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Ambiente

"I fenomeni naturali rimodellano le identità delle popolazioni". Un libro per raccontare "la tempesta nella memoria": le conseguenze di Vaia su chi l'ha vissuta

"Vaia. La tempesta nella memoria - Uomini, piante, pandemia" è un libro scritto a sei mani, frutto di anni di ricerca etnografica portati avanti da Iolanda Da Deppo, Daniela Perco e Michele Trentini, con l'obiettivo di indagare gli effetti della tempesta Vaia sulle persone che l'hanno vissuta in prima persona

di
Sofia Farina
30 ottobre | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Con questa ricerca volevamo di mettere in luce non tanto i traumi vissuti dalle persone, che comunque costituiscono una parte importante delle delle memorie che abbiamo rilevato, ma soprattutto i mutamenti percepiti da parte delle comunità e dei singoli rispetto al clima e rispetto al paesaggio” questa, usando le parole dell'antropologa Iolanda Da Deppo, è la motivazione dietro alla ricerca etnografica condotta insieme a Daniela Perco e Michele Trentini, e che viene raccontata ora in un libro dal titolo "Vaia. La tempesta nella memoria - Uomini, piante, pandemia".

 

Il libro, così come la ricerca stessa, e il documentario che è già stato prodotto per raccontarla (intitolato "Paesaggio Fragile"), è un'opera a sei mani, che racconta con profondità e attenzione antropologica le conseguenze del passaggio della Tempesta Vaia. Il ciclone extra-tropicale che nell’ottobre 2018 ha abbattuto oltre 15 milioni di alberi nel Nord Italia, ha rappresentato un punto di svolta per le comunità montane del Veneto e in particolare del Bellunese, mettendo a nudo i danni ambientali e sociali legati alla crisi climatica globale. Il libro, nato da un progetto promosso dal Museo Etnografico Dolomiti nel 2021, raccoglie memorie e testimonianze di chi ha vissuto l’evento, cercando di dare voce e forma alle percezioni e alle risposte sviluppate dalle comunità colpite.


Fotografia di Gerry De Zolt.

Vaia emerge nel racconto degli autori come un evento che ha risvegliato un forte senso di fragilità nella montagna e nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente. La tempesta ha costretto le persone a ripensare al futuro di quei luoghi, mentre la pandemia da Covid-19, sopraggiunta durante il periodo di ricerca, ha introdotto nuove riflessioni. Se da un lato Vaia ha mostrato le criticità e le vulnerabilità delle aree montane, il lockdown e il distanziamento hanno risvegliato l’interesse verso un ritorno alla natura e alla vita in zone meno antropizzate. In questo dialogo complesso tra distruzione e riscoperta, il volume esplora come i fenomeni naturali e sociali abbiano rimodellato le identità e le prospettive delle popolazioni montane.

Il libro include inoltre l’accesso ai documentari prodotti da Michele Trentini, fra cui Paesaggio fragile, che hanno ulteriormente contribuito a immortalare e riflettere sugli effetti di Vaia. “Paesaggio fragile” è un docufilm di 25 minuti che porta sullo schermo la devastazione di Val Visdende, rappresentando il senso di perdita e la lenta rinascita della natura e delle comunità locali. Questo corto, premiato al festival “Luoghi dell’Anima” con un premio speciale della giuria, ha colpito il pubblico per la bellezza delle immagini e la potenza narrativa con cui documenta il dramma e la resilienza di un paesaggio violentato dalla tempesta. La narrazione, che si sviluppa attraverso la voce di una guardia boschiva, un regoliere e due turiste, offre uno sguardo intimo e sentito sul cambiamento forzato della vallata.


Fotografia di Michele Trentini.

L’opera “Vaia. La tempesta nella memoria - Uomini, piante, pandemia” si inserisce in un progetto di ricerca più ampio, dal titolo Scappare, rimanere, andare, ritornare, resistere. Grande Guerra e Vaia, che intende approfondire il significato dell’abitare in montagna. Il libro, arricchito di immagini evocative e delle testimonianze di chi è rimasto a presidiare quei luoghi, si fa portavoce di un monito: la bellezza naturale e culturale delle montagne, resa precaria dal cambiamento climatico, è una responsabilità collettiva che va custodita per il futuro delle generazioni.


Fotografia di Michele Trentini.

Di questo progetto abbiamo parlato con Iolanda Da Deppo in una puntata di "Un quarto d'ora per acclimatarsi", il podcast de L'AltraMontagna che approfondisce i problemi ambientali e sociali sperimentati dalle terre alte tramite la voce di chi le vive, le affronta e le studia. Qui è possibile ascoltare la puntata, disponibile anche su tutte le principali piattaforme podcast (Spotify, Apple e Google Podcast, Audible):

 

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