"Può ridurre l'ansia fino al 30%". La più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale
Federica Zabini e Francesco Meneguzzo sono ricercatori del team dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche che da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze. Sono anche i curatori della mostra "The Mountain Touch", da poco approdata al Muse In una chiacchierata, ci raccontano che cos'è la terapia forestale e quali sono gli obiettivi delle loro ricerche
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Si parte dai benefici generali della frequentazione degli ambienti boschivi - inizia così la spiegazione di cosa sia la terapia forestale da parte di Federica Zabini, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche - perché anche a livello intuitivo si comprende come un recupero del contatto con la natura, soprattutto in tempi contemporanei in cui molti soffrono davvero di un deficit di esso, possa essere benefico”. Il team di ricerca di cui fa parte la ricercatrice da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze.
“Noi quantifichiamo questi effetti dal punto di vista scientifico e quindi evidenziamo e valutiamo gli eventuali effetti significativi sul soggetto dal punto di vista statistico, come per qualsiasi terapia”. Infatti lo status di "terapia" implica anche la possibilità di prescriverla, e per farlo è necessario avere quantificato e caratterizzato i suoi effetti.
“Per quanto riguarda i nostri obiettivi di ricerca, in sintesi, miriamo a capire quali siano i meccanismi e i fattori che determinano specifici effetti sulle persone - spiega Francesco Meneguzzo, ricercatore del Cnr nello stesso team di Zabini - oltre che chiaramente valutare e misurare gli stessi effetti sulle persone".
Nello specifico, il team di Zabini e Meneguzzo, negli ultimi anni ha portato avanti numerosi studi: “Abbiamo iniziato misurando e valutando l'effetto degli aerosol forestali volatili che vengono emesse dalle piante, che si trovano in concentrazioni consistenti in ambienti forestali, e come questi composti, attraverso l'inalazione, possano determinare degli effetti a livello psicologico e fisiologico”.
Il focus principale, in termini di effetti sulle persone, è stato relativo all’impatto sull’ansia e sull’asma, spiegano.
"Ci siamo occupati degli elementi oggettivi e misurabili dell'esperienza di immersione in foresta: uno sono i suoni e l'altro è la composizione atmosferica” chiarisce Meneguzzo.
Quando parlano dei suoni, intendono la presenza di suoni naturali e l'assenza di suoni artificiali. E su questo argomento, ad esempio: “Emerge chiaramente dalle ricerche che le esperienze in cui i suoni artificiali intervengono durante l'esperienza sono compromesse”.
“C’è ancora poco materiale su questi temi in letteratura - continua Meneguzzo - ma è chiaro che i suoni sono più efficaci della vista in termini di impatto sul nostro stato psicofisico”.
Per quanto concerne le proprietà dell'atmosfera forestale, essenzialmente “ciò che si monitora sono la quantità e la composizione dei monoterpeni, degli oli essenziali rilasciati dalle piante e dal suolo forestale in aria, e l'esposizione alla loro inalazione". Relativamente a questo, spiegano “abbiamo sostanziato l'appellativo di terapia attraverso due linee, una psicologica e una fisiologica. Su quella psicologica abbiamo determinato, su un gran numero di partecipanti e per mezzo di una statistica di livello clinico, un effetto significativo e intenso sui sintomi di ansia”.
Continua Meneguzzo: “L’effetto della sola esposizione a monoterpeni rende conto fino al 30% dell'effetto complessivo di riduzione dell'ansia, e l'effetto è dipendente dalla dose”.
Sul piano fisiologico, invece: “Noi abbiamo verificato gli effetti attraverso un'esperienza diretta in un'estate, in collaborazione con il Centro per la Cura dell'Asma Infantile e Adolescenziale di Misurina”. Tramite l’osservazione di decine di pazienti è risultato evidente come l'effetto sia dipendente dalla dose dell’inalazione.
“L’attività sperimentale, nel corso di alcuni anni, si è svolta in una quarantina di siti diversi tra cui anche alcuni parchi cittadini - spiega Zabini - prevalentemente però in ambienti collinari e montani, nelle zone delle Alpi, in Sicilia, Calabria, negli Appennini, in zone molto diverse tra loro”.
Infatti la caratterizzazione dei diversi ambienti, per componente sonora ma anche da un punto di vista ecologico-forestale, è uno degli obiettivi della ricerca. “Oltre a capire e studiare i fattori che incidono sull’effetto finale, è nostro obiettivo anche capire quali sono i luoghi ottimali, che caratteristiche devono avere sotto più punti di vista per arrivare poi a una anche definizione di protocolli legati alle diverse esigenze degli utenti” conclude Zabini.
Zabini e Meneguzzo sono i curatori scientifici della mostra The Mountain Touch, da poco approdata al Muse, il museo delle scienze di Trento, che offre stimoli visivi di carattere artistico e al contempo introduce una serie di temi e di ricerche scientifiche attuali, relativi alle implicazioni positive e negative nella relazione tra umano, montagna e natura in senso più ampio.