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Ambiente

“Il bosco in classe, una lezione di sostenibilità”: spunta una grande scritta nella piazza di Oulx, in Val Susa. Un messaggio per dare valore alla filiera locale bosco-legno-energia

In Val Susa, da diversi anni, si stanno sviluppando piccoli e diffusi impianti termici a biomasse legnose alimentati da cippato di legno locale e certificato. Un modo per sostituire fonti fossili di energia con gli scarti di lavorazione di una materia prima rinnovabile e locale: il legno. Ma c'è bisogno di comunicazione ed educazione, per evitare incomprensioni e polemiche 

di
Luigi Torreggiani
16 maggio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A Oulx, in Val Susa, negli scorsi giorni è apparsa una grande scritta. È spuntata in una piazza centrale, Piazza Garambois, dove è impossibile non notarla. Recita così: “Il bosco in classe. Una lezione di sostenibilità”.

 

Bosco, classe, lezione, sostenibilità: quattro parole chiave che ci raccontano di una storia, un caso esemplare che può essere d’ispirazione per tanti altri paesi e valli di montagna.

 

Chi scrive è in parte “responsabile” di quella scritta, questo va messo in chiaro fin da subito. Un pomeriggio di alcuni mesi fa Giorgio Talachini, imprenditore boschivo locale e titolare della cooperativa forestale “La Foresta”, mi aveva inviato un messaggio contente una sfida: “Voglio inventarmi uno slogan significativo, che faccia riflettere. Mi aiuti, tu che hai dimestichezza con le parole?”. Conoscendo il progetto ho detto immediatamente di sì: è così che è nata, in una chat di WhatsApp, quella grande scritta.

Dietro la scritta comparsa a Oulx c’è una costruzione in legno. E dentro la costruzione c’è una caldaia, destinata a scaldare una scuola. Una caldaia a cippato di legno (piccole scaglie derivanti dalla triturazione di tronchi e rami), che ha sostituito una centrale termica a gasolio permettendo di non immettere in atmosfera diverse decine di tonnellate di CO2 fossile. Una caldaia alimentata da una materia prima rinnovabile, al cento per cento locale e proveniente da boschi certificati per la Gestione Forestale Sostenibile attraverso lo schema PEFC.

 

Già così, la storia varrebbe la scritta. Ma ci sono altri tre passaggi fondamentali che rendono questo caso, per fortuna non isolato, un vero e proprio esempio da osservare con attenzione.

 

Il primo è che, contestualmente all’installazione della nuova caldaia, la scuola è stata coibentata  e isolata, permettendo un risparmio dell’energia primaria necessaria per riscaldare l’edificio di circa il 30%.

 

Il secondo è che la nuova caldaia installata, tecnologicamente all’avanguardia, ha livelli di emissione di polveri fini (uno dei problemi dell’uso energetico del legno) bassissimi, ben al di sotto ai limiti di legge, anche grazie all’elevata qualità del cippato immesso nella stessa.

 

Il terzo, fondamentale in una razionale visione dell’utilizzo delle biomasse forestali come fonte di energia, è che quel legno diventato cippato, che alimenta la caldaia, è solo lo scarto di una filiera ben più articolata e complessa. Si chiama “approccio a cascata” ed è ciò che ci chiedono tutti i documenti nazionali e internazionali sulla sostenibilità forestale: utilizzare per usi energetici solo quel legno “di scarto” che non può diventare un manufatto durevole. In questo modo si razionalizza l’utilizzo di questa risorsa preziosa e rinnovabile, stoccando carbonio per moltissimo tempo.

 

La cooperativa La Foresta di Giorgio Talachini sta investendo sempre di più, negli ultimi anni, nella sua segheria-falegnameria interna, dove produce travature, mobili e arredi urbani. Con gli scarti di questa filiera alimenta poi, a cascata, tante piccole centrali termiche a cippato, che in diversi comuni della valle sono andati a sostituire caldaie a gasolio, come nel caso di Oulx. Questo ha permesso di generare economia territoriale, di gestire i boschi locali investendo anche, ad esempio, in attività antincendio e di promuovere l’utilizzo del legno locale sia come materia prima rinnovabile che come fonte di energia.

 

Spesso l’utilizzo delle biomasse ad uso energetico è criticato a priori. Lo slogan “non bruciamo i nostri boschi” viene urlato indicando nell’energia derivante legno una stortura della transizione ecologica. In realtà… dipende! Se ben progettati e inseriti con intelligenza nei territori, piccoli impianti termici diffusi possono rappresentare un importante valore aggiunto per le aree interne del paese, dando un contributo decisivo alla decarbonizzazione e permettendo di valorizzare materiale che altrimenti non avrebbe altre destinazioni locali. 

Ecco allora che la scritta “Il bosco in classe. Una lezione di sostenibilità” assume un significato strategico, persino politico. Tornare a parlare di gestione forestale sostenibile nelle comunità, in particolare nelle scuole, e farlo anche attraverso un caso così concreto, è fondamentale per affrontare il futuro della transizione energetica nei contesti alpini con un approccio aperto alla complessità e non annebbiato da inutili retoriche.

 

“Con quella scritta abbiamo voluto lanciare un messaggio, giocando in attacco dal punto di vista comunicativo”, spiega Giorgio Talachini a L'AltraMontagna. “Troppo spesso le utilizzazioni forestali e la valorizzazione energetica del legno vengono demonizzate nel discorso pubblico. Noi, che qui lavoriamo seguendo le regole e le migliori buone pratiche, dobbiamo essere i primi a saperci raccontare meglio. Per questo la scritta, apposta di fianco alla scuola, ha un doppio significato: raccontare la filiera sostenibile che sta dietro il calore che scalda l’edificio e che troppo spesso è ignorata, ma anche ripartire dai più giovani, dall’educazione”.

 

I ragazzi della scuola di Oulx, ormai caratterizzata da quella grande scritta, scopriranno che il calore che permetterà loro di assistere al calduccio alle lezioni deriva dai loro stessi boschi, quegli stessi che, in fondo, hanno scaldato gli inverni dei loro nonni e bisnonni. Capiranno che oggi questo avviene con tecnologie moderne, non inquinando e non sprecando energia né materia prima. Non saranno solo consapevoli dell’esistenza di questa filiera locale, ma probabilmente anche un po’ orgogliosi, perché capiranno che dietro quella piccola-grande scritta ci sono boschi ben gestiti, c’è valore che resta sul territorio, c’è produzione di materia prima ed energia rinnovabile, c’è risparmio economico per la collettività, c’è pianificazione e quindi rispetto per l’ambiente forestale.

 

L’esperienza di Giorgio Talachini è raccontata anche in un podcast in 6 puntate, che vi consigliamo di ascoltare. Un reportage vocale, prodotto da Compagnia delle Foreste, che attraverso casi reali racconta di come l’energia dal legno può diventare davvero sostenibile. Si intitola “Una nuova filiERA” e, tra gli intervistati, c’è anche Alberto Dotta, dottore forestale e animatore della gestione dei boschi della Val Susa che purtroppo è prematuramente scomparso.

 

“Quella scritta, in fondo, è dedicata anche ad Alberto, che ha sempre creduto non solo nella buona gestione forestale, ma anche nel ruolo della comunicazione e dell’educazione su questi temi. Sarebbe contento di osservarla ogni giorno nella piazza del paese”, conclude Giorgio Talachini.

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