Contenuto sponsorizzato
Ambiente

L'impatto del cambiamento climatico sul trail running: la riflessione dell'atleta da record Hillary Gerardi

La nota atleta Hillary Gerardi condivide una riflessione sull'impatto dei cambiamenti climatici sul trail running, solitamente ritenuto meno impattato rispetto agli sport che dipendono direttamente dalla copertura nevosa o dallo stato dei ghiacciai, ma che è in realtà sempre più colpito da ondate di calore ed eventi meteorologici estremi

di
Sofia Farina
09 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Ho spesso pensato al trail running come a uno sport piuttosto resistente ai cambiamenti climatici: non dipendiamo dalla copertura nevosa, dai ghiacciai o dalle rocce tenute insieme dal permafrost. In effetti, questo inverno, quando le nevicate a bassa e media quota sono state deludenti, molte persone si sono adattate e hanno sostituito gli scarponi da sci con le scarpe da corsa. Ma mentre pianificavo il mio calendario per l'anno, ho pensato a come il trail running sia di fatto influenzato dal cambiamento climatico, e uno dei luoghi in cui lo vediamo maggiormente è quello delle gare e degli eventi di trail. Anche se so bene che non devo confondere il tempo (un evento specifico) con il clima (il tempo medio a lungo termine), una cosa che so dalla scienza è che il cambiamento climatico sta causando eventi meteorologici più estremi, e il tempo estremo può avere un grande impatto sul trail running”.

 

Hillary Gerardi, atleta molto apprezzata nell’ambiente del trail running e dello sci alpinismo, nota per imprese mozzafiato come il record di salita e discesa da Chamonix al Monte Bianco realizzato l’estate scorsa, ha aperto la conversazione sul tema dell’impatto del cambiamento climatico sul trail running e in particolare sulle gare. 

 

 

 

 

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un post condiviso da Hillary Gerardi (@hillary_gerardi)

 

 

Infatti “che si tratti di ondate di calore, incendi, frane, inondazioni o tempeste inaspettate” le competizioni di questa disciplina sono sempre più esposte agli effetti del surriscaldamento globale. Tra di essi, l’atleta cita: partenze di gara modificate a causa di eventi di calore o del tempo atmosferico, percorsi di gara modificati a causa di condizioni meteorologiche estreme, condizioni del percorso e/o sicurezza, gare interamente cancellate a causa di condizioni meteorologiche estreme o regole di gara modificate all'ultimo minuto per rispondere a condizioni meteorologiche specifiche.

 

In particolare, l’atleta americana che abita a Chamonix da diversi anni, si è rivolta ai propri follower su Instagram per chiedere di condividere esperienze personali e aneddoti su questo tema, per iniziare a realizzare una propria, personale, indagine. Gerardi, infatti, ha sempre dimostrato una spiccata sensibilità per la tematica ambientale, che l’ha portata a lavorare per CREA Mont-Blanc, centro di ricerca sugli ecosistemi alpini, proprio come comunicatrice degli effetti del surriscaldamento sull’ambiente montano, e a fare attivismo e divulgazione con diverse realtà dell’ambiente trail.

 

Il post ha subito raccolto decine di commenti di atleti che hanno condiviso le proprie esperienze e riflessioni sul tema. C’è chi ha raccontato di come la stagione della corsa in montagna sia sempre più lunga (inizi prima e finisca dopo) a discapito di quella dello scialpinismo e degli sport legati alla neve in generale, chi ha rinunciato a correre per mesi a causa degli incendi del 2021 in Idaho, o chi ha avuto esperienza di gare riprogrammate a causa di intense ondate di calore, come la maratona del Monte Bianco e il Gran Trail Aneto Posets, o a causa di piogge e allagamenti, come la Vermont 100. 

 

Un atleta statunitense, parlando del Vermont, ha commentato: “I sentieri non si sono mai veramente asciugati, con piogge abbondanti da metà giugno fino all'autunno. Molte reti di sentieri hanno dovuto essere ricostruite e/o deviate. Ho persino avuto scarpe che sono letteralmente marcite perché sono state bagnate per tutta l'estate. Questo dopo due anni di siccità, temperature molto alte e persino alcuni incendi nel Vermont. È molto più estremo rispetto a pochi anni fa”.

 

La riflessione sugli impatti del cambiamento climatico sulla pratica sportiva in montagna, anche nel contenuto spazio dei commenti al post, è stata subito connessa all’impatto che le competizioni sportive di per sé hanno sull’ambiente montano. In particolare, negli ultimi anni si sta diffondendo la richiesta di adattare i calendari delle competizioni a livello globale di discipline montane per minimizzare gli spostamenti degli atleti, in modo da ridurre, almeno, le emissioni legate ai mezzi di trasporto, come si legge nel commento della pagina Skyrunning US: "Incoraggiamo regolarmente giovani atleti a percorrere migliaia di chilometri dagli Stati Uniti all'Europa per partecipare ai campionati di skyrunning. La mia speranza è che alcuni di questi giovani atleti traggano spunto e ispirazione per costruire gare e club simili nel proprio giardino ("in their backyard" in inglese, ovvero nella zona in cui abitano, ndr), riducendo così al minimo la necessità di percorrere distanze così lunghe per le generazioni a venire".

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Sport
| 23 gennaio | 06:00
"Vogliamo farti vedere che quando ti diciamo che puoi farcela, è vero". Nasceva così, quasi come una provocazione, l’idea del team Moov- it di proporre l’arrampicata ai propri soci. All’epoca, nel 2018, era una onlus milanese nata per supportare le persone che soffrono di patologie cronico degenerative neurologiche, in particolare Parkinson, i loro familiari e caregiver
Attualità
| 22 gennaio | 19:45
A New Orleans si è verificata una tra le nevicate più importanti di sempre. "Il sistema climatico è complesso, non possiamo aspettarci che risponda in modo semplice e lineare. In un mondo sempre più caldo non è assurdo che si verifichino locali e temporanei eventi freddi con una frequenza addirittura più alta che in passato"
Attualità
| 22 gennaio | 18:00
La piana del Fucino, in Abruzzo, è uno dei principali poli spaziali europei. L'area è finita sotto i riflettori dei media perché ospiterà il centro di controllo del progetto "Iris2", una delle più importanti iniziative finanziate dall'Unione Europea per sviluppare una rete di satelliti dedicati a fornire connessioni internet sicure ai cittadini europei
Contenuto sponsorizzato