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Ambiente

Heide Sevestre, la glaciologa estrema che esplora, studia e racconta i giganti bianchi: "La finanza globale è fortemente legata alla salute delle montagne"

Heidi Sevestre è una donna che emana una straordinaria energia positiva anche quando parla di ghiacciai che scompaiono e di un pianeta che sta sempre peggio: i suoi occhi del colore del ghiaccio brillano quando racconta il suo lavoro e la sua missione. L'abbiamo incontrata al padiglione della criosfera, all'interno di Cop29

di
Diario da Cop29
16 novembre | 18:00

Heidi Sevestre è una donna che emana una straordinaria energia positiva anche quando parla di ghiacciai che scompaio e di un pianeta che sta sempre peggio: i suoi occhi del colore del ghiaccio brillano quando racconta il suo lavoro e la sua missione.

 

Descriverla solo come glaciologa è estremamente riduttivo, ma è anche vero che tutto ciò che porta avanti ha a che fare con l’acqua allo stato solido: “C'è una cosa che dovete sapere di me: amo i ghiacciai” dice. Si tratta di un amore nato tanti anni fa, quando era ancora adolescente, racconta: “Mentre facevo un'escursione da Chamonix a Zermatt, una guida alpina mi ha detto che è possibile passare la vita a studiare i ghiacciai e diventare glaciologo. Non mi sono mai guardata indietro”. E oggi, nel mezzo di una sfavillante carriera nel mondo della ricerca, può già sfoggiare un curriculum, sia scientifico che alpinistico, stellare: “Grazie ai miei studi e al mio lavoro ho avuto la possibilità di studiare i ghiacciai di tutto il mondo, dalle Alpi francesi alla Groenlandia, dall'Artico all’Antartide”.

 

Semestre ha completato il suo dottorato di ricerca in Norvegia, e per portare avanti i suoi studi si è unita a quella ridotta cricca di persone che hanno vissuto alle Isole Svalbard (andate a cercarle sulle mappe se non sapete dove sono, perché probabilmente rimarrete stupiti: sono ben più a nord di Capo Nord, per capirci). Ha poi continuato a collezionare campagne di monitoraggio e di misura in terre ghiacciate di tutto il pianeta.

 

Parallelamente ha ideato e messo in atto numerosi progetti di ricerca e comunicazione, ne raccontiamo qui uno emblematico, dal titolo “Le sentinelle del clima”. Ad aprile 2021, Sevestre ha guidato un team di 6 scienziate ed esploratrici in una spedizione con l'obiettivo di comprendere meglio i fattori che determinano il cambiamento artico nell'arcipelago norvegese delle Svalbard. La cordata ha percorso 450 km di ghiacciai, fiordi e cime innevate, rendendo questa spedizione la prima a zero emissioni di carbonio alle Svalbard. Qualche dettaglio in più sulla spedizione farà capire perché l’esploratrice francese è nota anche come “glaciologa estrema”: l’équipe si è trovata ad affrontare venti di oltre 140 chilometri orari e violente bufere di neve e le sei donne hanno dovuto seppellirsi nella neve per proteggersi da una tempesta in arrivo mentre si trovavano ad alta quota su un altopiano. Nel corso della spediione hanno anche incontrato cinque dei 3.000 orsi polari presenti nella regione, e come se non bastasse, la raccolta scientifica di campioni durante il viaggio ha appesantito un po' le slitte trainate, aggiungendo peso a quello già elevato dell’intero equipaggiamento (provate a pensare la fatica di trainarsi dietro tende, sacchi a pelo, strumenti scientifici).

 

Anche grazie a questa impresa, nel 2022, Sevestre è stata insignita della Medaglia Shackleton per la protezione delle regioni polari, un premio che riconosce il suo esemplare lavoro scientifico, i suoi successi come capo spedizione in ambienti estremi e il suo lavoro come membro fondatore delle Sentinelle del clima.

 

Ma questa medaglia è stata anche un riconoscimento del lavoro svolto per numerose campagne di sensibilizzazione e documentari, nonché per il suo lavoro di comunicazione scientifica con gruppi geopolitici, leader nazionali e governi: “Oggi investo il mio tempo nella politica scientifica e nella divulgazione scientifica - spiega Sevestre - e credo fermamente che i ricercatori come me abbiano il dovere di comunicare il nostro lavoro e di raccontare al mondo le meraviglie della criosfera e le minacce che la minacciano”.

 

Per Seveste, infatti, la divulgazione scientifica è una priorità: “Credo che tutti gli scienziati abbiano il dovere di comunicare il proprio lavoro, soprattutto quando il cambiamento climatico deve essere compreso meglio dal grande pubblico. Spesso tengo conferenze pubbliche, visito scuole e università e lavoro su navi da crociera che viaggiano verso le regioni polari”.

 

Per quanto riguarda questa Cop, commenta: “Dalla community della criosfera stiamo prestando molta attenzione a come le montagne sono raccontate qui a Baku e riteniamo che durante questa conferenza sia difficile far riconoscere l'importanza della neve e del ghiaccio”. Mentre parliamo ci troviamo sedute sulle sedioline bianche del padiglione della criosfera, nella zona delle delegazioni nazionali e internazionali: “Per fortuna abbiamo questo padiglione e quello del Tagikistan, che ha sollevato molte questioni relative alle montagne anche perché è il promotore dell'anno internazionale della conservazione dei ghiacciai che si terrà l'anno prossimo, il 2025, in collaborazione con l’Unesco”.

 

Sulla scarsa attenzione per l’ambiente montano che sta osservando a livello di negoziati, commenta: “Questa Cop è incentrata sulla finanza e purtroppo molte persone non capiscano che la finanza sia totalmente legata a ciò che sta accadendo alle montagne. Non solo, ma gran parte dell'umanità dipende dalla salute delle montagne dal punto di vista economico per le risorse, soprattutto per l'acqua che arriva a valle dai ghiacci”.

 

Di come andare avanti, Sevestre parla ancora con il sorriso: "Per proteggere i ghiacciai dobbiamo decarbonizzare, sappiamo come come farlo, e nel comunicarlo dobbiamo imparare a insistere sugli aspetti positivi che ha la decarbonizzazione - dichiara -. Non è positivo solo per la qualità dell'aria ma anche per la qualità delle acque, per l'indipendenza energetica, per la sicurezza nazionale, e in così tanti altri ambiti".

 

l'autore
Diario da Cop29

Questo spazio è dedicato al racconto della Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si svolge dall'11 al 23 novembre 2024 a Baku, in Azerbaigian. Sofia Farina seguirà i negoziati sul posto per L'AltraMontagna, portando i lettori nel mondo dei negoziati climatici, guidandoli alla scoperta delle questioni più stringenti per i leader del pianeta (e non solo)

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