“Stiamo giocando con il fuoco, ma non possiamo più permetterci di giocare con il tempo”. Unep lancia un appello alla cooperazione internazionale
Il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep) ha pubblicato il rapporto 2024 su quello che viene definito l'Emission gap (essenzialmente sullo stato delle emissioni globali di gas serra), dal titolo "basta aria calda, per favore". Questo mette in luce l’urgenza di agire per evitare per evitare l'attuale traiettoria di un aumento della temperatura ben oltre i 2°C nel corso di questo secolo
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il Rapporto 2024 sull’Emissions Gap (ovvero sullo stato delle emissioni globali di gas serra) del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep), intitolato "No more hot air… please!" (che potremmo tradurre con "basta aria calda, per favore"), mette in luce l’urgenza di agire per evitare l'attuale traiettoria di un aumento della temperatura globale. La relazione sottolinea che, per limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C, le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019. Senza questi interventi decisivi, il mondo rischia un aumento della temperatura fino a 3,1°C entro la fine del secolo.
Gli attuali contributi nazionali determinati (che sono gli impegni, in termini di azione per il clima, presi dai singoli paesi) anche se pienamente implementati, non sono sufficienti. La mancanza di azioni più ambiziose porterebbe a un riscaldamento compreso tra 2,6°C e 3,1°C, con impatti devastanti su persone, economie e ecosistemi. È evidente, secondo il rapporto, che senza un'azione globale coordinata e interventi significativi a livello politico e finanziario, l'obiettivo di 1,5°C sarà fuori portata in pochi anni.
Questo messaggio è particolarmente rilevante per le regioni montane del mondo, che sono tra le aree più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. L’aumento delle temperature globali sta accelerando la fusione dei ghiacciai, destabilizzando gli ecosistemi montani e mettendo a rischio le risorse idriche che dipendono dai ghiacciai perenne e dai bacini idrografici. Le comunità montane, spesso già isolate e economicamente svantaggiate, vedono aggravarsi le sfide che devono affrontare, soprattutto in termini di sicurezza alimentare, approvvigionamento idrico e gestione del territorio a causa delle temperature sempre più estreme e delle precipitazioni imprevedibili.
Il rapporto dell'Unep sottolinea che esiste un margine tecnico per ridurre le emissioni, grazie a tecnologie come l’energia solare, l’eolica e la gestione sostenibile delle foreste. La maggiore diffusione di energie rinnovabili potrebbe coprire fino al 27% del potenziale di riduzione delle emissioni entro il 2030, e il 38% entro il 2035, mentre interventi sulle foreste potrebbero contribuire per un ulteriore 20%. Tuttavia, per realizzare queste riduzioni, sarà necessaria una mobilitazione globale senza precedenti, con un aumento degli investimenti per la mitigazione delle emissioni pari a sei volte quelli attuali.
Anche se tecnicamente possibile, il rapporto avverte che solo con un'azione tempestiva e coordinata si potrà colmare il divario delle emissioni. È fondamentale che le nazioni si presentino alla Conferenza per il Clima delle Nazioni Unite (Cop29) a Baku con impegni concreti e forti, sfruttando questo evento come trampolino di lancio per aggiornare gli impegni nazionali in vista dell'edizione successiva in Brasile.
Il direttore esecutivo dell'Unep, Inger Andersen, ha lanciato un monito: “Stiamo giocando con il fuoco, ma non possiamo più permetterci di giocare con il tempo”. L’urgenza è chiara: il ritardo nella riduzione delle emissioni rende il compito più difficile ogni anno che passa. Per limitare il riscaldamento a 1,5°C, sarà necessario ridurre le emissioni del 7,5% all'anno fino al 2035, mentre per mantenere l'aumento della temperatura entro i 2°C occorrerà un taglio del 4% annuo.
Il rapporto pubblicato da Unep lancia un appello alla cooperazione internazionale per affrontare quella che viene definita una delle più grandi sfide del nostro tempo. Per le regioni montane e le loro comunità, le azioni intraprese nei prossimi anni determineranno la loro capacità di adattarsi e sopravvivere in un mondo che sta diventando sempre più ostile e imprevedibile.