"Le montagne possono essere un rifugio, ma devono essere gestite con cura e visione a lungo termine". Il futuro delle terre alte: un dialogo con Andrea Membretti
Negli ultimi anni, il fenomeno dello spopolamento delle aree montane italiane è stato molto analizzato e raccontato. Tuttavia, parallelamente, si osserva una crescente attenzione verso il ripopolamento di queste aree, stimolata non solo da nuove opportunità economiche e sociali, ma anche dall'urgenza imposta dal cambiamento climatico. Andrea Membretti, qui intervistato, sarà ospite del Festival che il nostro quotidiano ha organizzato a Trento, assieme alla casa editrice People, nell'ambito di Autumnus
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Negli ultimi anni, il tema dello spopolamento delle aree montane in Italia ha attirato l’attenzione di molti studiosi e attivisti, tra cui Andrea Membretti, sociologo, membro del Comitato Scientifico de L'AltraMontagna e di Riabitare l’Italia, un'associazione fondata nel 2020 con l'obiettivo di studiare e intervenire sui processi di spopolamento e ripopolamento nelle aree interne del Paese. In una recente intervista, Membretti ci ha offerto uno sguardo approfondito su questi fenomeni, esplorando le dinamiche della "restanza", della "migrazione verticale" e il legame con il cambiamento climatico.
Uno dei concetti centrali nel raccontare l'attitudine a restare in territori montani che presentano sicuramente delle difficoltà maggiori delle grandi pianure, come racconta Membretti è quello di restanza, un termine coniato dall’antropologo Vito Teti per descrivere il fenomeno di chi decide di rimanere in territori soggetti a spopolamento. "Restare in questi luoghi non è una scelta passiva," spiega Membretti, "ma un modo attivo di abitare territori da cui altri sono partiti. È un restare che risente delle migrazioni, ma che è anche aperto a chi potrebbe tornare o arrivare". Questo concetto è cruciale per comprendere come molti territori montani non siano affatto condannati all'abbandono, ma siano piuttosto spazi in attesa di nuove forme di insediamento e ripopolamento.
Il cambiamento climatico sta trasformando il modo in cui le persone si relazionano con le montagne, non solo come mete turistiche ma come potenziali luoghi di vita. Durante l’intervista, Membretti ha introdotto il progetto MiCliMi, che ha esplorato la tendenza delle persone a spostarsi dalle città di pianura verso le aree montane, spinti da fattori ambientali. "Abbiamo indagato gli spostamenti effettivi e soprattutto la propensione delle persone a muoversi dalle città verso la montagna per sfuggire a picchi di calore, inquinamento e condizioni di vivibilità sempre più critiche," ha spiegato Membretti.
Il progetto ha rivelato che, nonostante il numero di trasferimenti residenziali verso le montagne non sia ancora elevato, molte persone, soprattutto giovani e donne, percepiscono la montagna come un rifugio possibile dal deterioramento climatico delle città. Tuttavia, emerge anche la consapevolezza della fragilità dei territori montani, che richiedono politiche di adattamento e sicurezza per poter accogliere nuovi abitanti.
Uno dei punti chiave che emerge dalle ricerche di Membretti e del collettivo di Riabitare l’Italia è la necessità di una visione integrata tra città e montagne, concetto che hanno definito come metromontagna. Membretti chiarisce che non si tratta di pensare alle montagne come un’alternativa alla città, ma di creare flussi di persone e risorse che le colleghino. "Bisogna promuovere politiche che non vedano le montagne come isolate o come semplici destinazioni turistiche per i cittadini, ma che costruiscano un rapporto costante tra montagna e città," sostiene Membretti.
Questa visione si basa su una mobilità circolare e una maggiore integrazione delle attività economiche e sociali tra i due ambiti. Secondo Membretti, questo può avvenire solo con un serio impegno a livello infrastrutturale, formativo e politico. Formare le persone che vogliono trasferirsi in montagna, aiutandole a comprendere e affrontare le difficoltà specifiche di questi territori, è un passo fondamentale per un ripopolamento sostenibile.
Un altro tema importante che Membretti sottolinea è il rischio che, con l’aumento dell’interesse verso la montagna, si possa assistere a una forma di gentrificazione. "La montagna potrebbe diventare una risorsa scarsa - avverte - con alcune aree sovraffollate e altre completamente trascurate." Questo potrebbe portare all’esclusione di molte persone, specialmente quelle con risorse economiche limitate, dall’accesso a questi territori, che potrebbero essere sfruttati solo dalle fasce più benestanti della popolazione. Membretti insiste sulla necessità di politiche che rendano accessibili le aree montane anche alle persone più vulnerabili, garantendo che la montagna non diventi un privilegio riservato a pochi.
Guardando al futuro, il lavoro di Membretti e di Riabitare l’Italia si concentra su come le aree montane possano diventare una risorsa per il Paese, specialmente in un contesto di cambiamento climatico. Progetti come Giovani Dentro, che ha studiato le motivazioni dei giovani a rimanere o tornare nelle aree interne, mostrano che molti giovani sono disposti a investire in questi territori, a patto che siano garantiti servizi, connessioni e opportunità lavorative.
Il futuro delle terre alte dipende dalla capacità di bilanciare l'afflusso di nuovi abitanti con la protezione dell’ambiente e delle comunità locali. "Le montagne possono essere un rifugio, ma devono essere gestite con cura e visione a lungo termine" conclude Membretti.
In definitiva, il ripopolamento delle aree montane in Italia rappresenta una sfida complessa ma cruciale. Il cambiamento climatico e la migrazione verticale offrono nuove possibilità, ma richiedono una risposta politica e sociale mirata, che riconosca le specificità di questi territori e le loro potenzialità nel contesto del futuro del Paese.
Andrea Membretti racconterà la sua esperienza e dialogherà con Mauro Varotto e Stefano Catone nel corso dell'evento dal titolo "Le Alpi che verranno. Uno sguardo propositivo sul futuro a partire dal caso-simbolo della Marmolada" nell'ambito del Festival (qui il programma) che il nostro quotidiano ha organizzato a Trento, assieme alla casa editrice People, nell'ambito di Autumnus.