30 minuti in eliski equivalgono a 300 chilometri in auto. Il turismo di lusso ha un impatto ambientale e bisogna comunicarlo correttamente
Un recente servizio di Rai Trentino dal titolo "Viaggi brevi, non c'è impatto ambientale eccessivo" sponsorizzava un nuovo servizio di trasporto aereo di lusso nelle Dolomiti. Dati alla mano, l'impatto per singolo utente è elevato ed equivale a 300 chilometri percorsi in auto. Nell'era della "misinformazione" (secondo Treccani sono informazioni non accurate i cui contenuti se diffusi frettolosamente rischiano di essere accettati come veritieri perché difficili da verificare), contestualizzare i dati e le emissioni permette di capire il reale impatto, ambientale e sociale, di queste offerte turistiche
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Un recente servizio di Rai Trentino dal titolo "Viaggi brevi, non c'è impatto ambientale eccessivo" sponsorizzava un nuovo servizio di trasporto aereo di lusso nelle Dolomiti.
Come evidenziato dal testo del servizio, i pacchetti turistici destinati ad una fascia ad alto reddito sarebbero "l'ultima frontiera di un turismo finito al centro delle polemiche: da una parte, gli ambientalisti e tutti coloro che vorrebbero una montagna più tutelata, dall'altra, il divertimento in quota. A chi li critica per l'inquinamento, Berhane (executive manager dell'azienda, n.d.r.) replica così: "Utilizzando il servizio di 10, 20, 30 minuti l'impatto che abbiamo sicuramente non è così eccessivo".
Quando si parla di emissioni e soprattutto di emissioni legate al turismo del lusso bisogna ragionare in termini numerici anziché ideologici. Secondo l'ultimo rapporto Oxfam, "nel 2023, un miliardario tra i 23 più ricchi al mondo ha volato in media 184 volte su jet privati, trascorrendo complessivamente 425 ore in volo e generando una quantità di emissioni pari a quella che un cittadino medio produrrebbe in 300 anni". Vivere in un sistema chiuso (il Pianeta Terra) regolato dalla fisica ci obbliga a fare i conti con le emissioni, le conseguenze sui territori e sulle società e di conseguenza sulle disuguaglianze. I dati, in questo caso, possono aiutarci.
Il calcolo delle emissioni per un volo di 30minuti sulle Dolomiti
Per calcolare le emissioni pro-capite di un volo turistico di fascia alta bisogna partire da dati concreti. Considerando un volo di 30 minuti su un AS 125 ecureil, che ospita 1 pilota e 5 passeggeri, il consumo di carburante è di circa 180 l/h (fonte swisshelicopter.ch), dunque circa 90 litri di cherosene per viaggio.
1 chilogrammo di cherosene (1,25 litri) produce 3,15 chilogrammi di CO2 (fonte Ufficio federale dell’aviazione civile UFAC) che equivale a un totale di 226,8 chilogrammi di CO2 per il volo di 30 minuti. Dividendo questo valore per i passeggeri (incluso il pilota), le emissioni pro-capite sono di circa 40 chilogrammi di CO2 per i 30 minuti di volo.
Per offrire un termine di paragone, confrontiamo le emissioni di CO2 del nostro volo con quelle prodotte da un'auto nuova. Secondo ISPRA, in Italia un'auto di nuova immatricolazione in media emette circa 119,3 grammi di CO2/km, per cui le emissioni di CO2 prodotte da ciascun passeggero del volo equivalgono a quelle emesse in un viaggio di 317 chilometri in auto.
Ricapitolando:
- analisi di un volo di 30 minuti su un AS 125 ecureil;
- consumo di circa 90 litri di cherosene per viaggio;
- 226,8 chilogrammi di CO2 emessa per i 6 passeggeri;
- il volo turistico equivale a 317 chilometri percorsi in auto per ogni passeggero.
Tutt'altra cosa riguarda i voli in jet (al centro delle polemiche delle scorse settimane): utilizzando un Aero L-39 Albatros per 30 minuti le emissioni salirebbero ad un equivalente di 7000 chilometri percorsi in auto.
Parlare di emissioni non dovrebbe essere un appannaggio solo degli "ambientalisti" (qui si potrebbe aprire un capitolo sulle responsabilità civiche di ogni individuo) ma dovrebbe diventare una base comune di discussione sugli effetti che le singole azioni possono avere sul luogo che abitiamo. Nell'era della misinformazione (secondo Treccani sono informazioni non accurate i cui contenuti se diffusi frettolosamente rischiano di essere accettati come veritieri perché difficili da verificare), contestualizzare i dati e le emissioni permette di comprendere il reale impatto che queste attività possono avere su un territorio fragile come le Dolomiti.