Produrre più legno o tutelare maggiormente la biodiversità? Sette proposte per cercare un difficile equilibrio
A Roma si è svolta la settima edizione del Forum “La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare” di Legambiente. Durante l'evento è stato è stato presentato il “Report Foreste 2024” e sono state lanciate sette proposte per il Governo. L'obiettivo dell'associazione ambientalista è di cercare un equilibrio tra produzione sostenibile di una materia prima rinnovabile come il legno e conservazione della biodiversità forestale, nel contesto di una gestione attiva e multifunzionale delle foreste italiane
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il 30 ottobre a Roma si è svolta la settima edizione del forum nazionale di Legambiente dedicato alla bioeconomia che può derivare da una corretta e sostenibile gestione delle foreste. Durante l’evento, intitolato “La Bioeconomia delle Foreste. Conservare, ricostruire, rigenerare”, è stato presentato il “Report Foreste 2024” e sono state lanciate sette proposte per il Governo che, secondo l’associazione ambientalista, meriterebbero un intervento rapido, deciso e puntuale.
Il Forum di Legambiente ha rappresentato in questi anni un importante momento di sintesi e confronto tra i principali portatori d’interesse sul tema della gestione forestale, dove lo stimolo è sempre stato quello della ricerca di un non sempre semplice punto di equilibrio tra esigenze di conservazione e di produzione sostenibile. Parlare di incremento della produzione legnosa - per le esigenze della bioeconomia nel contesto della transizione ecologica - e di tutela della biodiversità forestale nello stesso Forum, organizzato per altro da un’associazione ambientalista, potrebbe stonare a qualcuno e sarebbe stato quasi impensabile soltanto una decina di anni fa. Ma la sfida che abbiamo di fronte, tra crisi climatica da un lato e crisi della biodiversità dall’altro (due emergenze profondamente interconnesse) è proprio quella di delineare strategie, azioni e norme in grado di guidarci in questo terreno assai delicato e a forte rischio di conflitti.
“Il Forum la Bioeconomia delle Foreste in questi primi sette anni ha contribuito tantissimo nella crescita della consapevolezza sul ruolo degli ecosistemi forestali”, spiega Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette Legambiente, “ma c’è ancora tanto da fare, soprattutto per quanto riguarda la tutela e la conoscenza scientifica dei nostri boschi e delle filiere forestali, per raggiungere livelli di pianificazione, certificazione e gestione forestale sostenibile accettabili, per rafforzare le politiche regionali e territoriali ancora in ritardo e per favorire una maggiore trasparenza e legalità in un settore produttivo importante per il Paese e fondamentale per raggiungere gli obiettivi globali su clima e biodiversità”.
La prima delle sette proposte di Legambiente al Governo è di valorizzare le filiere forestali locali, riducendo l'importazione di materie prime legnose di almeno il 10% entro il 2030. Oggi, è bene ricordarlo, l’Italia importa moltissimo legname dall’estero, si stima circa l’80%, mentre i tassi di utilizzo dei boschi sono tra i più bassi d’Europa.
La seconda proposta è di contrastare il commercio illegale del legno e farsi promotori della lotta alla deforestazione globale applicando nei tempi stabiliti la nuova legge europea sulla “deforestazione zero”. Questa legge, denominata EUDR, approvata dopo lunghissime discussioni, doveva entrare in vigore a gennaio 2025 ma molto probabilmente sarà prorogata di un anno a seguito di numerose pressioni, anche internazionali.
Legambiente propone poi di rafforzare la tutela della biodiversità, per frenare gli effetti della crisi climatica sulle foreste e applicare speditamente la Nature Restoration Law presentando subito i piani di azione nazionali. Su questo tema è noto, ad esempio, un tentativo di frenare l’applicazione della legge da parte di settori importanti del comparto agricolo e industriale.
La quarta proposta è di aumentare la protezione delle foreste creando “santuari per la biodiversità forestale” (scelta terminologica assai discutibile, ma tant’è) proteggendo in maniera integrale almeno il 10% delle foreste nazionali e riducendo le minacce naturali sugli ecosistemi forestali derivanti dalla desertificazione, da incendi e malattie indotte dai cambiamenti climatici. Importante sottolineare che, proprio in questi mesi, in tutta Italia si stanno cercando e delimitando i cosiddetti “Boschi vetusti”, aree forestali più che si avvicinano alla naturalità delle foreste indisturbate, che entreranno presto in un rigido sistema di tutela.
Legambiente propone poi di attuare tutti i livelli di pianificazione previsti dalle norme e sostenere la certificazione forestale per garantire la gestione sostenibile. Ad oggi in Italia solo il 20% circa delle foreste ha un piano di gestione e soltanto il 10% circa delle aree forestali è certificato per la gestione sostenibile (da FSC, PEFC o entrambi gli schemi).
La sesta proposta si focalizza sulle aree urbane: Legambiente chiede di potenziare il verde urbano per rigenerare le città e combattere la crisi climatica, anche attuando i “Criteri minimi ambientali” negli appalti per il verde pubblico e la certificazione delle foreste urbane.
Infine, l’associazione ambientalista chiede di migliorare ricerca, conoscenza e monitoraggio degli ecosistemi forestali anche alla luce dei cambiamenti climatici che impattano sulle foreste e sui suoli forestali.
Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, durante il Forum ha posto l’attenzione sul ruolo dell’Unione Europea: “Serve più Europa per le foreste. Infatti, gli ecosistemi forestali non trovano ancora espressa menzione nei trattati europei e l’Europa ancora non dispone di una politica comune lasciando il settore forestale nelle mani dei singoli Stati membri. Con questo modello continueranno a mancare gli appigli burocratici e legislativi per garantire le risorse finanziarie necessarie affinché il settore forestale da prevalentemente produttivo venga considerato nel suo ruolo multifunzionale. L’Italia, dal canto suo, dovrà mettere in atto speditamente la gestione sostenibile e la valorizzazione responsabile del suo patrimonio e promuovere una visione comune tra le istituzioni, le parti economiche e sociali, il sistema della cultura e della ricerca, definendo per il decennio 2020-2030 una proposta per le foreste italiane. Solo così potrà raggiungere gli obiettivi al 2030 su clima e biodiversità e del Green Deal Europeo, e vincere la sfida della transizione ecologica”.
In realtà la proposta già esiste, ed è contenuta nella prima Strategia Forestale Nazionale, pubblicata nel 2022. Ora occorre accelerare, per tramutare in azioni concrete gli obiettivi raccolti in quel fondamentale documento che, proprio come il Forum di Legambiente, rappresenta un raro (e per questo prezioso) tentativo di equilibrio.