Preoccupazione boschi in Sardegna, tra siccità e attacchi parassitari. "La causa è climatica", occorre sostenere il passaggio dalla “gestione delle crisi” alla “gestione del rischio”
Da alcune settimane sui social network e i quotidiani di informazione rimbalzano sempre più spesso fotografie, articoli e commenti dedicati ad un serio problema che sta colpendo le foreste sarde, che si mostrano spesso precocemente ingiallite o del tutto disseccate. L'Agenzia regionale Forestas, che si occupa di gestione, conservazione e monitoraggio delle foreste dell’isola, fa il punto della situazione
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Da alcune settimane sui social network e i quotidiani di informazione rimbalzano sempre più spesso fotografie, articoli e commenti dedicati ad un serio problema che sta colpendo le foreste sarde, che si mostrano spesso precocemente ingiallite o del tutto disseccate.
Anche su L’Altra Montagna abbiamo già affrontato il tema, con un articolo di Marcello Oberosler dedicato al deperimento delle querce da sughero, in cui è stato intervistato il professor Bruno Scanu, ricercatore e docente di patologia forestale e micologia nel dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari.
A portare nuove informazioni e ad inserire interessanti elementi di discussione nel dibattito, con un comunicato sul sito “Sardegna Foreste”, è Forestas, l’Agenzia della Regione Sardegna che si occupa di gestione, conservazione e monitoraggio delle foreste dell’isola.
Pur sottolineando la gravità della situazione, Forestas ci tiene innanzitutto ad evidenziare due elementi da sfatare: catastrofismo e disfattismo. Nelle ultime settimane si è infatti letto di tutto, comprese accuse rivolte a chi si occupa di gestione forestale nell'isola che, in questo caso specifico, appaiono decisamente immotivate.
“È innegabile che la consapevolezza e l'attenzione, nelle istituzioni, ci sono eccome”, spiega l’Agenzia, “così come la ricerca scientifica e lo studio di interventi di mitigazione con misure attive: le attività di monitoraggio fitosanitario ci sono, in bosco e nei vivai gestiti dall'Agenzia Forestas, per raccogliere dati sulla presenza e diffusione di microorganismi nocivi sulle piante forestali. E c'è pure un alto livello di collaborazione, in particolare tra le Agenzie regionali, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, e le Università sarde e d'oltre mare”.
Ma nonostante questo la situazione appare innegabilmente preoccupante, non solo nei boschi di sughera ma anche in quelli di leccio e nelle formazioni a macchia mediterranea, molto diffusi sull’isola. “Lo è da diversi anni”, spiega Forestas nel comunicato, “in alcune aree emerge in modo importante anche visivamente, in altre si muove silente e sotto traccia, ma è presente ovunque in Sardegna, come le cause, che sono climatiche. Non è semplice fare qualcosa, e non è un problema di sola gestione forestale. Un po' come è successo con il bostrico sulle Alpi, la situazione è complicata”.
L’Agenzia sarda prova così a spiegare, in breve, questo fenomeno complesso: “La siccità e quindi le minori piogge stagionali (piove meno, piove in periodi dell'anno sempre più concentrati) provocano secchezza e arsura dei terreni con (troppo) frequenti alte temperature fuori media climatica per (troppo) lunghi periodi”. Questo indebolisce le piante, mettendo a dura prova anche le più resistenti, come le querce, che sono portate oltre gli ordinari limiti di resilienza. In questa situazione di elevato stress, con interi versanti disseccati, cresce enormemente il rischio incendi e hanno campo libero i patogeni, come la Phytophthora, che sfruttano queste situazioni per diffondersi.
La Phytophthora è un agente patogeno appartenente alla classe degli oomiceti (un tempo considerati nel regno dei funghi, oggi invece in quello dei chromista) costituito principalmente da specie responsabili di necrosi dell'apparato radicale su piante ornamentali e forestali. Di Phytophthora cinnamomi (una delle varie specie di questo patogeno) aveva parlato anche il professor Scanu nell’intervista già citata rispetto alla crisi delle sugherete.
Forestas spiega che si sta lavorando alacremente da anni sul tema del monitoraggio di queste patologie, in collaborazione con il Tavolo fitosanitario regionale a cui siedono tutte le istituzioni locali ma anche alcuni tra i maggiori esperti scientifici a livello planetario su questa specifica patologia fungina.
Quello che viene chiesto con forza da più parti – lo ha fatto anche il professor Scanu in conclusione della nostra intervista – è di incrementare il monitoraggio (utilizzando anche tecniche innovative) e stilare una serie di azioni di difesa e di prevenzione da mettere poi in campo rapidamente. In pratica si chiede che, data l’accelerazione del fenomeno avvenuta questa estate, l’attenzione e gli investimenti su questa emergenza vengano velocemente incrementati.
Anche Forestas, citando una recente relazione dell’EEA (Agenzia Europea per l'Ambiente) che presenta le più recenti conoscenze sulla disponibilità idrica in Europa, spiega che occorre sostenere il passaggio dalla “gestione delle crisi” alla “gestione del rischio”. Un passaggio non certo semplice, che può essere compiuto soltanto se a livello politico (locale, ma anche nazionale ed europeo) viene riconosciuto il valore degli ecosistemi forestali, il rischio climatico a cui saranno sempre più sottoposti e le gravi conseguenze che una minore resilienza dei boschi avrà sull’ambiente ma anche sui servizi ecosistemici necessari alla nostra società.
Come dimostra il comunicato di Forestas, al di là di alcuni titoli di giornale o delle esternazioni da social network, tanto si sta già facendo. Nonostante questo però, senza cadere in catastrofismo e disfattismo, occorre chiedersi se ciò che si fa, in questo scenario in rapido mutamento, è abbastanza. Se non lo è occorre cambiare rapidamente strategia, dando a strutture come Forestas, ma anche ai ricercatori delle università locali, più mezzi per lavorare al ritmo che una crisi come questa impone. Non dimenticando che questo problema della Sardegna potrà presto diventare una realtà per molte altre aree forestali del Mediterraneo e che, se la causa principale è il cambiamento climatico, invece di cercare facili capri espiatori locali sarebbe necessario sensibilizzare di più sulla fonte primaria di questa crisi, di cui tutti siamo in parte responsabili.
Tutte le foto sono dell'Agenzia Forestas - www.sardegnaforeste.it