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Ambiente

"Piccoli ambasciatori di grandi problemi": il variopinto mondo microscopico dei collemboli fotografati da Marco Colombo in mostra al Giardino botanico del Muse

E' stata inaugurata, nel giardino botanico del Muse, alle Viote sul Monte Bondone, una mostra fotografica dal titolo "Miriade: la microscopica solitudine" dedicata al mondo variopinto dei collemboli, degli invertebrati con forme accattivanti e colori incredibili, oltre che degli “atleti in miniatura” e dei formidabili indicatori dello stato di salute del suolo

di
Sofia Farina
18 giugno | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

All’interno del giardino botanico del MuSe, il Museo delle Scienze di Trento, che si trova in località Viote sul Monte Bondone, è stata inaugurata una nuova mostra fotografica (aperta fino a fine settembre) dal titolo “Miriade: la microscopica solitudine” e dedicata al variopinto mondo microscopico dei collemboli. 

 

Nella mostra sono esposte le fotografie di Marco Colombo, fotografo e naturalista, consulente scientifico della trasmissione Geo su Rai3, che ha contribuito, con le sue fotografie e ricerche, a pubblicazioni su National Geographic, Bbc wildlife, Ocean Geographic e Focus wild, oltre che a numerosi libri su natura e conservazione.

 

“Miriade” invita l’osservatore all'esplorazione a "metro zero", grazie a fotografie molto ingrandite, e alla scoperta di una moltitudine di minuscoli animali che popolano il suolo, le piante, i ghiacciai e le spiagge. I collemboli, protagonisti degli scatti, sono degli invertebrati con forme accattivanti e colori incredibili, oltre che degli “atleti in miniatura” che possono saltare distanze incredibili rispetto alle loro dimensioni, ruotare su sé stessi 374 volte al secondo, disidratarsi e congelarsi.

“I miei lavori precedenti sono molto diversi, ho fotografato e raccontato i rettili, gli anfibi, il tasso, la foca monaca - racconta Colombo - e questo è il primo sul mondo proprio microscopico”.

 

L’idea di questa indagine fotografica, che è diventato prima libro e poi mostra, nasce nel 2020, durante il lockdown: “Quando eravamo tutti bloccati in casa e ho iniziato a fare dei safari in miniatura in giardino per documentare tutta la biodiversità presente in un metro quadro e far vedere quanto sia importante”. 

 

A partire da queste esplorazioni, terminato il lockdown, Colombo ha via via “allargato il raggio andando a conoscere dei metri quadri in habitat diversi: dai ghiacciai alla riva del mare, dalle paludi alla lettiera di foglie nei boschi, dove c'è una densità molto alta”. Infatti, come spiega il fotografo naturalista: “Si stima che in media siano tra i 10000 e i 40000 per metro quadro e in alcuni posti particolari, come l'Antartide, fino a 2.000.000 o 4.000.000 per metro quadro”.

Chiaramente, fotografare degli organismi che hanno dimensioni variabili tra un quarto di millimetro e un millimetro, è un’impresa complessa. “Serve molto tempo e molta dedizione per documentare la loro vita” racconta Colombo “soprattutto perché mi sono dedicato alla realizzazione di foto di comportamento, esposte nella mostra, che sono particolarmente complesse perché scattare a ingrandimenti molto elevati fa sì che ci siano problemi di messa a fuoco e di illuminazione”. 

 

L’intento dietro a questo tipo di scatti “non è quello di fare il ritratto, ma mostrare la storia naturale, la biologia e l'etologia di questi animali” e per farlo “serve tantissimo tempo, ho lavorato per quattro anni a questo progetto”.

 

La difficoltà dello scatto è anche tecnica: “Ho utilizzato un obiettivo particolare che ingrandisce cinque volte di più di un macro normale e sembra una sorta di obiettivo da microscopio che monti sulla macchina fotografica - racconta il fotografo - permettendo di documentare questi micro-mondi alieni ma è molto complesso illuminare e mettere a fuoco”.

 

Inoltre, continua Colombo: “Nessuno ti dice dove andare a trovare la singola specie, quindi sai di trovarli nelle foglie umide, cortecce, pietre e così via, ma se vuoi fotografarne uno in particolare è molto difficile capire dove potrebbe essere, per questo ho avuto bisogno di 4 anni di lavoro di campo”.

La scelta di dedicarsi ai collemboli è stata determinata da diversi fattori: “Si tratta di una parte di biodiversità molto sottostimata, ci sono circa 9000 specie note ma in realtà sul pianeta si stima che ce ne siano oltre 50.000 e andando in giro a fotografarli ti accorgi che ce ne sono tanti che non hanno neanche un nome”.

 

“Questo progetto è pensato anche per far conoscere la biodiversità piccola, non parlare sempre di specie carismatiche e grandi - racconta Colombo  - questi esserini diventano dei piccoli ambasciatori di grandi problemi e ci fanno vedere chiaramente come sia tutto connesso”. 

Infatti i collemboli vengono studiati per valutare la qualità ambientale dei suoli e sono inseriti proprio in alcuni indici per valutare lo stato di salute del suolo, ci sono anche molte specie che abitano nei ghiacciai, e che quindi risentono dei cambiamenti climatici: “Questi microorganismi hanno molte storie di conservazione da raccontare, seppur nel complesso non siano animali minacciati”.

 

Le opere presentate nella mostra sono tratte dall’omonimo libro di Marco Colombo, pubblicato nel 2023 per Pubblinova Edizioni Negri.

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