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Ambiente

L’esempio perfetto di rifugio per l'era della crisi climatica ai piedi del Monviso

Camminando sui sentieri intorno al Monviso, mi sono imbattuta in quello che mi è sembrato il perfetto esempio di un rifugio d'alta quota che riduce al minimo il suo impatto sull'ambiente e contemporaneamente stimola dinamiche positive di sviluppo locale, rafforzando la solidarietà tra i diversi attori che in esso agiscono e mantenendo la ricchezza del patrimonio naturale e culturale

di
Sofia Farina
28 luglio | 06:00

Qualche giorno fa stavo percorrendo il giro del Monviso, tra il Piemonte e la Francia, e al termine di una intensa tappa, dopo l’affascinante passaggio attraverso il buco di Viso, realizzato a fine 1400 con 18 mesi di faticosi lavori per collegare il bel paese con la Francia, sono arrivata, sul far della sera, al Refuge du Viso.

 

Il Refuge du Viso, che appartiene al Club Alpino Francese di Briancon, si trova nel Queyras, nel cuore della Réserve Naturelle Nationale de Ristolas Mont Viso, a 2460 metri di quota.

Appena arrivata, stanca e affamata, sono stata accolta nella zona dedicata a riporre le scarpe, da un cartello con un avviso molto stringato: “No corrente, no wifi, no ricezione telefonica. Godetevi la pace”. Nel mondo frenetico in cui ci troviamo, una comunicazione di questo tipo può generare grande disagio in chi la legge: la disconnessione completa dal mondo circostante è qualcosa che siamo sempre meno abituati a gestire e sperimentare. 

 

Poco dopo, arrivata nella camerata, ho letto un secondo avviso sulla stessa linea, che avvisava dell’assenza di luce nella struttura, invitando a portare con sé la frontale per spostarsi nelle ore notturne. 

 

Nonostante questi primi segnali, la cena è stata molto piacevole e accogliente, il cibo servito era semplice e - quanto più possibile - proveniente dalla zona e prodotto nel rispetto dell’ambiente. Ed è proprio durante la cena che ho potuto scoprire ulteriori dettagli sulla gestione del Refuge du Viso, rimanendo colpita e ammirata, soprattutto alla luce delle diverse opinioni che abbiamo raccolto e raccontato sui canali de L’AltraMontagna su questo tema. 

 

Come recita un poster informativo,per accogliere le persone “sono necessari grandi sforzi organizzativi” da parte dei rifugisti, e conseguentemente vengono richiesti “piccoli sforzi da parte di ogni persona”.

Il rifugio viene alimentato solo con energia solare e idroelettrica, e il suo consumo viene limitato al minimo indispensabile. Conseguentemente, gli ospiti non possono ricaricare i propri apparecchi elettronici e devono utilizzare la lampada frontale di notte

 

Il rifugio assicura la fornitura di acqua di sorgente, che viene poi depurata in modo che torni in natura più pulita possibile. Per gli ospiti, sono disponibili due docce solari, ma chiaramente la quantità di acqua disponibile è variabile e dipende dall’attività solare e dal numero di persone presenti in rifugio.

 

Il rifugio fa parte della rete Echanges paysans Hautes Alpes, una piattaforma di distribuzione di prodotti locali e a filiera corta, come formaggi del Queyras, farina e patate di Chateauroux, confetture e generi alimentari biologici delle Hautes Alpes, garantendo in questo modo ai visitatori di investire - indirettamente - nell’economia locale.

 

Inoltre, i rifugisti si impegnano a ottimizzare ogni giorno le scorte per ottimizzare i rifornimenti, che vengono effettuati sulle spalle del gestore per le esigenze giornaliere, usando l’elicottero il meno possibile, e ad adottare un approccio “zero rifiuti”, scegliendo sempre grandi contenitori riutilizzabili e non mettendo cestini a disposizione dei visitatori (visto che anche in questo caso i rifiuti tornano a valle sulle spalle del rifugista).

 

Come recita la frase che campeggia sul poster informativo: “Insieme accettiamo le sfide della vita in rifugio e impegnamoci per la natura”. Ed è proprio questo impegno che ha fatto sì che il Refuge du Viso ottenesse il marchio collettivo “Valeurs Parc Naturel Régional”, che è assegnato dai Parchi a tutti i professionisti del territorio che soddisfano gli standard richiesti. 

Il marchio riconosce i professionisti che condividono i valori dei Parchi, come l’attaccamento alla regione, la forte dimensione umana e sociale, la conservazione e valorizzazione del patrimonio, e promuove la visione di un diverso modello di società, che concili gli aspetti ecologici, economici e sociali in modo più armonioso, per garantire il benessere sostenibile di uomini e donne all'interno del suo territorio.

 

Questo rifugio che si impegna nello sviluppo locale strutturando il territorio, rafforzando la solidarietà tra i diversi attori che in esso agiscono e mantenendo la ricchezza del patrimonio naturale e culturale, mi è sembrato un ottimo esempio di rifugio nell’era del cambiamento climatico.

l'autore
Sofia Farina

Sofia Farina è fisica dell’atmosfera e ha un dottorato di ricerca in meteorologia alpina all’Università di Trento. Ama alternare le ore passate a scrivere codice e parole, a quelle spese correndo sui sentieri e osservando il cielo delle cime. Dagli anni universitari bolognesi, ha imparato l’attivismo ed è presidente di Protect Our Winters IT e parte del board di CIPRA int.

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