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Ambiente

In un mondo più caldo può fare più freddo? In Nord America la temperatura è scesa in picchiata di circa 20°C, ecco perché

Ma come, la temperatura del pianeta aumenta e un continente è avvolto dalla morsa del gelo? Possiamo conciliare le due cose? Certamente sì. L'ondata di freddo che sta colpendo il Nord America non è in alcun modo in contrasto con il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, anzi. Su un pianeta più caldo non possiamo escludere l'occorrenza di episodi di freddo anche estremo. Può sembrare strano eppure è quanto ci dice la climatologia

di
Giovanni Baccolo
21 gennaio | 14:35
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Negli ultimi giorni su larga parte del Nord America la temperatura è scesa in picchiata di circa 20°C. In queste ore quasi l’intero continente nordamericano vede temperature al suolo negative, dall’Alaska al Texas settentrionale, passando per il Canada e le sterminate pianure del Midwest. L’episodio non è poi così insolito, negli ultimi anni sono stati diversi gli eventi freddi di questo tipo. Ne avevamo parlato anche l'anno scorso (qui l'articolo). Il fatto che la temperatura scenda di tanti gradi al di sotto delle medie proprio durante il periodo invernale stuzzica ovviamente la nostra attenzione e installa il dubbio. “Ma come? Il pianeta si scalda e le temperature crollano in questo modo su interi continenti?”. Mettere insieme le due cose può in effetti non essere così scontato.

 

Prima di provare a capire quello che sta succedendo, partiamo da un fatto: il cambiamento climatico e il riscaldamento globale non sono fenomeni lineari e monotonici. Questo significa che la temperatura non cresce sempre allo stesso modo in ogni luogo del pianeta, c’è una forte variabilità e il segnale di riscaldamento di cui quasi sempre si parla non è altro che un media globale. A livello locale o regionale le cose possono muoversi in modo diverso e addirittura contrario al trend globale, soprattutto se circoscriviamo l’intervallo temporale considerato. Cosa significa? Che se consideriamo un periodo di tempo limitato, come una settimana, allora diventa via via più probabile che le temperature possano registrare valori sotto la media. Al contrario se estendiamo l’intervallo a uno o più mesi, questo diventa pressoché improbabile perché su archi di tempo sufficientemente lunghi è il segnale globale di riscaldamento quello dominante.

 

Dobbiamo quindi ricordare che gli episodi freddi invernali sono limitati nel tempo e nello spazio. Durano alcuni giorni e interessano tipicamente un settore continentale per volta: Nordamerica, Europa, Asia.

 


La temperatura al suolo in Nordamerica lunedì 20 gennaio 2025.

 

C’è però una cosa che probabilmente alcuni avranno notato, negli ultimi decenni questi eventi sembrano essere più frequenti, specie in Nord America. Per comprendere questo fenomeno dobbiamo distinguere due aspetti. Da un lato è coinvolta una questione puramente comunicativa. Al tempo del riscaldamento globale fa molta più notizia un evento freddo, anche se in termini statistici potrebbe addirittura non essere nulla di eccezionale. Questo succede per due motivi: da un lato la nostra attenzione è attirata più dalla notizia controcorrente che non da quella allineata con il trend globale. Dall’altra quando si parla di eventi freddi c’è sempre da considerare che chi è scettico sul cambiamento climatico si scatenerà e il motivo è semplice: al tempo del riscaldamento globale non può fare freddo, nemmeno per una manciata di giorni. Ma sarà poi vero? Ovviamente no.

 

E qui veniamo al lato più scientifico della vicenda. Chi governa la discesa dell’aria artica alle medie latitudini? Gli attori in gioco sono essenzialmente due: il vortice polare e la corrente a getto polare. Spesso le due strutture atmosferiche sono confuse tra di loro, eppure la prima si trova solitamente ben centrata sulla regione polare a una quota tra i 30 e i 50 chilometri, la seconda si trova invece più a sud e molto più in basso, tra i 10 e i 20 chilometri a seconda della stagione. Parliamo quindi di due cose diverse. Eppure il vortice e la corrente a getto polari hanno in effetti diversi aspetti in comune e il comportamento di uno influenza quello dell’altra. Il fatto che vengano spesso confusi non deve quindi più di tanto sorprenderci.

 

Entrambe le strutture sono essenzialmente degli anelli di venti sviluppati in quota che si muovono da ovest verso est. Ad alimentare il primo, che ha carattere stagionale, è il fortissimo raffreddamento della superficie terrestre durante la notte artica. Per sei mesi l’Artico irradia energia verso lo spazio ricevendo una miserrima quantità di radiazione solare. La formazione di aria fredda innesca dei moti discendenti che portano l’aria fredda ad accumularsi al suolo sotto al suo stesso peso. La discesa, combinata con la rotazione terrestre, va a creare quei venti ad altissima quota che prendono il nome di vortice polare.

 

Al contrario la corrente a getto polare, che non ha carattere stagionale, è un sistema di venti causato dal forte contrasto che si produce laddove le masse d’aria polare incontrano quelle delle medie latitudini, assai più miti. Il contrasto fa sì che si creino forti gradienti di pressione nella zona di contatto e anche qui la rotazione del pianeta insieme al gradiente barico si combinano per generare questi forti venti che si muovono da ovest verso est. A differenza del vertice polare non dobbiamo raggiungere la stratosfera per trovarli. La corrente a getto polare si sviluppa nella parte più alta della troposfera a una quota che mediamente si aggira intorno ai 15 chilometri.

 


Come il vortice polare e la corrente a getto (rispettivamente polar vortex e polar jet stream) possono provocare la discesa di aria artica alle medie latitudini. Quando queste due strutture si indeboliscono, il loro flusso tende a curvarsi generando enormi anse che portano aria polare verso sud e aria mite verso nord. Fonte: NOAA.

 

In inverno entrambe le strutture sono tipicamente più forti e sviluppate. Perché? Perché in inverno l’Artico è molto freddo e perché il contrasto tra l’aria polare e quella sub-tropicale è massimo. Sia il vortice polare che la corrente a getto quando sono molto forti tendono a isolare le masse d’aria artica nella parte più settentrionale del pianeta. Immaginate di avere una massa d’aria gelida circondata da venti che le ruotano intorno a folle velocità. Dove può andare quell’aria? Da nessuna parte.

 

Discorso diverso quando invece il vortice e la corrente a getto si indeboliscono. Ecco che allora la famosa massa d’aria gelida può trovare uno spiraglio e riuscire a bucare il recinto di venti e correnti che la intrappolano lassù nell’Alto Artico. Ecco perché periodicamente le masse d’aria polare possono lasciare i poli e dirigersi verso le medie latitudini. Questo accade quando il vortice e la corrente a getto, che si influenzano l’uno con l’altra, si indeboliscono.

 

E qui viene il bello. Il cambiamento climatico sta provocando il riscaldamento globale, ma non in modo uniforme. Ci sono regioni che si scaldano più velocemente. Guarda caso la regione artica è proprio quella che si sta scaldando più velocemente e intensamente. Questo significa che la differenza di temperatura tra l’artico e le medie latitudini si sta via via riducendo. Ma vi ricordate chi dava forza alla corrente a getto? Proprio la differenza di temperatura! Una temperatura più uniforme implica una corrente a getto più pigra e incline a far fuoriuscire l’aria gelida dal recinto polare. Ecco perché questi episodi di freddo estremo potrebbero addirittura divenire più frequenti in futuro.

 

Potremmo dilungarci e cercare di capire perché sia il Nordamerica a essere interessato da questi fenomeni con maggior frequenza rispetto all’Europa. Ma questa sarebbe un’altra lunga storia da raccontare. Sicuramente dobbiamo però tenere a mente una cosa: il sistema climatico è complesso; se perturbato non possiamo aspettarci che risponda in modo semplice e lineare. In un mondo sempre più caldo non è assurdo che si verifichino locali e temporanei eventi freddi con una frequenza addirittura più alta che in passato.

 

I più curiosi possono trovare nel video qui sotto qualche dettaglio in più su questi eventi e sulle loro cause meteorologiche/climatiche.

 

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