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Ambiente

L'inquinamento dell'aria si limita alla Pianura Padana? Uno sguardo ai territori montani

Finalmente il tema della scarsissima qualità dell'aria in Pianura Padana inizia a ricevere l'attenzione che merita, ma qual è la situazione nei fondovalle alpini?

di
Sofia Farina
21 febbraio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’inquinamento dell’aria, soprattutto quello della Pianura Padana, finalmente è arrivato ad occupare un degno spazio nei media: nelle ultime settimane si è parlato varie volte dello sforamento dei limiti previsti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici, grazie anche ai dati e alle immagini da satellite diffuse da prestigiosi enti di ricerca internazionali come l’Agenzia Spaziale Europea e Copernicus.


La Pianura Padana vista da satellite, 2 ottobre 2023. Fonte: Copernicus.

Che l’aria della Po Valley, come viene chiamata fuori del bel paese, sia spesso irrespirabile e dannosa per la salute di chi ci vive, non è una novità: nella comunità scientifica (e non solo) se ne parla da decenni. La combinazione letale della presenza di tante e potenti fonti di particolato sottile e ossidi di azoto, principalmente nella forma di riscaldamento degli edifici, attività industriali e allevamenti intensivi, e della barriera orografica delle Alpi fanno sì che alte concentrazioni di inquinanti rimangano “bloccate” nella pianura. Quando a questi fattori si aggiungono anche condizioni meteorologiche particolarmente “favorevoli”, come quelle dello scorso fine settimana, di assenza di precipitazione e di circolazione a larga scala, si realizzano situazioni particolarmente gravi e pericolose. 


Concentrazione di PM10 il 18 febbraio 2024. Fonte: Copernicus.

Ora, guardando l’immagine divulgata da Copernicus come “immagine del giorno” di lunedì, che rappresenta la concentrazione di particolato sottile (PM 10) alle 9 di mattina, oltre al consueto brivido lungo la schiena nel realizzare la gravità della situazione in cui ci troviamo, i più attenti si accorgeranno anche di un altro dettaglio: le aree montane, Alpi, Prealpi e parte degli Appennini, non sono immuni al problema. 

 

Come si evince dal Rapporto della Convenzione Alpina sulla qualità dell’aria, l'analisi dei dati disponibili di tutte le stazioni statali di monitoraggio delle Alpi mostra che, per la maggior parte, i livelli di inquinamento sono inferiori ai limiti imposti dall'Unione Europea, tuttavia, quando l'inquinamento viene misurato rispetto ad altri obiettivi di qualità, come quelli dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la protezione della salute umana, la situazione è diversa, soprattutto relativamente al PM2.5 e agli ossidi di azoto. Nelle Alpi, gli inquinanti vengono emessi in particolare dove si concentrano il traffico e le città. Il riscaldamento è spesso basato sulla combustione a legna, che è utile per mitigare i cambiamenti climatici, ma necessita di cautele per evitare di emettere inquinamento da particolato. Gli aerosol secondari provenienti da più fonti, tra cui l'agricoltura, aumentano il particolato e la deposizione di azoto sui suoli. Inoltre, condizioni meteorologiche specifiche, tipiche dei territori montani, possono favorire l’aumento delle concentrazioni, come ad esempio le inversioni di temperatura che impediscono il mescolamento di miscelazione verticale delle masse d'aria e mantenendo gli inquinanti vicini al suolo, o le circolazioni termiche. In ogni caso, dal rapporto si evince un rassicurante trend di miglioramento sull'area alpina in generale.


La Val d'Adige a metà dicembre, durante un episodio di inversione termica.

Per farsi un’idea molto generale della qualità dell’aria nei territori montani, è utile consultare il recentissimo rapporto Mal’aria 2024, un documento che racconta la situazione dell’inquinamento atmosferico sulla penisola realizzato da Legambiente con cadenza annuale. Considerando i capoluoghi di provincia montani sul territorio nazionale scopriamo che mentre le medie annuali di polveri sottili e biossido di azoto nelle città di Aosta, Verbania, L’Aquila ed Enna, sono abbondantemente al di sotto dei limiti di legge (anche considerando quelli nuovi, più stringenti, che entreranno in vigore nel 2030), la situazione è ben diversa per città come Como, Trento e Bolzano.

 

Focalizzandoci sulla Val d’Adige e approfondendo le ricerche scopriamo come, forse contrariamente alle aspettative, neanche gli abitanti di queste province montane possano abbassare la guardia relativamente all’aria che respirano. A Bolzano, ad esempio, dall’inizio dell’anno ci sono stati una trentina di superamenti dei limiti previsti per il particolato sottile (PM2.5). A Trento, sempre dall’inizio dell’anno, la maggior parte delle giornate sono state caratterizzate da parte dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente da un indice di qualità dell’aria discreto, ma ci sono state numerosi casi (nello specifico dal 5 al 10 febbraio) in cui i bollettini si sono tinti di rosso, indicando una qualità dell’aria scadente - a tratto pessima - in diverse zone della provincia


Bollettino di qualità dell'aria della provincia di Trento. Fonte: APPA

La Valle dell’Adige è una zona particolarmente esposta a problemi di inquinamento dell’aria a causa della presenza dell’autostrada del Brennero, che è responsabile delle alte concentrazioni di biossido di azoto e del particolato sottile, a cui si aggiungono i contributi da parte dei processi di combustione della biomassa legnosa negli impianti domestici. E’ bene sottolineare che negli ultimi vent’anni è stato registrato un miglioramento netto della qualità dell’aria media annuale - come attesta dai rapporti editi dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente - ma permane una forte variabilità inter-giornaliera, connessa anche ai fenomeni meteorologici tipici delle aree montane, che rende possibili periodi (come la scorsa settimana o come metà dicembre dell’anno scorso) caratterizzati da qualità dell’aria molto scarsa. Il tema della qualità dell'aria in quest'area è di tale interesse da aver portato al finanziamento di due progetti europei del Programma per l’ambiente e l’azione per il clima (i famosi progetti Life): Prepair, con l’obiettivo di “supportare l’operatività dei piani regionali/provinciali di qualità dell'aria, nel breve-medio termine e su ampia scala”, e BrennerLec, focalizzato sullo sviluppo di un corridoio a ridotte emissioni di inquinanti da traffico per il tratto autostradale dell'A22 nelle due province.

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