La drammatica influenza dei cambiamenti climatici sulla produzione di vino: le colture italiane si stanno adattando troppo lentamente secondo una nuova ricerca
L'aumento dell'intensità e della frequenza degli eventi climatici e meteorologici estremi può avere un impatto drammatico sull'agricoltura, sulla sicurezza alimentare e sulle dinamiche socioeconomiche. Questo è particolarmente vero per il bacino del Mediterraneo, dove tali eventi mettono a dura prova la viticoltura, un'industria fondamentale per i paesi della regione
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L'aumento dell'intensità e della frequenza degli eventi climatici e meteorologici estremi può avere un impatto drammatico sull'agricoltura, sulla sicurezza alimentare e sulle dinamiche socioeconomiche. Questo è particolarmente vero per il bacino del Mediterraneo, dove tali eventi mettono a dura prova la viticoltura, un'industria fondamentale per i paesi della regione.
Uno studio pubblicato pochi giorni fa mira a capire meglio come si prevede l'evoluzione del clima in sei regioni mediterranee di grande importanza dal punto di vista viticolturale in Portogallo, Italia, Turchia e Marocco. Confrontando le principali sfide specifiche che queste località dovranno affrontare, i ricercatori definiscono le migliori strategie per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici a livello nazionale e regionale.
La pianta della vite, la sua crescita, il suo sviluppo e i suoi processi fisiologici e la qualità sono fortemente influenzati dal clima, dalla micro alla macro-scala. Infatti il ciclo vegetativo della vite è altamente controllato dalla temperatura, e un altro fattore molto importante è costituito dalla disponibilità idrica. Conseguentemente la precipitazione costituisce una condizione atmosferica fondamentale per la realizzazione del ciclo: una sua scarsità può determinare una crescita morfologica ridotta, una limitata attività fitosintetica e diminuzione della produzione, mentre una sua eccessiva abbondanza favorisce favorisce piaghe e malattie, soprattutto funghi.
L'area mediterranea sta già soffrendo di diverse difficoltà legate al cambiamento climatico, come l'aggressiva siccità, l'aumento di eventi meteorologici estremi, delle alte temperature e dell'irraggiamento. Le proiezioni indicano che il riscaldamento della regione mediterranea sarà più aggressivo del 25% rispetto alla media globale e che essa subirà una carenza di disponibilità idrica, dovuta principalmente alla diminuzione delle precipitazioni e all'aumento delle temperature. Le proiezioni indicano anche indicano un'intensificazione della variabilità climatica interannuale, un continuo aumento della frequenza di eventi estremi e una riduzione delle aree adatte alla produzione di colture tradizionali e, di conseguenza, alla produzione agricola in quanto tale.
Anche senza scomodare le proiezioni per i prossimi anni, questi effetti sono già correntemente osservati e, conseguentemente, i viticoltori stanno già iniziando a compiere sforzi per affrontare queste minacce alla produttività e alla qualità del raccolto.
Un'analisi delle strategie di adattamento già intraprese nei paesi studiati paesi studiati suggerisce che i coltivatori stanno adottando strategie reattive piuttosto che preventive. Inoltre, le ricerche mostrano che i coltivatori utilizzano ancora, con frequenze molto più elevate, strategie "convenzionali", note da alcuni decenni, invece di applicarne di innovative e più efficienti, che tra l’altro spesso possono essere molto dispendiose in termini di costi e discutibili per quanto riguarda l'impatto ecologico e la tutela della biodiversità.
Il confronto tra le diverse aree dimostra anche come la viticoltura italiana, nei prossimi decenni, potrebbe essere esposta a delle difficoltà molto simili a quelle attualmente vissute dal Marocco e conseguentemente andare a guardare come questo abbia adattato i propri vigneti ai cambiamenti climatici può essere molto importante per anticipare i principali problemi fisiologici, economici e socioculturali.
In particolare, secondo il team di ricerca, l’approccio marocchino, che predilige la visione a lungo termine e che si focalizza sulla gestione dell’acqua, dovrebbe essere analizzata nel dettaglio e considerata come un modello di riferimento per le strategie di adattamento dei paesi europei, secondo le proiezioni.
Ciò che emerge da un altro studio, focalizzato invece sulla viticoltura di montagna, è che le modifiche del clima determineranno una nuova e maggiore idoneità alla coltivazione della vite nelle aree montane, tradizionalmente destinate ad altri tipi di uso dei suoli. In particolare, la viticoltura potrebbe diffondersi anche in nuove aree diventate idonee alla coltivazione, ma a discapito di altre attività, come altre colture annuali e perenni, terreni adibiti a pascolo o alla produzione del foraggio, parte integrante del paesaggio rurale montano. In futuro, il rischio di queste sovrapposizioni fra aree coltivabili e aree destinate tradizionalmente ad altri usi di suolo potrebbe essere la riduzione delle aree dedicate alla produzione di vini di alta qualità.