"Non è solo quell'albero o quel fiume a essere danneggiato, ma l'intera comunità": le storie di quattro donne che portano l'attenzione sulla crisi climatica raccontate da Serena D'Angelo
Dalla Cop29, a Baku, pubblichiamo una chiacchierata sulle donne che stanno dedicando la loro gioventù a portare attenzione sulla crisi climatica con Serena d’Angelo, ospite dell’ultima puntata di Un quarto d’ora per acclimatarsi, il podcast de L’AltraMontagna che, con cadenza settimanale, racconta i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi li vive, le affronta e le studia
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Chi si occupa (o si cura) della causa ambientale da tanti anni, distingue nettamente un prima e un dopo nella sua presenza all’interno del dibattito pubblico: da questione da addetti ai lavori, interna all’accademia, a un certo punto il cambiamento climatico è entrato nelle nostre case, nei telegiornali e nelle televisioni, nei libri e nelle classi. Buona parte di questo cambio di assetto è stato determinato da una giovanissima donna con l’impermeabile giallo e le trecce che ha iniziato a scioperare, ogni venerdì, fuori dalla sua scuola e della nascita del movimento di Fridays for Future.
La puntata di oggi, che arriva dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico, è dedicata alle attiviste che hanno acceso l’attenzione globale sulla crisi climatica e sulla giustizia climatica, un tema che trattiamo con Serena D’Angelo, editor per la casa editrice People che ha contribuito a diversi libri come Partigiane e Dizionario Antifa, ma soprattutto a “Ragazze del futuro”.
"Nel libro parliamo di Greta Thunberg, che arriva dalla Svezia, Vanessa Nakate dall'Uganda, Luisa Neubauer dalla Germania e Helena Gualinga dall'Ecuador - racconta D'Angelo -. I movimenti per il clima non esprimono solitamente delle vere e proprie leadership, perché sono movimenti molto orizzontali, e allo stesso tempo però ci sembrava che queste quattro storie fossero particolarmente efficaci sia per descrivere ciò che spinge una persona a diventare un'attivista, ma anche per usare le loro figure come aggancio a diversi temi interessanti". Nello specifico, racconta D'Angelo: "A partire da Thunberg parliamo di ecoansia, da Neubauer dell'importanza dell'attivismo, da Nakate di intersezionalità delle lotte e di invisibilizzazione delle comunità dell'Africa e delle popolazioni più colpite dagli effetti dell'emergenza climatica, e infine la figura di Gualinga ci ha permesso di approfondire il tema delle foreste e di tutto ciò che stanno facendo le comunità indigene per la salvaguardia appunto di quei territori".
"Helena Gualinga quando osserva un albero non vede il tronco, non vede solo le foglie e il tronco, ma ciò che in quell'albero c'è di lei e dei suoi antenati - racconta D'Angelo - e quando osserva il fiume che scorre non vede soltanto il fiume ma vede che quell'elemento della natura che è connesso con tutto il resto, e quando quell'elemento viene danneggiato, non è solo quell'albero, quel fiume o quel terreno che viene danneggiato, ma è l'intera comunità". La storia di questa giovane donna ci spinge "a pensare il mondo non più solo come una superficie che ci ospita, ma come qualcosa che ci mette in connessione con gli altri e con il pianeta, e soprattutto ci aiuta a capire qual è l'urgenza alla quale la scienza e gli attivisti ci stanno chiamando all'azione".
Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):