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Ambiente

Un gruppo di donne per spegnere gli incendi boschivi nello stato hymalayano dell'Uttarakhand: storia di Sonia Bhist e del ruolo delle comunità locali

La giornata di oggi è l'ultima di Cop29 ad avere un tema specifico, quello di "persone indigene, parità di genere, natura e biodiversità". Raccontiamo allora una storia che parla di cambiamento climatico e foreste, di collaborazione con gli abitanti dei villaggi e di gestione dei rischi basata su strategie che derivano non solo dalla ricerca scientifica, ma anche dalla conoscenza tradizionale. Per farlo, ci rechiamo nello stato hymalayano dell'Uttarakhand

di
Diario da Cop29
21 novembre | 19:00

Siamo giunti all’ultima giornata tematica di Cop29, da domani ci si dedicherà solamente ai negoziati: in teoria la Conferenza dovrebbe chiudersi domani, ma non ci crede nessuno (non si tratta di un fatto straordinario) visto che la prima bozza del testo finale sull’obiettivo finanziario è arrivata alle prime ore di oggi.

 

Persone indigene, parità di genere, natura e biodiversità: questi i temi di oggi, giovedì 21 novembre, e allora partiamo con una storia che mi ha raccontato stamattina Vishwas Chitale, del Consiglio sull’energia, l’ambiente e l’acqua (Ceew), un istituto di ricerca indiano che si dedica “a tutte le questioni che riguardano l’uso, il riutilizzo e l’abuso delle risorse”.

 

Si tratta di una storia che si svolge nello stato himalayano dell’Uttarakhand, che confina con il Tibet e il Nepal rispettivamente a nord e a est, e ha una superficie coperta da foreste per il 63% e montuosa per l’86%. Inoltre, due dei fiumi più importanti per l’Induismo nascono proprio dai ghiacciai della regione: il Gange dal Gangotri e lo Yamuna dallo Yamunotri.

 

La protagonista di questa storia è una donna con poco più di trent’anni di nome Sonia Bhist, che abita in un villaggio dell’Uttarakhand e la cui vita fino a pochi anni fa si limitava alle faccende domestiche e alla gestione, insieme al marito, di un negozio di tè a Sitlakhet, una delle principali attrazioni turistiche delle colline incontaminate della regione.

 

Qualche anno fa qualcosa ha iniziato a preoccuparla  negli ultimi anni qualcosa ha iniziato a preoccuparla: le foreste che circondano il villaggio di Kharkiya bruciavano con maggiore frequenza rispetto al passato. Secondo un'analisi del Centro di ricerca in cui lavora Chitale, dal 2000 i casi di incendi boschivi sono aumentati di 10 volte in India. Gli incendi boschivi mortali sono diventati un disastro ricorrente nell’Uttarakhand, in particolare durante i “mesi del fuoco”, prolungati periodi di siccità tra febbraio e giugno, che ne favoriscono la propagazione, e che sono resi più frequenti e intensi dal cambiamento climatico.

 

Gli incendi contribuiscono anche a lasciare la regione sotto stress idrico: i terreni collinari dipendono fortemente dalle sorgenti naturali e gli alberi contribuiscono alla ricarica delle falde acquifere nel bacino di raccolta delle sorgenti. Ultimamente, però, diverse sorgenti si sono prosciugate a causa dell'aumento della frequenza degli incendi boschivi.

 

Spesso gli incendi sono causati dalla combustione di residui agricoli, spiega Chitale, e la vicinanza delle coltivazioni alle foreste peggiora la situazione.

 

Di fronte a questa situazione in rapido peggioramento, Sonia ha deciso di non rimanere una spettatrice, ma di agire, prendendo spunto da alcuni gruppi di auto-aiuto femminili che si occupano di spegnere gli incendi boschivi nelle regioni vicine. E così, sotto la sua guida, le donne di Kharkiya si sono mobilitate per formare un gruppo, un mahila mangal dal.

 

Come responsabile del comitato, Sonia ha iniziato a convocare riunioni regolari per fare informazione e incoraggiare gli altri a proteggere le foreste ed è riuscita a convincere i valligiani di smettere di bruciare i residui delle coltivazioni per prevenire ulteriori incendi boschivi.

 

Il gruppo di donne è presto diventato una sorta di nucleo operativo di vigili del fuoco, che aiuta i forestali: ricevono informazioni sugli incendi boschivi tramite whatsapp, si riuniscono in gruppo per coordinarsi e si recano a spegnerlo, armate di attrezzi agricoli e rami di alberi, unendosi agli abitanti dei villaggi vicini per spegnere rapidamente gli incendi.

 

Per spegnere il fuoco a livello del suolo, gli abitanti del villaggio creano delle linee e le spengono con i rami degli alberi, mentre per spegnere gli incendi che si propagano da un albero all'altro, attraversano le linee antincendio della foresta e le spengono.

 

Chitale ci tiene a sottolineare quello che gli sembra l’aspetto più interessante di questa storia, quello che ci permette di trarne una lezione più generale: i funzionari forestali affermano che la gestione degli incendi boschivi non è possibile senza la partecipazione della comunità, essenzialmente perché sono in costante carenza di manodopera. In più, la collaborazione con gli abitanti del villaggio è quasi l’unico modo per riuscire a mettere in atto una risposta rapida.

 

Gli sforzi di collaborazione dei funzionari forestali e delle comunità di Sitlakhet rappresentano un modello intelligente e sostenibile che può aiutare a prevenire e gestire gli incendi boschivi in tutto il Paese e rientra in quelle esperienze di collaborazione tra amministratori locali, ricercatori scientifici e abitanti delle terre alte, di cui ho sentito parlare costantemente nelle stanze di questa conferenza.

 

l'autore
Diario da Cop29

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)

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