Il discorso del presidente-petroliere: "Il cambiamento climatico è già qui. Le persone stanno morendo nell'oscurità e hanno bisogno di qualcosa di più della compassione"
La ventinovesima conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, Cop29, è ufficialmente iniziata a Baku, in Azerbaigian. A dare avvio ai lavori la cerimonia di apertura in cui si è svolto il passaggio delle consegne dal sultano Ahmed Al Jaber, che ha presieduto la scorsa edizione svoltasi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, a Mukhtar Babayev, che guiderà quella di quest'anno
La ventinovesima conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, Cop29, è ufficialmente iniziata a Baku, in Azerbaigian. A dare avvio ai lavori la cerimonia di apertura in cui si è svolto il passaggio delle consegne dal sultano Ahmed Al Jaber, che ha presieduto la scorsa edizione svoltasi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, a Mukhtar Babayev, che guiderà quella di quest'anno.
Let’s make it real
"Il processo delle Cop è l'unico luogo in cui possiamo affrontare la dilagante crisi climatica e chiedere credibilmente agli altri di agire. E sappiamo che il nostro processo funziona. Senza di esso, l'umanità si avvierebbe verso cinque gradi di riscaldamento globale" con queste parole Simon Stiell, che guida UN Climate Change, l'ufficio delle Nazioni Unite dedicato al Cambiamento Climatico, si è rivolto all'assemblea plenaria durante l'apertura della ventinovesima conferenza per il clima dell'Onu, Cop29.
Uno dei principali problemi delle Cop è che la diplomazia climatica viene percepita come un esercizio lontano dalla quotidianità delle nostre vite, un dialogo tra potenti che non ci tocca e interessa direttamente. Questa distanza, aumentata anche dalla intrinseca difficoltà dei negoziati stessi, delle tematiche che vi vengono discusse, contribuisce al disinteresse dei non addetti ai lavori nei confronti delle cop, del loro svolgimento e dei loro risultati. Stiell ha deciso di aprire il suo discorso proprio facendo riferimento a questo meccanismo, dicendo: “Let’s make it real”, “rendiamola reale”. La crisi climatica non è argomento da salotti intellettuali o dialoghi tra i potenti del mondo: è fondamento della realtà che tutti gli uomini e tutte le donne del pianeta vivono quotidianamente. E’ nella terra che coltiviamo, nel cibo che mangiamo, nelle bollette che paghiamo, negli eventi estremi che ci portano via la casa, il lavoro, la macchina, e le speranze nel futuro nostro e dei nostri figli.
“Volete che le vostre bollette della spesa e dell'energia aumentino ancora di più? Volete che il vostro Paese diventi economicamente non competitivo? Volete davvero un'ulteriore instabilità globale, che costa vite preziose? - chiede Stiell -. Questa crisi colpisce ogni singolo individuo nel mondo, in un modo o nell'altro, nessun Paese è immune”.
Necessaria ma non sufficiente
“Sono frustrato come chiunque altro dal fatto che una singola Cop non possa realizzare la trasformazione completa di cui ogni nazione ha bisogno. Ma è qui che i Partiti devono concordare una via d'uscita da questa situazione”. Ed è vero, questa Cop non è e non sarà sufficiente, come le ventotto prima di questa, ma è necessaria, come lo sono state le ventotto prima di questa.
E’ necessario esserci, è necessario partecipare e raccontare ciò che vi succede, nonostante tutte le contraddizioni e le storture di questa edizione (che sono poi molto simili a quelle della precedente, che si è svolta a Dubai un anno fa, negli Emirati Arabi Uniti). Infatti, se è vero che ci saranno dei grandi assenti, sia dai tavoli negoziali, e quindi dalla politica, che dalle “strade” e dagli ambienti di dialogo della Cop, e quindi dal mondo dell’attivismo e della mobilitazione climatica, è anche vero che si tratta di uno spazio unico e prezioso, in cui per una manciata di giorni tutto il pianeta si focalizza sulla propria salvaguardia nell’epoca del cambiamento climatico in atto.
I finanziamenti per il clima non sono un’opera di carità
Uno degli obiettivi principali di questa edizione delle Cop, per la sua presidenza e per le parti che vi partecipano, è quello di concordare un nuovo obiettivo di finanziamento globale per il clima, e di creare una struttura finanziaria che permetta di attuarlo in breve tempo.
Citando ancora Stiell: “Se almeno due terzi delle nazioni del mondo non possono permettersi di ridurre le emissioni in tempi brevi, ogni nazione pagherà un prezzo brutale. Se le nazioni non riescono a costruire la resilienza nelle catene di approvvigionamento, l'intera economia globale sarà messa in ginocchio”. Come avevamo già raccontato su questi canali, oggi è fondamentale realizzare che l’inazione climatica è più costosa dell’azione: perderemo più risorse non facendo nulla, che sistemando i danni a cui stiamo andando incontro (l’uragano Milton in Nord America e l’alluvione di Valencia in Europa ne sono esempi recenti ed evidenti).
Quindi, l’invito di Stiell (e non solo) e semplice: “Abbandoniamo l'idea che i finanziamenti per il clima siano un'opera di carità. Un nuovo ambizioso obiettivo di finanziamento del clima è nell'interesse di tutte le nazioni, comprese le più grandi e le più ricche”.
Non ci è già sfuggito di mano l’obiettivo di 1.5°C?
Oltre a essere accompagnata dal disagio dovuto alle diverse contraddizioni che la caratterizzano, questa edizione delle Conferenze per il Clima delle Nazioni Unite è segnata anche da un forte senso di urgenza determinato dagli ultimi aggiornamenti arrivati dal mondo della scienza pochi giorni prima del suo inizio. Infatti, Copernicus Climate Change, l’ente europeo dedicato al monitoraggio del cambiamento climatico, ha da poco annunciato che il 2024 sarà - con certezza - il primo anno (da quando misuriamo la temperatura) a superare il famoso limite di un grado e mezzo di riscaldamento rispetto all’era pre-industriale.
Perché si tratta di una pessima notizia e perché è proprio questa la misura che abbiamo scelto per definire quanto male stiano andando le cose? Si tratta di una decisione che abbiamo preso in una Cop precedente, e in particolare a quella di Parigi (di ormai dieci anni fa), dove è stato firmato quello che è passato alla storia come, appunto, “l’Accordo di Parigi”, in cui collettivamente, come umanità, abbiamo definito l’obiettivo di non superare 1.5°C di surriscaldamento per evitare, essenzialmente, di oltrepassare una sorta di “punto di non ritorno”, oltre il quale l’azione climatica sarebbe diventata ancora più complessa e costosa da implementare.
Potrebbe sembrare allora che sia ormai troppo tardi, ma Stiell - e in generale tutti coloro che portano avanti il negoziato - ci invita a non demordere: “Non dobbiamo lasciare che l'1,5 sfugga alla nostra portata. E anche se le temperature aumentano, l'attuazione dei nostri accordi deve farle rientrare”.
“Imparare rapidamente a utilizzare al meglio le intuizioni derivanti dall'enorme quantità di dati scientifici, informazioni e conoscenze che già possediamo sui cambiamenti climatici è una delle sfide principali del nostro tempo” ha commentato Carlo Buontempo, direttore di Copernicus.
Un cambio di passo necessario
“Siamo onesti: le politiche attuali ci stanno portando a 3 gradi di riscaldamento e questa temperatura sarebbe catastrofica per miliardi di persone e minaccerebbe l'esistenza di intere comunità. Siamo sulla strada della rovina e questi non sono problemi del futuro, il cambiamento climatico è già qui: le persone stanno soffrendo nell'ombra, stanno morendo nell'oscurità e hanno bisogno di qualcosa di più della compassione, di qualcosa di più delle preghiere e delle scartoffie e chiedono a gran voce una leadership e un'azione” queste parole, che forse sarebbero additate come catastrofiste da molti, sono state pronunciate durante la cerimonia di apertura da Mukhtar Babayev, il presidente di Cop29.
Il piano della presidenza, ha raccontato, si basa su due pilastri: “Rafforzare l'ambizione e consentire l'azione, che significa definire piani climatici chiari e fornire i finanziamenti necessari”. La priorità assoluta di questa presidenza è “concordare un nuovo obiettivo collettivo equo e ambizioso, quantificato, sui finanziamenti per il clima”.
Nelle parole scelte per la cerimonia di apertura dei lavori si percepisce chiaramente il senso di urgenza richiesto dal presente. Utilizzando ancora una volta le parole di Stiell: “Non possiamo lasciare Baku senza un risultato sostanziale”, e con queste, buon inizio di Cop29 a tutti e tutte.
Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)