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Ambiente

Lo scienziato che insegue le nuvole: "Alcune hanno il potere di raffreddare il pianeta, altre fanno l'opposto"

Federico Bianchi, chimico dell'atmosfera che studia le nuvole dalle vette più alte del pianeta, è l'ospite della nuova puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi", il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia

 

di
Sofia Farina
13 gennaio | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Dal punto di vista del cambiamento climatico studiare le nuvole è fondamentale, perché alcune hanno il potere di raffreddare il pianeta riflettendo la luce solare, altre il potere opposto, in base alla loro composizione" afferma Federico Bianchi, lo "scienziato che insegue le nuvole" nella nuova puntata di "Un quarto d’ora per acclimatarsi", il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia.

 

La carriera stellare di Bianchi, che lo ha portato a vincere, qualche anno fa, il premio di "miglior giovane ricercatore europeo" oltre a finanziamenti multi-milionari per portare avanti le proprie ricerche, si focalizza in realtà sui "semi delle nuvole".

"Il nome scientifico sarebbe nuclei di condensazione - spiega Bianchi, sorridendo - perché le nuvole sono un aggregato, un insieme di goccioline d'acqua, e ognuna di queste goccioline è nata grazie a un seme di nuvola, un nucleo di condensazione sulla quale l'acqua condensa, formando appunto la gocciolina, che poi precipita come acqua o neve".

 

Per questo motivo, studiare queste particelle all'interno delle nuvole, le loro dimensioni, la loro composizione e soprattutto farlo confrontando "che composizione hanno le nuvole oggi rispetto a prima del prima della rivoluzione industriale" è fondamentale per capire l'impatto che le nuvole hanno sul clima e sul cambiamento climatico.

Per farlo, il ricercatore è riuscito a unire le sue due passioni, quella per l'alta montagna, frequentata fin da bambino, e quella per la chimica, scoperta qualche anno dopo, all'università, effettuando campagne di misura alle alte quote in tutto il mondo: in Bolivia, sul Monte Rosa e addirittura al Campo Base dell'Everest.

 

"Dopo la laurea ho iniziato a studiare i semi delle nuvole al Cern di Ginevra, nell'ambito dell'esperimento Cloud - racconta, ripercorrendo la propria carriera da ricercatore - e lì, in Svizzera, c'è un treno che porta direttamente alla quota di 3600 metri, sullo è lo Jungfraujoch e quindi, ai tempi, ho proposto al mio capo di fare le stesse misure del laboratorio, anche direttamente in alta quota, per comparare i risultati".

L'intuizione del ricercatore fu vincente: "Allora nessuno aveva mai fatto queste misure, con questi strumenti, che sono degli spettrometri di massa molto avanzati in alta quota, in quella che si chiama troposfera libera". Da allora, un progetto dopo l'altro, Bianchi ha raccolto dati da tante cime, iniziando a costruire (e a far comprenderne la necessità) una rete di osservazioni di questo tipo.

 

Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

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