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Ambiente

La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la svizzera: le “anziane per il clima” scrivono un pezzo di storia delle Alpi

Ieri la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) si è pronunciata sul caso delle Klimaseniorinnen (le anziane per il clima) contro lo stato svizzero, avallando le richieste delle prime: l'inazione climatica dei governi (tra cui il contenimento delle temperature medie globali sotto l’aumento di +1,5°C come decretato dagli accordi di Parigi) viola i diritti fondamentali degli umani

di
Michele Argenta
10 aprile | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dai ghiacciai svizzeri alla corte dei diritti umani di Strasburgo il passo è breve.

Ieri la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) si è pronunciata sul caso delle Klimaseniorinnen (le anziane per il clima di cui avevamo scritto qui) contro lo stato svizzero, avallando le richieste delle prime: l'inazione climatica dei governi (tra cui il contenimento delle temperature medie globali sotto l’aumento di +1,5°C come decretato dagli accordi di Parigi) viola i diritti fondamentali degli umani

La causa era stata portata in tribunale nel novembre 2020, quando circa 2400 donne elvetiche portarono il governo svizzero davanti alla Corte dei Diritti Umani in quanto la loro salute, quella dei loro figli e nipoti, è minacciata dall’aggravarsi del riscaldamento globale. Ondate di calore, eventi estremi e alti livelli di inquinamento stanno minacciando la salute, in particolare quella delle donne, più vulnerabili rispetto agli uomini, anche della popolazione del paese più ricco d’Europa. 

 

Questa climate litigation (termine che designa le cause legali contro l'inazione climatica dei governi) è la prima vinta in uno stato europeo proprio da un gruppo di over 60 svizzere che hanno visto nel ritiro dei ghiacciai del loro paese il campanello di allarme per agire contro il riscaldamento globale per le future generazioni

Ora il verdetto di Strasburgo apre ai membri del Consiglio d'Europa la strada a cause simili nei tribunali nazionali. In Italia la prima causa climatica fu rigettata dal tribunale di Roma a inizio marzo per “inammissibilità il primo grado di giudizio”: la sentenza riconosceva che in Italia non esistono tribunali in grado di decidere su questo tipo di domanda.

Le notizie che arrivano da Strasburgo potranno cambiare il destino anche della climate litigation italiana.  

«Questa decisione sarà di grande importanza per ulteriori cause sul clima contro Stati e aziende in tutto il mondo e aumenterà le loro possibilità di successo», spiega Cordelia Bähr, a capo del team legale delle signore per il clima. «Questa sentenza mostra ai cittadini, ai giudici e ai governi di tutta Europa cosa è necessario fare in termini di protezione del clima per rispettare i diritti umani».

 

La storia delle Klimaseniorinnen ci insegna due cose: la prima è che la lotta climatica non è una cosa "da ragazzini" come viene generalmente ridotta la lotta alla crisi climatica, anzi. La seconda è che il contenimento delle temperature globali passa anche dai tribunali oltre che dalle piazze: entrambi i percorsi devono essere visti come un parallelo. Le piazze aiutano a fare massa critica mentre i tribunali possono vincolare gli stati a dei veri obiettivi. 

 

I ghiacciai, ancora una volta, ci mostrano il percorso futuro da seguire.

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