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Ambiente

La fusione dei ghiacciai montani della Groenlandia è una delle principali cause dell'innalzamento dei mari. Dal 1985 esaminati oltre 4000 ghiacciai

Le ricerche condotte dall’Istituto di Scienze Polari in collaborazione con università e istituzioni di alto livello europeo offrono delle nuove evidenze sull’impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia

di
Sofia Farina
03 dicembre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

I risultati di una analisi e rilevamenti che hanno coinvolto decine di ricercatori nell'arco di più di 40 anni, appena pubblicati sulla prestigiosa Journal of Glaciology, offrono nuove evidenze sull’impatto del cambiamento climatico sui ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia. Questo studio, condotto dall’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche in collaborazione con università e istituzioni di alto livello europee, rappresenta un passo importante nella comprensione dell’interazione tra clima e criosfera.

 

Tra il 1985 e il 2020, i ricercatori hanno esaminato oltre 4000 ghiacciai montani distribuiti lungo le catene costiere della Groenlandia occidentale. I risultati sono chiari: una riduzione del 15% dell’area totale e del 19% del volume di ghiaccio. "Quando si parla di Groenlandia, si pensa spesso alla grande calotta glaciale, ma esistono migliaia di ghiacciai montani del tutto simili a quelli alpini" spiega Andrea Securo, dottorando all’Università Ca’ Foscari Venezia e primo autore dello studio. Questi ghiacciai, circa ventimila in totale, coprono un’area 70 volte più grande di quella dei ghiacciai alpini e rappresentano una delle principali cause dell’innalzamento globale del livello del mare, dopo l’Alaska.

 

Uno degli aspetti più significativi dello studio riguarda la linea di equilibrio glaciale, che identifica l’altitudine minima alla quale si formano i ghiacciai. Dal 1985, questa linea si è innalzata di oltre 150 metri nella media, con picchi di oltre 250 metri nelle regioni settentrionali, causando la scomparsa di 279 ghiacciai. "La linea di equilibrio è un indicatore cruciale per comprendere l’impatto del riscaldamento globale sulle aree glaciali", spiega Renato Colucci, ricercatore del Cnr-Isp e coordinatore dello studio.

 

Grazie ai dati satellitari forniti dal Sentinel Hub dell’Agenzia Spaziale Europea, i ricercatori hanno utilizzato tecniche fotogrammetriche avanzate per analizzare le variazioni di volume e area dei ghiacciai. Questi metodi hanno permesso di ottenere un quadro dettagliato dell’evoluzione glaciale negli ultimi 35 anni.

 

I ghiacciai montani sono considerati "sentinelle" del cambiamento climatico. La loro rapida trasformazione non solo contribuisce all’innalzamento del livello del mare, ma riflette in modo diretto l’impatto del surriscaldamento globale sui territori ghiacciati della Terra.

 

Questo studio, parte del progetto Local Glaciers Sisimiut, finanziato dal Greenland Research Council, sottolinea la necessità di monitorare costantemente queste aree per comprendere meglio i meccanismi alla base del cambiamento climatico.

 

Nonostante la loro distanza geografica, lo stato dei ghiacciai montani della Groenlandia è un fenomeno che non può essere ignorato, anche perché i suoi impatti - come sempre - sono globali. "Questi dati ci ricordano quanto sia urgente agire per mitigare gli effetti del riscaldamento globale", conclude Colucci. La ricerca, frutto di una collaborazione internazionale, offre un importante contributo alla scienza del clima, ma lancia anche un appello: preservare la nostra criosfera è essenziale per il futuro del pianeta.

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