"Ha poco senso produrre energia pulita, se i consumi della casa restano molto alti: bisogna isolare" Giovanni Mori a KlimaHouse, la fiera dedicata alla sostenibilità edilizia
Giovanni Mori, ingegnere energetico, giornalista e attivista per il clima con Fridays For Future Italia, ci racconta le sue impressioni dall'ultima edizione della fiera Klimahouse, tenutasi a Bolzano
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Costruire bene. Vivere bene.” - questo il motto di Klimahouse, la fiera dedicata alla sostenibilità edilizia che si è da poco conclusa a Bolzano, dopo quattro giornate riempite da oltre 100 eventi e 400 espositori per raccontare le ultime tendenze del settore edile. I temi principali dell’edizione 2024 sono stati il legno, la sfida energetica (in termini di fonti rinnovabili, autosufficienza energetica, edilizia sostenibile per tutti), i materiali - con un focus sul loro impatto ambientale dalla produzione allo smaltimento - e l’innovazione in edilizia.
Abbiamo fatto qualche domanda a Giovanni Mori, ingegnere energetico, giornalista e attivista per il clima con Fridays For Future Italia, che ha visitato la fiera.
Cosa ti ha colpito di questa fiera come attivista e cosa come giornalista?
Non mi sono visto così diverso da giornalista e attivista nel senso che anche da giornalista provo a riportare ambiente e clima al centro della discussione perché non si tratta di un argomento a sé stante rispetto ad esempio all'economia o lavoro, ma la chiave con la quale dovremmo leggere tutti i temi legati alla nostra quotidianità. Questa fiera è il posto in cui ci chiediamo come il settore dell'edilizia stia contribuendo a quella che sarà la sfida più grande dei prossimi decenni, quindi in realtà sia da ingegnere energetico sia da giornalista sia da attivista lo sguardo che ho è praticamente lo stesso.
Qual è la singola scoperta che ti ha colpito di più - una tecnologia che non avevi mai sentito nominare e che ti ha stupito?
Non ci sono grandi singole tecnologie in edilizia perché si tratta di un settore solitamente poco innovativo. Inoltre, è bene ricordare che in realtà conosciamo da tanti anni quali sono le tecnologie da utilizzare e le stretegie da mettere in pratica; si tratta più di un tema politico legato al pensare di non poterle fare su larga scala e, anche e soprattutto, di costi.
La singola cosa che mi ha stupito di più sono probabilmente i riscaldamenti a pavimento, quelli radianti che si utilizzano per scaldare in maniera uniforme tutta la casa. Nell’ottica del liberarci dal gas, dell’andare verso case totalmente elettriche (proprio perché la maggior parte del gas in Italia viene utilizzata proprio per scaldare gli edifici) l’utilizzo di questi sistemi molto efficienti di riscaldamento a pavimento - elettrici - è fondamentale. Li conoscevo ma non li avevo mai visti fisicamente, toccati con mano, garantiscono davvero un comfort incredibile. Ma questo vuol dire che davvero non è un tema di tecnologia, ma davvero un tema di volerla applicare e di volerla sussidiare.
Quanto è stato centrale il tema della montagna e dell’edilizia montana?
Klimahouse è molto legata al territorio della provincia Bolzano, quindi negli eventi si parla spesso di edifici montani. Infatti, molti casi di studio mostrati sono edifici che sono stati riqualificati e che tendenzialmente sono conessi con l’economia di montagna: mi vengono in mente esempi connessi alle vigne alle cantine, a scuole, abbiamo anche parlato dello Stelvio, di ambienti molto rigidi dal punto di vista climatico (almeno per un altro po’, forse). Quindi è in generale molto legato alla montagna.
In generale possiamo dire che l’utilizzo del legno è molto centrale a Klimahouse perché è un materiale che viene utilizzato nella zona e quindi ci sono diverse competenze. La cosa interessante è che l'utilizzo del legno dovrà allargarsi a comprendere tutto il resto della filiera, non solo gli ambienti di montagna. Il messaggio che passava era proprio che l’uso del legno non può e non deve rimanere solo una cosa folkloristica, di montagna, ma che le nostre conoscenze su questo materiale possono essere usate ad una scala più larga. Il legno, infatti, è molto meno impattante del cemento, se proviene da una filiera sostenibile. In questo caso si tratta davvero di trasferimento di conoscenza dalla montagna al resto del mondo.
Quali sono le tecnologie che possiamo utilizzare per avere delle case full-electric?
Il primo passo è sempre lo stesso: dobbiamo isolare le nostre case il più possibile in modo da ridurne il più possibile il fabbisogno di energia primaria. Una volta fatto questo possiamo davvero ambire ad avere case del tutto elettriche, che si liberano dal gas che veniva utilizzato per scaldare ma anche per cucinare, tutte cose che possiamo fare con una pompa di calore. Una pompa di calore che, anche in questo caso, costa di più di una caldaia, ma che sul lungo periodo si ripaga ampiamente. La pompa di calore alla fine funziona esattamente come una caldaia, ma è elettrica, ed è estremamente efficiente: se tu la alimenti una unità di elettricità, e ti fornisce quattro o cinque volte tanto di calore. In sostanza, riesce a fornirti molta più energia di quella che tu le dai. Un processo con un'efficienza del 400% è molto più conveniente che avere una caldaia e dunque è fattibile, ma a patto che di aver prima isolato al massimo delle nostre possibilità.
Ci racconti degli isolanti alternativi che hai scoperto, che hanno un minore impatto nella fase di produzione?
Di isolanti alternativi ce ne sono tanti (e poi forse chiamarli alternativi è un po’ ironico). Parliamo di materiali isolanti che non siano dei polimeri o dei derivati del petrolio in generale, che non siano qualcosa che dobbiamo estrarre, ma materiali che hanno un proprio ciclo, come ad esempio il sughero o la cellulosa, che sono materiali molto isolanti e che spesso derivano da “un secondo giro” nel senso che sono ricavati da scarti, oppure ancora materiali come la canapa che, essendo delle piante, assorbono anidride carbonica crescendo, prima di essere utilizzati. Altri esempi molto interessanti, che ho visto durante la fiera, sono la lana di pecora e la paglia. Il problema, in questo caso, sono i costi. Sarebbe rivoluzionario se l’utilizzo di questi materiali venisse incentivato, rispetto ad esempio a quello di polistirolo, polistirene, che hanno valori simili di isolamento ma che ovviamente continuano a spingere un'industria estrattiva come quella dei combustibili fossili. Insomma, anche in questo caso, le alternative sono veramente tante e possono anche contribuire su larga scala.
Qual è l'azione più impattante che possiamo fare per rendere più efficiente la nostra abitazione?
È renderla efficiente. Sentiamo spesso parlare di mettere i pannelli, produrre la propria energia, ma - ribadisce Mori - in realtà per abbattere davvero e facilmente l’impatto della propria casa, la primissima azione da fare è isolarla, perchè con un buon isolamento i consumi complessivi diminuiranno drasticamente. Poi, una volta che il consumo più basso, si può anche puntare a coprirlo tramite energia pulita, tramite autoproduzione ma abbiamo un po’ un bias perchè tendiamo a pensare che l'efficienza (e quindi il risparmio) sia una qualcosa che arriva dopo. Ma la verità è che ha poco senso a produrre energia pulita, se comunque i consumi della casa sono molto alti. Si potrebbe partire dai controsoffitti, poi cambiare i serramenti, isolare i pavimenti se c'è una cantina non isolata; anche solo isolare il soffitto può tagliare fino al 20% il consumo totale perché il calore va verso l'alto.