Contenuto sponsorizzato
Ambiente

Il consumo di acqua italiano è il 25% maggiore rispetto alla media dell'Unione Europea: è urgente un nuovo sguardo su questa preziosa risorsa

 L’Unione Europea promuove Water Wise, una campagna con l’obiettivo di farci vedere e percepire la risorsa acqua in modo diverso, secondo lo slogan “un nuovo sguardo sull’acqua”. Questo elemento multiforme, infatti, è centrale nella vita non solo di coloro che abitano le terre alte, ma anche di chi, vivendo in pianura, dalle risorse montane dipende più o meno direttamente 

di
Sofia Farina
21 agosto | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

L’Unione Europea promuove Water Wise, una campagna con l’obiettivo di farci vedere e percepire la risorsa acqua in modo diverso, secondo lo slogan “un nuovo sguardo sull’acqua”.

 

Questo elemento multiforme, infatti, è centrale nella vita non solo di coloro che abitano le terre alte, ma anche di chi, vivendo in pianura, dalle risorse montane dipende più o meno direttamente. Parliamo di acqua e della sua gestione quando ci arrivano notizie di potenti alluvioni che spazzano via intere infrastrutture, parliamo di acqua quando scopriamo che a causa della siccità un altro lago è scomparso, parliamo di acqua quando analizziamo la fusione dei ghiacciai. Per questo motivo, cambiare il nostro atteggiamento nei confronti di questa preziosa risorsa, è cruciale, sia per il futuro che per il presente.

 

Inoltre, parlare di acqua nel bel paese è particolarmente importante. Per capire perché, bastano tre semplici informazioni: nel 2022 l'Italia ha registrato 3192 eventi meteorologici estremi, tra cui piogge eccessive e ondate di calore, con un netto aumento rispetto agli anni precedenti; e l'Italia consuma anche un'elevata quantità di acqua, il 25% in più rispetto alla media dell'Unione Europea; infine, circa un quarto delle reti del Paese ha più di 50 anni e l'invecchiamento del sistema comporta la perdita di quantità sproporzionate di acqua potabile. Di conseguenza, la conservazione dell'acqua è una preoccupazione crescente, soprattutto in agricoltura. Un altro problema è rappresentato dalle infrastrutture carenti e dalle tubature che perdono.

 

Questi sviluppi evidenziano la necessità di adottare misure per aumentare la resilienza del Paese, in modo da poter combattere le future siccità e alluvioni, fenomeni che sono destinati a diventare più frequenti e intensi a causa dei cambiamenti climatici.

 

Perché i sistemi idrici europei sono sempre più sotto stress? Come possiamo lavorare insieme per trasformare il modo in cui l'acqua viene gestita, utilizzata e valorizzata? Perché è importante proteggere la natura e gli ecosistemi che sono al centro del ciclo dell'acqua? Queste sono alcune delle domande a cui la campagna cerca di rispondere. 

 

Il ciclo dell’acqua è “rotto”

 

Meno del 3% dell'acqua presente sulla Terra è acqua dolce e solo una parte di questa è disponibile per sostenere tutta la vita. Quando l'acqua si muove attraverso la terra, i mari e l'atmosfera della Terra, determina il nostro clima, sostiene le nostre economie e permette alla vita di esistere, tramite un processo che è noto come “ciclo dell'acqua”.

 

Definiamo questo ciclo “rotto” perché l'attività umana danneggia gli ecosistemi, interrompendolo e il cambiamento climatico aggrava queste pressioni. Un risultato di questo processo è che, ad esempio, gli eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, sono sempre più frequenti.

 

Inoltre, l'aumento delle temperature significa più pioggia che neve, e anche che la poca neve presente evapora, invece di scorrere a valle. Ma meno neve significa meno acqua nei periodi più caldi dell'anno.

 

Con più acqua nell'aria che sul terreno, la terra inizia a seccarsi. Ma il terreno bagnato assorbe l'acqua molto meglio di quello asciutto. E così, quando finalmente piove dopo lunghi periodi di siccità, l'acqua viene semplicemente lavata via invece di essere assorbita dal terreno, causando inondazioni improvvise. Più lunga è la siccità, più acqua è necessaria per far rinascere il terreno.

 

In breve, i cambiamenti climatici e l'attività umana accelerano il ciclo dell'acqua. Più evaporazione, più pioggia, più siccità - e meno acqua per noi e per tutte le altre forme di vita che ne dipendono.

Perché è rotto?
 

Oltre ai cambiamenti climatici, anche l'inquinamento e le pratiche non sostenibili hanno un impatto sui nostri sistemi idrici: dal 1970 abbiamo perso un terzo dei nostri ecosistemi d'acqua dolce e le specie d'acqua dolce sono diminuite in media dell'83%

 

Le zone umide e i laghi vengono prosciugati per produrre colture, mentre i fiumi, i torrenti e le pianure alluvionali vengono artificialmente interrotti, deviati e costruiti, oppure soffrono di inquinamento, esacerbando ulteriormente la scarsità d'acqua, e creando enormi "zone morte" nelle aree costiere, dove pochi animali e piante possono sopravvivere.

 

Inoltre, il pompaggio su larga scala delle acque sotterranee che ha portato a un boom della produzione agricola, sta ora rapidamente esaurendo le falde acquifere che hanno immagazzinato acqua per migliaia di anni.

 

Infine, le dighe e i bacini artificiali immagazzinano l'acqua in modo da poterla utilizzare quando serve, ma bloccano anche le migrazioni dei pesci, distruggono gli habitat e intrappolano i sedimenti, causando l'erosione costiera, poiché i sedimenti che dovrebbero accumularsi sulle spiagge sono intrappolati dalla diga, e rendendo le comunità costiere più vulnerabili a tempeste e inondazioni.

Come lo possiamo “aggiustare”?

 

Essenzialmente, lavorando con la natura, anziché contro di essa: dobbiamo rallentare il viaggio dell'acqua dolce dalla pioggia agli oceani, in modo che la natura, la nostra società e la nostra economia possano trarne beneficio. Per ripristinare la capacità dei nostri paesaggi di trattenere l'acqua, dobbiamo proteggere e ripristinare la natura, rimediando a danni come il drenaggio delle zone umide e l'impermeabilizzazione del suolo.

 

I progettisti urbani possono imparare dalla natura e permettere alla pioggia di fare ciò che faceva prima che cemento e asfalto ricoprissero il paesaggio, anche tramite l'uso di materiali permeabili nella costruzione di strade, per consentire alla terra di impregnarsi di acqua, e a quest'ultima di riempire le falde acquifere e di rifluire gradualmente nei fiumi e nei torrenti.

 

Gli agricoltori possono aiutare il rifornimento delle falde acquifere inondando i terreni con l'acqua delle alluvioni invernali, che poi filtra attraverso lo strato del suolo nella falda acquifera sottostante, e possono consentire al suolo di immagazzinare più acqua riducendo la lavorazione del terreno e piantando più colture di copertura.

 

Ripristinando le zone umide e applicando tecniche agricole che conservano l'acqua e proteggono e riabilitano il suolo, possiamo contribuire a mantenere e recuperare la capacità della terra di assorbire, purificare e trattenere l'acqua.

 

Anche riportare i fiumi e i corsi d'acqua a uno stato più naturale può contribuire a invertire i danni: la rimozione di dighe e sbarramenti obsoleti può svolgere un ruolo importante nel ripristino delle pianure alluvionali, che assorbono l'acqua e contribuiscono a ricostituire le riserve di acqua sotterranea.

 

La campagna Water Wise è un invito a lavorare insieme per proteggere la nostra risorsa più preziosa, vivendo in equilibrio con la natura e costruendo la resilienza ai cambiamenti climatici. Unisciti alla campagna qui.

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 24 gennaio | 06:00
L'associazione: "Ovviamente è sempre un piacere vedere così tanti visitatori fare tappa nel cuore del cratere sismico. Il lato oscuro della medaglia, però, è costituito dalla sovrastante struttura del Rifugio degli Alpini Monti Sibillini 'G. Giacomini' di proprietà dell'Associazione Nazionale Alpini"
Sport
| 23 gennaio | 20:00
L'aumento delle temperature si può anche misurare in secondi? A Garmisch-Partenkirchen sì: 30
Cultura
| 23 gennaio | 19:00
Fu autore di un’intensa attività esplorativa condotta, negli anni a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, sulle montagne che oggi rientrano nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Ne parlano Eugenio Maria Cipriani e Luca Calvi nel libro "In terra incognita" (verrà presentato a Vicenza martedì 28 gennaio)
Contenuto sponsorizzato