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Ambiente

"La salvaguardia della biodiversità mondiale è sottofinanziata". Dalla finanza al ruolo delle popolazioni indigene: l'avvio dei negoziati a Cali

E' iniziata la Cop16, un acronimo che sta per "Conferenza delle Parti", sottinteso delle Nazioni Unite, che si riuniscono annualmente per lavorare sul tema dellas Biodiversità. L'edizione 2024 si tiene a Cali, in Colombia e si tratta di un momento cruciale per la salvaguardia della biodiversità mondiale

di
Sofia Farina
22 ottobre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Lunedì è iniziata la Cop16, un acronimo che sta per "Conferenza delle Parti", sottinteso delle Nazioni Unite, che si riuniscono annualmente per lavorare sul tema dellas Biodiversità. L'edizione 2024, un momento cruciale per la salvaguardia della biodiversità mondiale, si sta svolgendo a Cali, in Colombia, e andrà avanti per i prossimi otto giorni. La conferenza si tiene nel quadro della Convenzione sulla Diversità Biologica, un trattato globale firmato nel 1992 a Rio de Janeiro che mira a proteggere le specie e gli ecosistemi dalla crescente minaccia della perdita di biodiversità. Il vertice di Cali arriva in un momento particolarmente urgente, con la biodiversità globale in crisi e con milioni di specie a rischio di estinzione (come ci ha raccontato Francesca Roseo qui).

 

La conferenza si è apert facendo il punto sull'adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, che risale alla Cop15, l'edizione precedente, che stabilisce obiettivi ambiziosi per il 2030, come la protezione del 30% delle terre e degli oceani del mondo e la riduzione del 50% dell’inquinamento da plastica e pesticidi. Questi obiettivi sono stati accolti con entusiasmo, ma anche con preoccupazione, poiché richiedono un enorme sforzo collettivo e risorse finanziarie considerevoli per essere realizzati.

 

Il quadro per il 2030 rappresenta una obiettivo importante per prevenire l’ulteriore degrado degli ecosistemi, ma senza adeguati meccanismi di monitoraggio e finanziamento, il rischio di fallimento rimane alto.


Uno dei temi principali della conferenza delle parti riguarda proprio il finanziamento delle iniziative per la biodiversità, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, che ospitano una vasta parte della biodiversità mondiale ma spesso mancano delle risorse economiche e tecniche necessarie per implementare politiche di conservazione efficaci. Molti di questi paesi, tra cui la Colombia stessa, si trovano a fronteggiare minacce come la deforestazione, l’estrazione di risorse e il cambiamento climatico, che erodono gli habitat naturali e riducono la varietà delle specie.

 

La presidente della Cop16, Susana Muhamad Gonzalez, ha sottolineato l'importanza di stabilire partenariati globali più equi tra i paesi ricchi e quelli più vulnerabili, non solo per fornire finanziamenti, ma anche per condividere tecnologie e conoscenze scientifiche. L'accordo di Kunming-Montreal prevede la creazione di un fondo per la biodiversità, ma le discussioni a Cali saranno determinanti per decidere come questo fondo sarà gestito e distribuito.

 

La Colombia, paese ospitante, rappresenta un simbolo di speranza ma anche di contraddizioni. Con una delle più alte biodiversità al mondo, il paese è al centro di iniziative per proteggere i suoi ecosistemi unici, come le foreste pluviali dell'Amazzonia. Tuttavia, la Colombia affronta anche gravi sfide interne, come la deforestazione illegale, il conflitto tra sviluppo economico e protezione ambientale e il difficile rapporto con le popolazioni indigene.


La Cop16 ha l'ambizione di porsi come piattaforma per dare voce a queste popolazioni indigene, riconoscerne i diritti e soprattutto coinvolgerle nei processi decisionali, anche e soprattutto perché giocano un ruolo fondamentale nella tutela della biodiversità. Infatti, molti dei territori più ricchi di specie al mondo sono gestiti da comunità indigene, che spesso hanno un legame profondo e sostenibile con la natura. Tuttavia, queste sono anche tra le più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e delle attività di sfruttamento economico.

 

Un altro argomento chiave in discussione è il legame tra biodiversità e crisi climatica. Gli ecosistemi in salute sono fondamentali per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico: le foreste, ad esempio, fungono da importanti serbatoi di carbonio, mentre le zone umide contribuiscono alla regolazione del ciclo dell’acqua. La Cop16 mira a rafforzare questo collegamento, promuovendo soluzioni basate sulla natura (che solitamente sono identificate con il termine inglese Nature based solutions, o nbs) come parte integrante delle strategie globali per affrontare il riscaldamento globale.

 

La conferenza di Cali segna anche una svolta nella discussione sull'uso delle risorse naturali in modo più sostenibile, un tema che include l'introduzione di pratiche agricole e di pesca che riducano al minimo l'impatto sugli ecosistemi e la promozione di un'economia circolare, che limiti lo spreco di risorse e massimizzi il riutilizzo e il riciclaggio.


Nonostante l’atmosfera ottimistica e le grandi aspettative per i risultati della Cop16, i delegati e gli osservatori sono consapevoli che molto lavoro rimane da fare per tradurre le parole in azioni concrete: le sfide politiche e economiche che i paesi devono affrontare sono immense, e il tempo stringe per evitare conseguenze irreversibili per la biodiversità globale. E proprio per questo motivo, la conferenza rappresenta una delle ultime occasioni per invertire la rotta e preservare la ricchezza naturale del nostro pianeta per le generazioni future. I prossimi giorni saranno cruciali per vedere se le promesse fatte potranno essere trasformate in azioni concrete ed efficaci.

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