Lago d'Iseo: la frana incombe su paese e cementificio, nonostante la preoccupazione regna il silenzio
La frana di Tavernola, dal volume stimato tra 1,5 e 2,1 milione di metri cubi e con una velocità di spostamento tra i 2 e i 10 cm/anno, incombe sul Lago d'Iseo. Il sindaco Danilo Pezzotti: "Chiedevamo una semplice Valutazione di Impatto Ambientale, mai effettuata su quella realtà industriale in 100 anni”
di Veronica Vismara
Viaggiando lungo la sponda occidentale del Lago d’Iseo, ci si imbatte improvvisamente in una struttura dalle dimensioni imponenti e dalla storia ultracentenaria che racconta di un territorio ancora fortemente legato allo sfruttamento delle cave. Il cementificio Heidelberg-ItalSacci si erge sulle sponde del lago d’Iseo, di fronte a Monte Isola, nel comune di Tavernola Bergamasca. I colori pastello che ne dipingono le pareti non riescono tuttavia a nasconderne l’enorme impatto visivo sul paesaggio. Costruito per la prima volta come insediamento per la produzione di calce idraulica nel 1902, lo stabilimento è entrato a far parte di Italcementi da gennaio 2018 e si occupa dell’estrazione della marna calcarea dal Monte Saresano, seguendo poi la linea produttiva del cemento. Proprio sul Monte Saresano, sui quali sono ancora visibili i segni di scavi antichi e moderni provocati dal cementificio, esiste una paleofrana che nel febbraio 2021 ha raggiunto una velocità di spostamento di quasi 3 centimetri al giorno.
La frana
La frana di Tavernola, situata sul versante sud-est del Monte Saresano, ha un volume stimato tra 1,5 e 2,1 milione di metri cubi ed è ubicata in buona parte entro la concessione mineraria. Secondo le rilevazioni di ARPA, una prima fase di attivazione della frana si ebbe nel 1970 a seguito della quale il cementificio installò un sistema di monitoraggio. Proprio questo meccanismo ha permesso la rilevazione dell’accelerazione nel febbraio 2021, portando all’evacuazione e alla sospensione delle attività del cementificio, oltre che alla chiusura di due strade provinciali e di una comunale. Da agosto 2021, ARPA ha in capo il monitoraggio dell’area, confermando nel 2022 una velocità di spostamento tra i 2 e i 10 cm/anno.
A seguito di questa accelerazione, il 27 febbraio 2021, Nicola Casagli, Presidente dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, ha effettuato un sopralluogo sulla frana con il Centro per la protezione civile dell’Università degli Studi di Firenze, identificando diversi scenari di rischio in caso di collasso catastrofico. Nel peggiore dei casi, il distacco della frana potrebbe causare un’onda anomala tra i 5 e gli 8 metri di altezza che raggiungerebbe la costa di Monte Isola. Come riportato dallo studio stesso, “un evento di tale portata [sarà] preceduto da una sensibile accelerazione dei movimenti ben rilevabile con la strumentazione di monitoraggio già attivata, garantendo così un sufficiente preavviso per l'attuazione delle necessarie azioni e procedure di protezione civile”. Il sistema di allerta, testato il 7 marzo 2021, non ha tuttavia funzionato correttamente, dato che molti abitanti della stessa Tavernola Bergamasca non hanno sentito la sirena, la quale avrebbe dovuto allertare gli abitanti di almeno cinque paesi limitrofi. Gli enti preposti hanno così ripiegato sul piano B: la parrocchia. Come dichiarato da Don Giuseppe Azzola, parroco di Tavernola, è stato infatti richiesto, in caso di emergenza, di suonare le campane “a martello” per allertare la popolazione. Una scelta antica tanto quanto il cementificio.
Gli studi e la ripresa dei lavori
Uno studio commissionato nel 2021 da Regione Lombardia alle Università di Milano, Bicocca e Politecnico di Milano relativo alla frana del Monte Saresano ha analizzato le concause dello spostamento della frana. Tra queste, come ha informato il sindaco di Tavernarola Bergamasca
Ioris Danilo Pezzotti "sono state individuate l’attività estrattiva e l’utilizzo di esplosivi nella miniera Ca’ Bianca di Parzanica". Nonostante gli evidenti impatti sul territorio e la richiesta dei sindaci dei comuni coinvolti di fermare l’attività estrattiva, come si evidenzia anche in un’interpellanza parlamentare urgente presentata dagli On. Carnevali, Berlinghieri, Bazoli, Ciagà, Fiano il 20 aprile 2021, le lavorazioni del cementificio ripresero nel novembre 2021. Regione Lombardia, con un decreto firmato dall’Ing. Filippo Dadone, approva poi ufficialmente il piano lavori presentato da ItalSacci per il 2022. Se da un lato si conferma la sospensione delle attività con cariche esplosive, dall’altro nel piano rientrano altre modalità di coltivazione della materia prima, come attraverso martelli pneumatici di 6 e 3 tonnellate.
Alla decisione di Regione Lombardia si sono opposti i sindaci di 16 comuni del Sebino, i quali chiedono alla Regione lo stop definitivo dell’attività di estrazione, ormai considerato antistorico, e la riconversione dell’area. Nonostante ciò, i lavori del cementificio continuano, mentre l’attenzione del governo lombardo sembra essere puntata sul monitoraggio e la messa in sicurezza con quasi 15 milioni di euro stanziati (10 dal Governo e 5 da Regione Lombardia).
Non solo frane: i combustibili solidi secondari
Ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, etc.) dei rifiuti non pericolosi, sia urbani sia speciali, il Combustibile Solido Secondario (CSS) trova ampiamente impiego in impianti industriali esistenti (es.: cementifici, acciaierie) come sostituito di combustibili fossili derivati dal petrolio. E sono proprio i CSS ad aprire una nuova spaccatura tra il cementificio e la popolazione locale da quando, nel 2017, la Provincia di Bergamo rilasciò un’autorizzazione sperimentale per la parziale sostituzione del combustibile tradizionale nell’impianto, i pet-coke (derivati del petrolio). La scelta fu sostenuta anche dal Comitato di Vigilanza e Controllo del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) in un rapporto del 2018. Il Comitato ha infatti rilevato come non vi fosse alcun pregiudizio ambientale per l’utilizzo di CSS in quelle aziende già sottoposte ad Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) e di conseguenza obbligate al monitoraggio delle proprie emissioni. Forte di un referendum locale del 2007 che ottenne l’80% di “no” alla sperimentazione con CSS, con l’affluenza del 58% degli aventi diritto di voto, il Comune di Tavernola presentò ricorso al Tar di Brescia nel 2018. Ulteriori integrazioni sono state fatte nel 2021 per la complicazione data dalla frana. Il Tar di Brescia respinse tuttavia il ricorso contro l’autorizzazione nel 2022 (n. procedimento 202200406 del 27/04/2022), in quanto le Valutazioni di Impatto Ambientale e l’A.I.A. sarebbero state correttamente svolte nel rispetto del diritto nazionale e comunitario, lasciando spazio alla continuazione del lavoro del cementificio.
Pezzotti condivide la difficoltà vissuta dall’Amministrazione Comunale: “C’è un problema di fondo: noi siamo un paesino di 2000 abitanti e le nostre risorse sono esigue, soprattutto di fronte a un colosso internazionale. Io avrei voluto ricorrere al Consiglio di Stato, ma questo avrebbe voluto dire spendere altri 20.000€ dei nostri cittadini e con il nostro bilancio facciamo fatica. E’ il problema dei piccoli comuni che si ritrovano queste multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo sul territorio. Noi abbiamo già fatto molto, promuovendo due referendum, uno nel 2007 e uno nel 2018, dove la popolazione si è espressa. Il problema è che questa azienda è presente sul nostro territorio da più di un secolo, con una sua importanza negli anni ‘60, ‘70 e ‘80, quando vi lavoravano 400 persone, impedendo l’emigrazione. Ora ci ritroviamo con una realtà industriale che ad oggi ha 70 dipendenti, di cui 20-23 di Tavernola mentre il resto sono giunti dagli stabilimenti chiusi in Umbria e nelle Marche”. Nonostante tutte le trasformazioni, le sperimentazioni e i comprovati legami tra l’attività estrattiva e lo scivolamento della paleofrana, l’attività del cementificio continua tutt’ora senza essere sottoposta ad alcuna procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale), come già si evinceva da un’interrogazione parlamentare del 2020 delle Europarlamentari Evi, Rondinelli, Beghin e Giarrusso alla Commissione europea. A quel tempo, la Commissione rispose che i progetti autorizzati prima del 3 luglio 1988 - data di recepimento della direttiva europea sui procedimenti di VIA -, non dovevano essere sottoposti alla procedura.
“Siamo stati malmenati da quella sentenza. Non chiedevamo la luna. Chiedevamo una semplice Valutazione di Impatto Ambientale, mai effettuata su quella realtà industriale in 100 anni”, afferma il sindaco Pezzotti, ricordando poi un’eguale ed opposta sentenza emessa solo qualche anno dopo dal TAR Lazio (2022) e dal Consiglio di Stato (2023), proprio contro Italcementi nel comune di Colleferro. In questo caso, i giudici hanno rigettato la tesi di Italcementi, secondo la quale la sostituzione dei combustibili tradizionali con CSS non costituisce una modifica sostanziale dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. TAR e Consiglio hanno infatti dato rilevanza a quanto espresso dal Comune di Colleferro, il quale ha ricordato “la grave situazione ambientale e sanitaria del proprio territorio, caratterizzato da una configurazione spaziale che favorisce il ristagno degli inquinanti, da insediamenti industriali numerosi e di grande impatto ambientale, nonché da statistiche sanitarie anomale per malattie ischemiche, respiratorie e tumorali”.
Nel gennaio 2024, l’ing. Simone Cantiani, Direttore di ItalSacci S.p.A., firma e pubblica la “Politica ambientale di sito - Stabilimento di Tavernola Bergamasca”, un documento generalista e incompleto che vuole dare una mano di vernice pastello sullo scempio ambientale causato dall’azienda. Risuona in tal senso premonitrice la frase “Proseguire l’attività di coltivazione della cava nel rispetto dei piani di recupero ambientale previsti e mitigando l’impatto visivo dei fronti dismessi”, ignorando così in un punto elenco anni di richieste della popolazione e delle amministrazioni locali per la dismissione-riconversione dell’impianto.
“Noi non pretendiamo che il cementificio chiuda da qui a sei mesi” - afferma il sindaco Pezzotti - “Pretendiamo di sederci a un tavolo e vedere quale sviluppo può avere questo territorio, compreso il cementificio. Vale a dire: vuoi stare qui ancora 10 anni perchè devi rientrare nel tuo investimento? Va bene. Ci mettiamo d'accordo su un protocollo dove si iniziano a demolire gli edifici che da 30 anni sono inutilizzati e ridate lo spazio alla comunità. Si cominciano a fare alcune cose e noi vi aiutiamo ad accedere a fondi pubblici per avviare la riconversione graduale. Se l'azienda decide che fra 6 mesi o un anno non è più conveniente rimanere a Tavernola, a noi rimane una cattedrale nel deserto. Stiamo parlando di 50.000 metri quadri; ci puoi fare un circolo velico, un grande parcheggio che potrebbe servire a Monte Isola, un parco, un museo di archeologia industriale sottolineando l'evoluzione storica dell'industria. Si possono fare tantissime cose, basta trovare i fondi per farle”.
Della stessa opinione è anche Dario Ballotta, presidente circolo Basso Sebino di Legambiente: “La vera, definitiva messa in sicurezza è ridurre l'estrazione, fare un piano di dismissione della cementifera e andare verso la chiusura dell'attività, che non pretendiamo da qui a domani mattina. Bisogna indirizzare la produzione del cemento in Italia in linea con i principi di un Paese democratico europeo che pensa anche alla salute della sua popolazione e ad un uso del territorio che sia il più congruo e il meno impattante possibile”.
Lo sviluppo del turismo di massa
Dal Lago di Como al Lago Maggiore, lo sviluppo del turismo lacustre è spesso rimasto legato all’aumento dell’afflusso dei turisti stagionali e il Lago d’Iseo non rimane esente da questa dinamica, soprattutto a partire dall’installazione della famosa opera “Floating Piers” di Christo nel 2016.
Con 1.2 milioni di visitatori in 16 giorni, il 2016 ha rappresentato uno degli anni più prolifici dal punto di vista del turismo sul Lago d’Iseo, con un traino seguito nel 2017. Dopo una parentesi durante la pandemia da COVID-19, il 2022 ha visto un nuovo aumento di flussi turistici, con il 32,10% in più rispetto al 2021 e il 15,64% in più rispetto al 2017, secondo dati di Polis Lombardia.
Come dichiarato da Dario Ballotta: “Ormai siamo invasi da automobili, i paesi sono diventati dei parcheggi per arrivare a Monte Isola, con forti criticità per l’ambiente ma anche per la qualità della vita. Le persone si ritrovano il traffico e l'aria inquinata di Milano a Paratico-Sarnico”.
Analizzando tuttavia la suddivisione geografica, si nota come se da un lato Iseo si conferma al primo posto in termini di flussi, tra i comuni che registrano le minori presenze spiccano Parzanica e Tavernola, che rimangono tagliate fuori da un percorso di riqualificazione turistica del territorio.
“Dopo il ponte di Christo, il lago si è reso conto che ha anche delle prospettive turistiche molto positive. Noi siamo molto diversi dalla sponda bresciana, dove sostanzialmente non ci sono mai state delle grandi industrie, mentre sulla nostra sponda bergamasca abbiamo sempre avuto l'Italsider (2.000 dipendenti), il cementificio (400), a Sarnico c'erano i colorifici e le manifatture, c'era la Colombo che impiegava altre 2.000 persone, quindi il turismo è sempre stata una cosa di second'ordine. Negli ultimi 15 anni c'è uno sviluppo diverso: tutte queste aziende o hanno chiuso o hanno ridimensionato e quindi oggi ci accorgiamo che abbiamo delle prospettive molto interessanti anche da questo punto di vista. E’ una strada da percorrere”, afferma il sindaco di Tavernola Bergamasca.
Allo stesso tempo, in mancanza di alternative al trasporto su ruote per il turismo e l’industria, nel 2022 si è tornati a parlare di una tangenziale “sblocca-traffico”, variante alla SS 469 e alla SP 91. Lo studio di fattibilità prevede di avviare i lavori da Capriolo e da Sarnico, per poi congiungere i due rami a Paratico, con un tratto di galleria e uno su un nuovo ponte che correrà parallelo alla diga di Sarnico.
L’opera infrastrutturale, tuttavia, non sembra risolvere alla radice la questione dei mezzi che transitano per il basso Sebino. Come dichiarato da Dario Ballotta, presidente circolo Basso Sebino di Legambiente: “Ogni giorno girano sulla stradina del lago 200 tir che poi vanno a finire sul ponticello di Paratico-Sarnico. La promozione di una tangenziale vorrebbe dunque fornire da un lato un’infrastruttura per il turismo mordi-fuggi di massa, dall’altro consentire il rifornimento di pet-coke e, in futuro, di CSS al cementificio. L’enorme impatto ambientale e paesaggistico di pochi chilometri di strada che necessiterebbero di una galleria nella collina di Paratico e di un viadotto sull’Oglio sarebbe interessante sapere come verrebbe risolto”.
Rimane da chiedersi come sia possibile che nel 2024 un territorio a elevato valore paesaggistico e turistico che aspira al turismo sostenibile rimanga ancorato a un'industria così ingombrante con le sue emissioni, i suoi camion e i suoi martelli pneumatici. Il futuro del lago d’Iseo, al di là dei “Floating Piers” di Christo, rimane dunque nelle mani di una società civile che continua a lottare per il Monte Saresano, tra una valigia fatta e un orecchio teso alle campane.
Ci sarà un bel clima è un manifesto e un progetto pensato per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica con l’obiettivo di tessere una rete che unisca tutti i comparti della società civile, per rafforzare le azioni, individuali e comuni, innescando una trasformazione verso una reale giustizia ambientale e sociale.