 a oggi, i diametri delle pale eoliche sono aumentati sensibilmente. Come spiega Mario Giusti, docente dell’Università di Verona, l’energia catturata dalle pale eoliche è proporzionale al quadrato della lunghezza delle pale. Inoltre, il vento aumenta con l’altezza dal suolo seguendo un profilo circa logaritmico, caratterizzato da una velocità media annua maggiore. Di conseguenza, pale più grandi sono necessarie per produrre più energia e per raggiungere le aree dove il vento è più forte: in alto. Un minor numero di pale distribuite, ma più grandi, comporta un consumo di suolo inferiore e un impatto visivo minore sui crinali montani.

 

La produzione di energia è proporzionale al quadrato della lunghezza delle pale

La produzione di energia è proporzionale al quadrato della lunghezza delle pale

 

Le pale che vedo sono quasi sempre ferme e comunque è una fonte di energia intermittente

 

Che vento e sole siano risorse energetiche intermittenti è noto a tutti. Le pale eoliche producono energia quando il vento supera una certa soglia e, mediamente, restano ferme solo in caso di assenza di vento o durante i periodi di manutenzione.

Attualmente, non esistono progetti che prevedano il fermo delle turbine eoliche per lunghi periodi, poiché gli investimenti nel settore si basano sulla producibilità elettrica delle turbine stesse. Di conseguenza, la massimizzazione delle ore di produzione rappresenta un elemento fondamentale nei progetti. L’atlante eolico del RSE può essere un ottimo strumento preliminare per valutare la velocità media del vento in diversi punti e a varie altezze. Le fonti rinnovabili vanno successivamente accompagnate ad un cambiamento dei nostri consumi (una riduzione) e un sistema di accumulo e stoccaggio dell’energia per minimizzare l'aleatorietà di vento e sole.

 

 

L’impatto e la riciclabilità degli impianti eolici

 

La differenza tra le fonti rinnovabili e i combustibili fossili risiede anche nella riciclabilità degli impianti. Mentre le centrali a gas e carbone necessitano di essere continuamente alimentate da combustibili fossili (estratti dal sottosuolo e importati in Italia), le materie prime per la costruzione delle pale eoliche vengono impiegate una sola volta, e la filiera garantisce una percentuale di riciclabilità molto alta. Come ricorda Nicola Armaroli, direttore di ricerca del CNR, sulle pagine di QualEnergia.it: “Quello che non passa è che i materiali rari necessari a costruire queste tecnologie si estraggono solo una volta e poi si riciclano oltre il 90%, dunque si riutilizzano. In quest’ottica non c’è lo spauracchio della disponibilità di materiali, se c’è il riciclo”.

Le immagini delle miniere di materiali rari hanno inondato i social negli ultimi anni per screditare la transizione ecologica, facendo dimenticare gli effetti devastanti che i combustibili fossili hanno avuto sul Pianeta e sulla popolazione mondiale.

 

 

L’eolico impatta sull’avifauna locale

 

L’eolico ha un impatto sulla fauna avicola locale, così come le emissioni delle centrali a combustibili fossili o le nuove infrastrutture. Esistono impatti diretti (come le collisioni) e indiretti (come la perdita degli habitat), ma questi rischi legati all’avifauna possono essere mitigati prima di proporre un progetto in una determinata area. La LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) ha pubblicato una mappa delle zone sensibili per la migrazione e l’habitat di alcune specie, indicando dove sarebbe sconsigliata l’installazione di turbine a causa dell’elevato rischio di impatti.

Oltre alla scelta di un luogo adatto, è possibile agire sui generatori attraverso l’uso di dissuasori ottici o acustici. Tutte queste misure devono essere accompagnate da un monitoraggio continuo dell’impatto. Il rischio zero non esiste, ma è necessario confrontarlo con il rischio legato all’attuale generazione energetica.

 

 

L’eolico deturpa il paesaggio e limita il turismo

 

Non si può negare che i parchi eolici abbiano un grande impatto visivo, specialmente quando si trovano su qualche crinale montano. Uno degli aspetti più delicati quando si parla di rinnovabili è l’impatto sul paesaggio: mentre le centrali a carbone o gas sono localizzate e centralizzate, la produzione da energia solare e fotovoltaica è distribuita e necessità di superfici maggiori rispetto all’uso del fossile. Parlare di conservazione paesaggio come lo conosciamo oggi non considera i mutamenti del paesaggio stesso che ci hanno permesso di conoscerlo allo stato attuale (basti guardare una foto di 70 anni fa di un qualsiasi paesaggio alpino o prealpino per vedere quanto sia cambiato il paesaggio in meno di un secolo). Il paesaggio è sempre cambiato ad opera dell’uomo e l’aggravarsi degli eventi estremi modifica il paesaggio sempre più violentemente, come successo nell’Appennino romagnolo e la causa di questi cambiamenti è data proprio dall’uso del fossile. 

Oltre all’impatto visivo e sul paesaggio, l’impatto sul turismo locale deve essere guidato dalle amministrazioni locali per portare benefici sul territorio. Ad oggi non ci sono evidenze statistiche che i parchi eolici siano causa di una riduzione di un flusso turistico in una determinata zona. Sviluppare un tipo di turismo energetico alternativo è invece possibile, come succede in Germania dove vengono pubblicate guide dedicate e viene spiegato l’impatto di questi parchi sul territorio

 

Gli impatti dell'uso del fossile sul paesaggio sono sempre più frequenti ed intensi

Gli impatti dell'uso del fossile sul paesaggio sono sempre più frequenti ed intensi

 

Nel caso dei parchi eolici, navigare tra speculazioni, notizie fuorvianti e luoghi comuni non è facile. Abbiamo un bisogno disperato di rinnovabili ma non tutti i progetti proposti sulle nostre montagne seguono un processo di partecipazione e di ricadute effettive sul territorio. Tralasciare alcune “bufale” sulle pale eoliche per concentrarci su una discussione pragmatica ci farà risparmiare tempo prezioso durante la decarbonizzazione del nostro Paese.

 

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