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Ambiente

Nei campi abbandonati oggi si produce spumante: quando i cambiamenti climatici diventano un'opportunità socio-economica

Nel cuore dell’Umbria, il progetto Spum.e, che sta per Spumantistica Eugubina, rappresenta una risposta concreta alle sfide ambientali ed economiche delle aree montane della regione. Presentato a Gubbio il 30 settembre 2024, il progetto si pone come obiettivo la creazione di un distretto spumantistico che valorizzi le terre appenniniche, storicamente vocate alla viticoltura, ma oggi spesso abbandonate

di
Sofia Farina
03 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nel cuore dell’Umbria, il progetto Spum.e, che sta per Spumantistica Eugubina, rappresenta una risposta concreta alle sfide ambientali ed economiche delle aree montane della regione. Presentato a Gubbio il 30 settembre 2024, il progetto si pone come obiettivo la creazione di un distretto spumantistico che valorizzi le terre appenniniche, storicamente vocate alla viticoltura, ma oggi spesso abbandonate. Finanziato dalla Regione Umbria tramite il Programma di Sviluppo Rurale (Psr), il progetto vede la collaborazione di prestigiose realtà accademiche e imprenditoriali, tra cui il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università degli Studi di Milano e aziende vitivinicole come Arnaldo Caprai e Semonte.

 

La sfida del cambiamento climatico: un’opportunità per l’agricoltura in quota

 

Il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature e la crescente imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, pone nuove sfide per l’agricoltura, in particolare per la viticoltura. Tuttavia, come ha sottolineato il professor Leonardo Valenti dell'Università di Milano, le zone montane dell'Appennino umbro, storicamente considerate marginali per la viticoltura, si stanno rivelando particolarmente adatte alla produzione di vini spumanti di qualità. L'Umbria, con oltre il 25% della sua superficie sopra i 600 metri di altitudine, si trova in una posizione privilegiata per affrontare queste nuove sfide.

Le alte quote, che in passato erano viste come un limite per la produzione vitivinicola, ora offrono condizioni climatiche ideali per la vite, in particolare per la produzione di basi spumante. Le temperature più fresche, la minore frequenza di ondate di calore e l’abbondante disponibilità idrica rendono queste aree particolarmente favorevoli per una viticoltura sostenibile. Come ha evidenziato Gabriele Cola dell’Università di Milano, le viti coltivate in queste aree hanno consumi idrici inferiori rispetto a quelle di pianura, grazie al clima mite che favorisce una maturazione equilibrata delle uve. Le abbondanti precipitazioni (che ammontano a circa 1.050 millimetri all’anno) e l’assenza di ondate di calore prolungate rendono l’area montana eugubina particolarmente adatta per la spumantizzazione, un processo che richiede uve con un profilo aromatico complesso e una maturazione lenta e graduale.

 

Innovazione tecnologica e sostenibilità

 

Uno degli aspetti più innovativi del progetto Spum.e è l’utilizzo di tecnologie avanzate per la gestione del vigneto. Nei sei ettari di vigneto sperimentale, impiantato tra il 2017 e il 2019 in località San Marco di Gubbio, sono state installate tecnologie IoT (Internet of Things) per monitorare costantemente il microclima, lo sviluppo delle malattie e il contenuto idrico del suolo. Queste tecnologie permettono di ottimizzare l’uso delle risorse, riducendo l’impatto ambientale e garantendo al contempo una produzione vitivinicola di alta qualità. Il basso impatto ambientale del vigneto è confermato anche dalle prime analisi della biodiversità, che mostrano un impatto nullo o minimo sull’ecosistema circostante.

Le moderne tecnologie permettono inoltre di adattarsi rapidamente ai cambiamenti climatici, offrendo agli agricoltori strumenti per prendere decisioni informate sulla gestione del vigneto. Queste innovazioni rappresentano un passo avanti nella viticoltura sostenibile, riducendo al minimo l'uso di risorse naturali come l'acqua e limitando l'uso di fitofarmaci grazie alla prevenzione delle malattie attraverso il monitoraggio continuo.

 

Clima e qualità delle uve: i dati della ricerca

 

Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla ricerca è la differenza nella maturazione delle uve coltivate in quota rispetto a quelle di pianura. La fioritura del Pinot Nero, ad esempio, nelle aree montane inizia con circa dieci giorni di ritardo rispetto a quella nelle zone più basse. Questo ritardo nella maturazione si traduce in un ciclo vegetativo più lungo, che favorisce lo sviluppo di mosti più complessi, ideali per la produzione di spumanti di alta qualità. La vendemmia nelle aree montane avviene circa due settimane dopo rispetto alla pianura, permettendo alle uve di beneficiare di condizioni climatiche più fresche e stabili.

 

Le prime analisi sensoriali sui vini prodotti durante i due anni di sperimentazione hanno confermato l’elevato potenziale dell’area per la produzione di basi spumante. Questi risultati sono particolarmente rilevanti in un contesto in cui il riscaldamento globale sta mettendo a dura prova la viticoltura tradizionale nelle aree di pianura, dove le temperature sempre più elevate e le frequenti ondate di calore rischiano di compromettere la qualità delle uve.

Inoltre, le osservazioni condotte sul vigneto sperimentale hanno rilevato una significativa riduzione degli eventi infettivi rispetto ai vigneti a quote più basse. Il Pinot Nero ha registrato il 40% in meno di infezioni da peronospora e oidio, mentre lo Chardonnay ha visto una riduzione del 60%. Questi dati dimostrano che le condizioni climatiche delle aree montane non solo favoriscono una viticoltura di alta qualità, ma anche una gestione più sostenibile dal punto di vista fitosanitario.

 

Un futuro sostenibile per le aree montane

 

Il progetto Spum.e non si limita a dimostrare la fattibilità della produzione di spumanti in quota, ma ha anche un obiettivo più ampio: il recupero delle aree montane abbandonate. La viticoltura può rappresentare un volano per l’economia rurale, offrendo nuove opportunità di impiego e reddito in territori che soffrono di spopolamento e invecchiamento della popolazione. Come ha sottolineato Marco Caprai, amministratore delegato dell'azienda Arnaldo Caprai, i cambiamenti climatici possono essere visti anche come un’opportunità per riscoprire e valorizzare terreni in passato considerati improduttivi.

Il progetto Spum.e, oltre a rappresentare un esempio virtuoso di agricoltura sostenibile, potrebbe aprire la strada alla creazione di un vero e proprio distretto spumantistico umbro, capace di competere a livello nazionale e internazionale. Secondo Chiara Mazzocchi, docente di Economia agraria all’Università di Milano, più del 20% della superficie agricola montana in Umbria è potenzialmente idonea alla coltivazione della vite per la spumantizzazione. Questa doppia valorizzazione, economica e sociale, potrebbe ridare nuova linfa alle aree montane e creare un modello replicabile in altre regioni italiane.

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