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Ambiente

La forza dei piccoli numeri per permettere alla natura di rigenerarsi: il progetto del 'Cammino tra Terra e Mare'

Incastonato tra la Valle del Mignone e i monti della Tuscia e della Tolfa, al confine tra Toscana e Lazio, sta nascendo un cammino che si colloca fuori dalle tradizionali categorie del settore: né religioso né puramente turistico, un cammino di consapevolezza e rispetto. In un'epoca in cui il turismo a piedi è in crescita esponenziale, sarà a numero chiuso e percorribile soltanto per brevi periodi per permettere alla natura di rigenerarsi

di
Daria Capitani
23 marzo | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Un cammino che nasce dal sogno di un bambino diventato adulto. A numero chiuso in epoca di incremento esponenziale del turismo a piedi, incastonato tra la Valle del Mignone e i monti della Tuscia e della Tolfa, approda a Milano per una presentazione in anteprima sabato 23 marzo, a Fa’ la cosa giusta, la più grande fiera italiana che parla di biologico, mobilità sostenibile e turismo responsabile.

 

"Per mio nonno era tutto ciò che aveva. E per noialtri invece era soltanto il casaletto della domenica. Dell’estate". È in questa frase il punto di partenza del Cammino tra Terra e Mare, un cammino che si propone di uscire dalle categorie canoniche del settore: né religioso né puramente turistico, un cammino di consapevolezza e rispetto. È il progetto di Damiano Fabbri, che si snoda in un territorio al confine tra la Toscana e il Lazio. "Mio nonno era pecoraro. Povero - racconta con un accento che è l’essenza del luogo in cui vive -. E quando l'Ente Maremma decise di redistribuire le cosiddette quote, a lui toccò un fazzoletto di terra con sopra un casaletto, dietro Civitella Cesi. Lì dentro è cresciuta la sua economia. E lì è cresciuto anche mio padre e appresso a lui io e mio fratello". Uscendo dalla struttura la vista si perdeva e si perde ancora all'orizzonte, "tra montagne che all'epoca sembravano infinite e che ogni volta che guardavamo ci veniva naturale pensare che un giorno le avremmo prese di petto. Che lì in mezzo c'era l'avventura che ci attendeva. Quelle montagne erano (e sono) i monti della Tolfa. La roccaforte che sbuca improvvisa sul confine viterbese e che si affaccia sul mare Tirreno. E quella vista, quel casale, quell'idea spensierata di andare lontano, oltre, verso l'ignoto, rappresentano ciò che mi ha spinto a ideare il Cammino tra Terra e Mare".

Un percorso in fase avanzata di costruzione che si propone di accogliere in autunno i suoi primi viandanti. Non saranno molti, questo lo sappiamo già. E il motivo non sarà un difetto di comunicazione, né una scarsa attenzione al progetto. Saranno pochi perché così prevede l’intuizione del suo ideatore.

 

 

Sa di Itaca e di Odissea, questa storia. Fa venir voglia di prendere uno zaino e partire.

Siamo nell’Etruria Meridionale. Damiano Fabbri è un educatore scolastico con una forte vocazione per l’escursionismo e la tutela dell’ambiente. Con l’associazione Freedom di Villa San Giovanni in Tuscia (di cui è vicepresidente), è stato uno degli ideatori del Cammino dei Tre Villaggi, che in breve tempo ha conquistato un numero inatteso di pellegrini che tornano con l’attestato di “Viandante etrusco” da quello che è stato definito "il cammino più piccolo d’Italia". Una formula che funziona e cresce, tanto da incoraggiare Fabbri a realizzare un’idea accarezzata da tempo: "Regalare l’emozione che per anni ho provato al casale di nonno Felice, a Civitella Cesi, una frazione nel Comune di Blera. Una zona che è crocevia tra le province di Viterbo e di Roma. Da bambino, vedevo questi monti dall’altra parte del fiume e m’immaginavo come sarebbe stato raggiungerli e oltrepassarli per vedere il mare". Quel casale c’è ancora, Damiano vive a 18 chilometri ma ci torna spesso, percorre quelle strade attraversate un tempo da asini e cavalli, oggi da qualche trattore e per il resto a piedi e in bicicletta. "Ho pensato a un nuovo cammino, che abbandonasse l’ottica della promozione turistica e puntasse invece all’essenziale, al desiderio di condividere un’esperienza autentica di contatto con il territorio, attenta e rispettosa. Si parte dal paesino dove abito, Villa San Giovanni in Tuscia, che è il luogo da cui partiva mio nonno per andare al casale ed è anche il punto in cui termina il Cammino dei Tre Villaggi". I Comuni coinvolti, che hanno appena sottoscritto un Protocollo d’Intesa, sono tutti paesini di collina (Blera, Civitella Cesi, Tolfa e Allumiere) tranne uno, Civitavecchia.

 

Questo cammino è speciale per tanti motivi. Innanzitutto, le tappe non sono fisse: ognuno potrà scegliere come suddividere i 65 km di cui si compone. Sarà aperto soltanto quattro mesi l’anno, in autunno e a primavera, poi verrà chiuso, per far respirare la natura. "È una cosa a cui tengo molto - spiega Fabbri -. L’obiettivo non è il turismo di massa ma un pubblico fatto di piccoli numeri e brevi periodi, per permettere al paesaggio di rigenerarsi e alle associazioni e ai Comuni di prendersi cura dei sentieri, dalla manutenzione alla segnaletica". Per favorire la contemplazione e un’autentica immersione nell’ambiente circostante, non saranno incentivate le condivisioni sui Social, così come la partecipazione sarà a numero chiuso, inviando richiesta all’indirizzo mail info@camminoterramare.it, specificando le generalità del camminatore e degli eventuali compagni di viaggio, per ottenere credenziale, guida e tracce digitali. Ogni anno, in ogni Comune toccato dal cammino verrà piantato un albero, in un luogo in cui la gestione dell’acqua sia sostenibile. "Un cammino che guarda alla conservazione e che apre un dialogo sul rapporto uomo-ambiente, in cui ogni camminatore sarà sentinella del percorso e a cui i Comuni chiederanno un feedback sullo stato di salute dell’itinerario percorso. Il tutto in un territorio selvaggio ricco di storia". Giunti a Civitavecchia, una nuova sfida: rimanere a contemplare il mare o salpare verso la Sardegna per congiungersi al Cammino100torri, un itinerario consolidato con cui Terra e Mare ha attivato un gemellaggio. "Abbiamo costruito un ponte tra due terre ataviche, molto simili per vegetazione, colori e odori", continua Fabbri. Un ponte che sabato 23 marzo, dalle 16 alle 17, porterà il casale di nonno Felice fino a Milano, alla Fiera dei Grandi Cammini nell’ambito di “Fa’ la cosa giusta” per una presentazione allo stand della Regione Sardegna.

 

 

Lo sguardo di quel nonno ha allargato l’orizzonte. Tanto che uno scrittore, Stefano Mecorio, già autore di alcuni volumi per la collana “Guide sentimentali” di Sette Città Editore, ha deciso di mettersi in viaggio insieme a Damiano Fabbri. "Oggi si contano ormai più cammini che camminanti. Ma non è forse il caso di cominciare a guardare le cose da un altro punto di vista - si chiede -? Dopo il successo inaspettato del Tre Villaggi, Damiano ha deciso di costruire un cammino che di “effetto wow” ha veramente poco. Un bel cammino tra tanti cammini belli. Che si pone domande e che pone limiti. Che non è per tutti, che si affronta a numero chiuso, che non vuole stravolgere il territorio, che addirittura te lo devi andare a cercare. Un inno alla lentezza consapevole". In nome di questo nuovo sguardo, è nato il progetto di un libro, che cresce insieme al cammino che racconta: una squadra di scrittori, antropologi e ricercatori che stanno camminando, fotografando e narrando le tappe del percorso nelle diverse stagioni.

 

[Per informazioni sul cammino, la sua apertura ufficiale e sul libro, scrivere a fabbridamiano1@gmail.com e stefanomecorio@gmail.com]

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