Quell’evento all’anno che influenza il futuro del clima, un passo verso la prossima COP29
Tra poche settimane, a Baku, in Azerbaigian, inizierà la ventinovesima Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, conosciuta come Cop29 (da "Conferenza delle Parti"). Come L'AltraMontagna seguiremo la conferenza dal posto e ve la racconteremo giorno dopo giorno. Per arrivare pronti a seguirla, facciamo un ripasso sulla diplomazia climatica e i suoi strumenti
A cura di Sofia Farina
Le Cop, un acronimo che sta per "Conferenze delle Parti", sono degli incontri annuali organizzati nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), il cui obiettivo principale è coordinare gli sforzi globali contro il cambiamento climatico. Queste conferenze rappresentano un momento chiave di negoziazione tra i Paesi firmatari, volti a discutere e concordare azioni per ridurre le emissioni di gas serra e limitare l'impatto del riscaldamento globale.
La prima Conferenza delle Parti si è tenuta a Berlino nel 1995 e da allora la lotta al cambiamento climatico ha assunto sempre più importanza nell'agenda politica internazionale, coinvolgendo governi, organizzazioni non governative e il settore privato.
Le Cop sono il principale spazio di esercizio della diplomazia climatica, quel processo attraverso il quale i Paesi negoziano su questioni climatiche, cercando un equilibrio tra l'imperativo di proteggere il pianeta e le necessità economiche e politiche nazionali. Si tratta di un percorso complesso, che richiede grandi sforzi diplomatici e che si basa su alcuni principi fondamentali, come quello della giustizia climatica e delle responsabilità comuni ma differenziate. Quest'ultimo, in particolare, si riferisce al fatto che intorno al tavolo (letteralmente) di discussione ci sono Paesi che hanno responsabilità e capacità molto diverse tra loro: per questo motivo, semplificando, le nazioni più ricche e industrializzate sono chiamate a fare di più, mentre quelle in via di sviluppo cercano supporto per adattarsi e crescere in modo sostenibile.
Nel corso degli anni, le Cop hanno rappresentato tappe fondamentali nella definizione delle strategie globali sul clima. Un momento storico cruciale è stato la COP3 nel 1997, tenutasi a Kyoto. In quell’occasione fu adottato il Protocollo di Kyoto, il primo accordo internazionale vincolante che impegnava i Paesi industrializzati a ridurre le loro emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Nonostante la sua importanza, l’accordo ha avuto delle limitazioni, in particolare per la mancata ratifica da parte di alcuni grandi emettitori, come gli Stati Uniti.
La COP15 del 2009 a Copenaghen ha rappresentato un altro passaggio critico, ma con risultati contrastanti. Le aspettative erano altissime, ma la conferenza non riuscì a raggiungere un accordo vincolante sui tagli alle emissioni. Tuttavia, è stato siglato l'Accordo di Copenaghen, che riconosceva la necessità di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C, ma senza definire impegni concreti da parte dei Paesi.
Un punto di svolta decisivo si è avuto nel 2015 con la Cop21 di Parigi. In questa conferenza è stato raggiunto l'Accordo di Parigi, un trattato storico in cui le nazioni si sono impegnate a contenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, puntando idealmente a limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Ogni Paese ha presentato i propri piani di riduzione delle emissioni, chiamati NDC (che sta per "Nationally Determined Contributions"), con l'obbligo di aggiornarli e rafforzarli ogni cinque anni.
Nel 2021, la Cop26 di Glasgow ha riaffermato gli impegni presi a Parigi, con una maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla transizione energetica. Tra i risultati principali vi è stato l'accordo per ridurre gradualmente l'uso del carbone e l'adozione di nuove misure di adattamento per i Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.
Infine, la Cop27 di Sharm El-Sheikh, tenutasi nel 2022, è stata significativa per l'introduzione di un fondo destinato a compensare i danni e le perdite subiti dai Paesi più colpiti dal cambiamento climatico. Questo fondo, richiesto da anni dalle nazioni in via di sviluppo, è stato un importante riconoscimento della necessità di sostenere economicamente chi è maggiormente vulnerabile agli impatti del riscaldamento globale.
Tra meno di un mese si apriranno i lavori della Cop29 a Baku, in Azerbaigian, che rappresenterà un'altra occasione per monitorare i progressi fatti finora e discutere nuovi impegni in vista del 2025, quando i Paesi dovranno aggiornare i loro Ndc. Oltre alla riduzione delle emissioni, si darà molta importanza all'adattamento ai cambiamenti climatici, al finanziamento delle misure di mitigazione e alla giustizia climatica, con un'attenzione particolare verso le nazioni più vulnerabili.
Questo è il primo articolo di una serie che verrà raccolta nel blog intitolato "Diario da Cop29" in cui io, Sofia Farina, seguirò da vicino lo svolgimento della Conferenza delle Parti di quest'anno, riportando i principali sviluppi, le negoziazioni tra i Paesi e gli accordi che emergeranno dai tavoli di discussione.
Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)